Presidente Le Pen, che cosa ha visto a Lampedusa?
«Ho visto l’inizio di un’onda. O l’Europa riesce a costituire una diga oppure la bomba demografica dei Paesi nordafricani le esploderà in faccia».
In alcuni casi si tratta di persone che fuggono da conflitti. «La maggior parte è costituita da coloro che io chiamo “ rifugiato economici”, ossia persone che cercano di fuggire a condizioni di vita molto difficili. La maggioranza delle persone che arrivano a Lampedusa sono tunisini, il regime di Ben Ali è caduto e quindi rifugiati politici possono essere soltanto i parenti di Ben Ali».
Che cosa significa la riproposizione del concetto di «Europa delle Nazioni»?
«Vuol dire affrontare seriamente il problema. Significa mettere in campo una volontà veritiera di fermare i flussi migratori. Se l’Italia dovesse ospitare tutti i rifugiati economici che si presentano ai suoi confini, dovrebbe ospitare metà della popolazione mondiale. L’organizzazione europea che si occupa della materia, Frontex, ha sede in Polonia e per polacchi, lituani e lettoni la questione di Lampedusa non è una priorità».
Che cosa si dovrebbe fare?
«Gli accordi bilaterali Italia-Francia, Francia-Spagna e Italia- Spagna per i respingimenti sarebbero molto più efficaci per combattere l’immigrazione clandestina, fermo restando il diritto d’asilo che va verificato sulle barche al largo. Tutto ciò consentirebbe di affrontare il problema molto meglio di quanto faccia il presidente della Commissione Ue, Barroso».
La accuseranno, come in passato, di xenofobia.
«È un errore. La xenofobia è odio verso gli altri. Il patriottismo amore verso se stessi».
Andare a Lampedusa assieme a Borghezio ha fatto storcere il naso ai benpensanti anche in Italia.
«Con la Lega Nord e con il Partito della Libertà olandese condividiamo l’analisi del problema, le inquietudine e, pur tra le differenze, si può costruire un percorso verso le soluzioni per costruire l’Europa delle Nazioni».
La sua proposta politica prevede l’uscita della Franciae degli altri Paesi Ue dall’euro. Può spiegarla?
«L’euro ha finito col rendere più deboli Paesi in difficoltà come Grecia e Irlanda che, pur accettando le condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale, hanno visto i tassi di interesse aumentare e di conseguenza il costo del proprio debito. Gli altri Paesi hanno dovuto rinunciare alla sovranità sulla moneta e sulle politiche economiche, salariali e pensionistiche. Conveniva pagare questo prezzo?».
Tra i maggiori detentori di titoli pubblici italiani e francesi ci sono Paesi emergenti come la Cina. Un’uscita dall’euro non creerebbe problemi?
«Più i popoli europei perdono la loro sovranità più Stati come la Cina diventano potenti e in grado di condizionare le nostre economie».
Non vede rischi, quindi?
«Quel che ci interessa è uscire da un’Unione Europea che assomiglia sempre più all’Unione Sovietica. I popoli stanno meglio se possono difendere la loro sovranità».
Alcuni analisti hanno individuato molte somiglianze tra la sua linea politica e quella di una certa sinistra. Secondo lei, esistono ancora destra e sinistra?
«Tra destra e sinistra vi sono differenze di gradazione non di natura. Per questo motivo preferisco parlare di nazionalisti e mondialisti. Intendendo con quest’ultimo termine coloro che affermano la supremazia del libero scambio e la repressione delle identità».
I sondaggi la danno in vantaggio di due punti su Nicolas Sarkozy alle presidenziali 2012. In che cosa ha fallito il suo avversario?
«Bastano due parole: ha tradito e ha mentito. Gli ultimi sondaggi ci infondono molta fiducia. È un risultato spettacolare».
Che cosa pensa del presidente della Camera, Gianfranco Fini, e del suo cambiamento di rotta?
«È stato ben ricompensato per le sue attuali posizioni politiche. Ma come si dice in Francia: “Tutte le malattie finiscono”».
«Non condivido le sue posizioni europeiste e la vicinanza a Sarkozy. Apprezzo l’avvicinamento alla Russia per acquisire indipendenza energetica e credo che questo gli abbia causato alcuni problemi».
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