lunedì 15 febbraio 2010

E' Teheran ad avere ragione e la cosidetta comunità internazionale torto

Sulla questione del nucleare iraniano è Teheran ad avere ragione la cosidetta "comunità internazionale" (in realtà sono gli Stati Uniti e Israele a trascinare tutti gli altri) torto. L'Iran ha firmato, a differenza, per esempio, di Israele, che la bomba ce l'ha (basta attraversare il deserto del Negev per vedere la sua centrale atomica), ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Cosa può accettare e deve chiedergli la "comunità internazionale"? Di accettare le ispezione dell'Aiea, l'agenzia Onu per il controllo nucleare.

Cosa che l’Iran ha sempre fatto. Quando, un paio di anni fa, riaprì i suoi siti nucleari fu alla presenza degli ispettori Onu. C’è un via vai continuo fra Vienna, dove ha sede l’Aiea, e Teheran di questi ispettori che c’erano anche tre giorni fa quando gli iraniani hanno inaugurato l’impianto di Natanz. L’arricchimento dell’uranio è il passaggio necessario per ottenere il nucleare civile ad usi energetici ma anche medici. Per questi usi è sufficiente un arricchimento al 20%, per l’atomica bisogna arrivare al 90%. Gli ispettori Aiea hanno accertato che, finora, gli iraniani non hanno superato il limite del 20%.

E allora? Gli americani sospettano, senza lo straccio di una prova, che vi siano dei siti segreti sfuggiti agli ispettori. Ma con questa storia del sospetto allora tutti possono essere messi sotto scacco, è una specie di prolungamento della teoria della “guerra preventiva” di George W. Bush. Noi italiani stiamo riaprendo i nostri siti nucleari (se sia giusto o sbagliato non è argomento da affrontare qui) ed è come se una potenza ostile ci intimasse di non farlo perché da lì, in teoria, potremmo arrivare all’atomica. Gli americani obiettano anche che l’Iran ha il petrolio e quindi non ha bisogno del nucleare. A parte il fatto che uno Stato avrà ben il diritto di diversificare le sue fonti di energia senza dover chiedere il permesso agli americani, la BP ha calcolato che entro il 2049 il petrolio sarà esaurito.

Gli iraniani considerano quindi il nucleare civile un loro diritto indiscutibile e su questo non sono disposti a trattare. Sarebbe già una gran concessione, perché lede la loro sovranità, che accettassero di far arricchire il loro uranio in Russia o in Turchia (bei soggettini anche questi, rispettosi dei “diritti umani”). Dice: Ahmadinejad ha affermato che Israele deve “scomparire dalle mappe geografiche”. Affermazioni gravi e inaccettabili, ma sono pur sempre parole. Non sono invece parole i missili atomici israeliani puntati su Teheran e i piani di attacco, anche nucleare, all’Iran di Stati Uniti e Israele svelati dalla stampa americana. E, devo dire, fa una certa impressione vedere paesi seduti su enormi arsenali atomici (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna) far la voce grossa, e indignarsi, con uno che la Bomba non ce l’ha. C’è molta prevenzione e “disinformatia” nei confronti dell’Iran.

Qualche mese fa gli iraniani misero in orbita un satellite per le comunicazioni, un normalissimo satellite come abbiamo anche noi. Subito la “comunità internazionale” gridò all’“allarme” e alla “provocazione”. Idem quando testarono dei missili, missili che abbiamo anche noi. Anche la repressione dell’opposizione , almeno quella dell’11 febbraio, dove, secondo i siti antiregime, la polizia ha sparato in aria, usato spray al peperoncino, catene, manganelli, proiettili di gomma e operato decine di arresti, non mi sembra poi tanto diversa da quanto fece il governo Berlusconi al G8 di Genova.

Infine l’Italia è il primo partner commerciale europeo dell’Iran (retrocesso al secondo posto dopo le imprudenti affermazioni di Berlusconi alla Knesset, perché a nessun premier fa piacere essere paragonato a Hitler, nemmeno a Berlusconi). Certo, non si possono barattare principi contro quattrini. Ma finché l’Iran resta dentro le regole internazionali, ha l’ambasciatore a Roma come noi a Teheran, non è il caso che ci appecoroniamo “in toto” agli interessi degli Stati Uniti. O nemmeno noi abbiamo il diritto di tutelare i nostri interessi nazionali?

(di Massimo Fini)

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