In una dichiarazione in occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, celebrata il 29 novembre, Caritas Gerusalemme ha fatto appello “ai Governi e alla comunità internazionale affinché compiano passi concreti che portino alla pace e alla stabilità in questa Terra”.
Allo stesso modo, esorta a lavorare “per la realizzazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, della legalità internazionale e della IV Convenzione di Ginevra, di modo che l'anelito a uno Stato palestinese sovrano non sia solo un sogno, ma comporti una vera speranza che si possa trasformare in realtà”.
Caritas Gerusalemme ricorda che “la situazione, che si deteriora giorno dopo giorno a Gaza e in Cisgiordania, richiede azioni immediate, sia sul campo che a livello di comunità internazionale, visto che nulla può giustificare la costante e continua sofferenza di uomini, donne e bambini innocenti”.
“E' ora della pace tra israeliani e palestinesi – afferma la nota –. Crediamo che porre fine all'occupazione e al conflitto per permettere a due Stati di vivere fianco a fianco sia avere una visione di pace, giustizia e riconciliazione tra i due popoli della Terra Santa, e che sia ancora possibile nonostante disperazione e scoraggiamento”.
Condizioni precarie nei Territori palestinesi
In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, la Caritas denuncia “lo sfollamento di migliaia di famiglie palestinesi”, che per più di 60 anni sono state private “del loro diritto inalienabile all'autodeterminazione”, e il fatto che lo Stato palestinese “non abbia ancora visto la luce”.
Al contempo, lamenta che in tutto questo tempo “la sofferenza e il dolore del popolo palestinese, e molti sforzi politici e altre iniziative, siano rimasti nel dimenticatoio, mentre la situazione nei Territori Palestinesi continua ad essere preoccupante”.
Caritas Gerusalemme condanna le gravi limitazioni imposte quotidianamente da Israele attraverso “il muro di separazione con più di 500 controlli militari e altre barriere fisiche, che continuano a frammentare la società palestinese a livello territoriale, economico, sociale e politico”.
Questa situazione, osserva, “non solo rappresenta una flagrante violazione del diritto internazionale, ma è anche un grande ostacolo al raggiungimento della pace e della riconciliazione”.
“Ci possiamo chiedere come possa esistere un processo di pace quando il tessuto della vita quotidiana è totalmente distrutto – osserva Caritas Gerusalemme –. Tra le loro risorse prosciugate, dove possono trovare i palestinesi la motivazione per un dialogo che permetta di trovare nuove vie per la pace?”.
“Siamo certi che la pace sia possibile, e per questo preghiamo il Dio di tutti perché porti pace, giustizia e riconciliazione a tutti i suoi figli in Terra Santa”, conclude la nota.
Allo stesso modo, esorta a lavorare “per la realizzazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, della legalità internazionale e della IV Convenzione di Ginevra, di modo che l'anelito a uno Stato palestinese sovrano non sia solo un sogno, ma comporti una vera speranza che si possa trasformare in realtà”.
Caritas Gerusalemme ricorda che “la situazione, che si deteriora giorno dopo giorno a Gaza e in Cisgiordania, richiede azioni immediate, sia sul campo che a livello di comunità internazionale, visto che nulla può giustificare la costante e continua sofferenza di uomini, donne e bambini innocenti”.
“E' ora della pace tra israeliani e palestinesi – afferma la nota –. Crediamo che porre fine all'occupazione e al conflitto per permettere a due Stati di vivere fianco a fianco sia avere una visione di pace, giustizia e riconciliazione tra i due popoli della Terra Santa, e che sia ancora possibile nonostante disperazione e scoraggiamento”.
Condizioni precarie nei Territori palestinesi
In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, la Caritas denuncia “lo sfollamento di migliaia di famiglie palestinesi”, che per più di 60 anni sono state private “del loro diritto inalienabile all'autodeterminazione”, e il fatto che lo Stato palestinese “non abbia ancora visto la luce”.
Al contempo, lamenta che in tutto questo tempo “la sofferenza e il dolore del popolo palestinese, e molti sforzi politici e altre iniziative, siano rimasti nel dimenticatoio, mentre la situazione nei Territori Palestinesi continua ad essere preoccupante”.
Caritas Gerusalemme condanna le gravi limitazioni imposte quotidianamente da Israele attraverso “il muro di separazione con più di 500 controlli militari e altre barriere fisiche, che continuano a frammentare la società palestinese a livello territoriale, economico, sociale e politico”.
Questa situazione, osserva, “non solo rappresenta una flagrante violazione del diritto internazionale, ma è anche un grande ostacolo al raggiungimento della pace e della riconciliazione”.
“Ci possiamo chiedere come possa esistere un processo di pace quando il tessuto della vita quotidiana è totalmente distrutto – osserva Caritas Gerusalemme –. Tra le loro risorse prosciugate, dove possono trovare i palestinesi la motivazione per un dialogo che permetta di trovare nuove vie per la pace?”.
“Siamo certi che la pace sia possibile, e per questo preghiamo il Dio di tutti perché porti pace, giustizia e riconciliazione a tutti i suoi figli in Terra Santa”, conclude la nota.
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