Vorremmo occuparci dell'uccisione di Osama Bin Laden e di una caccia durata dieci anni. Vorremmo tentare una riflessione sulla probabile fine di Al Qaeda e sul destino del qaedismo come ideologia terroristica. Vorremmo scrivere della suggestiva e commovente beatificazione di Giovanni Paolo II, del significato del suo pontificato e della continuità nel magistero di Papa Ratzinger. Vorremmo dedicare qualche pensiero al disordine mondiale, alla secolarizzazione che assume con il passare del tempo connotati sempre più inquietanti, giusto l'allarme di Karol Wojtyla. Vorremmo... E invece siamo qui ad intrattenerci sulla politichetta italiana, dal fiato corto, dalla pochezza contenutistica, dalla miseria delle sue classi più rappresentative incapaci di intravvedere ben altri orizzonti oltre il recinto del cortile di casa nostra nel quale, come galli razzolanti e stizzosi, si fanno guerre insensate a fronte di quelle vere che si combattono in tanti angoli del mondo, e non soltanto con le armi convenzionali.
Certo, è pur sempre una guerra - non compresa, forse demenziale, più subita che accettata - che ci fa temere l'apertura di un fronte interno politico in queste ore. La Lega ha presentato la sua mozione parlamentare nella quale chiede che venga stabilito un termine entro cui dichiarare la fine delle ostilità contro la Libia. Pretesa più stupida della guerra stessa. Si è mai visto un conflitto a tempo? Il Pdl cosa può rispondere, che il documento è irricevibile? Significa mandare in frantumi la maggioranza, far cadere il governo, provocare un terremoto politico e istituzionale di gigantesche proporzioni. Prende tempo, il partito di Berlusconi. Offre assicurazioni, per quanto è possibile. Fa appello al buon senso. Parole, parole. I fatti, al momento, dicono due cose. Primo: se vota la mozione così com'è si espone al ridicolo, peraltro sapendo che il governo non potrà mai corrispondere al desiderio di Bossi. Secondo: se non la vota, dichiara la fine della coalizione, per quanto tecnicamente la collaborazione potrebbe comunque continuare.
Non so se la Lega, pur con tutte le ragioni che può vantare (in effetti i bombardamenti sembrano eccessivi anche a noi, posto che non abbiamo la vocazione di servire Sarkozy ed assecondarne le ambizioni) si rende conto che il passo che si accingerebbe a compiere (è d'obbligo il condizionale per chi spera in un rinsavimento) porterebbe ad una inevitabile implosione della maggioranza cui non seguirebbe comunque necessariamente la fine della legislatura poiché il presidente Napolitano non scioglierebbe mai il Parlamento in costanza di un conflitto armato. Se lo facesse, darebbe luogo ad un'altra anomalia: un Paese in guerra impegnato in una campagna elettorale nel corso della quale si parlerebbe di processi, zoccole e bombe. Spettacolo da incubo.
Allora, semmai le cose dovessero precipitare, e cioè che la Lega dovesse tenere il punto, a Berlusconi, non convergendo sulla mozione - al momento non si vede come potrebbe fare - non resterebbe che rassegnare le dimissioni ed aprire la crisi sulla politica estera e di difesa: un'altra anteprima mondiale che esporrebbe l'Italia al pubblico ludibrio.
Non so se Bossi ha un retropensiero. Per una volta me lo auguro. Se avesse di proposito puntato così in alto al fine di ottenere dell'altro (sottosegretari, Consob a Milano, posizioni in Rai, eccetera), per quanto deprecabile il metodo usato, una via d'uscita la si potrebbe comunque trovare. Se, invece, come più d'uno sospetta, vuol proprio farla finita con il centrodestra perché tra i suoi si manifesta, in maniera crescente, una certa insofferenza, allora non c'è niente da fare e non resta che rassegnarsi. L'opposizione canterà vittoria ed il centrodestra canterà il proprio de profundis.
È uno scenario possibile? Purtroppo sì. Ed anche se non dovesse andare nei termini descritti, non si è lontani dal vero nel ritenere che una crepa vistosa, incolmabile, si è prodotta comunque nella coalizione. Perciò, per quanto ci si possa mettere una toppa, niente sarà più come prima. La legislatura andrà avanti fin quando potrà, stancamente, per oggettiva impraticabilità del campo a disputare la partita elettorale. Nel frattempo si approfondiranno le divisioni nel Pdl ed ognuno cercherà rifugio dove si ritiene più al riparo. Balcanizzazione del centrodestra? E che altro, se no?
Gheddafi ha dichiarato guerra all'Italia per rispondere all'attacco dell' "amico" Berlusconi. Un primo risultato l'ha ottenuto. Ha fatto scoppiare una guerra politica in Italia le cui vittime conteremo tra breve. Speriamo di sbagliarci.
(di Gennaro Malgieri)
Certo, è pur sempre una guerra - non compresa, forse demenziale, più subita che accettata - che ci fa temere l'apertura di un fronte interno politico in queste ore. La Lega ha presentato la sua mozione parlamentare nella quale chiede che venga stabilito un termine entro cui dichiarare la fine delle ostilità contro la Libia. Pretesa più stupida della guerra stessa. Si è mai visto un conflitto a tempo? Il Pdl cosa può rispondere, che il documento è irricevibile? Significa mandare in frantumi la maggioranza, far cadere il governo, provocare un terremoto politico e istituzionale di gigantesche proporzioni. Prende tempo, il partito di Berlusconi. Offre assicurazioni, per quanto è possibile. Fa appello al buon senso. Parole, parole. I fatti, al momento, dicono due cose. Primo: se vota la mozione così com'è si espone al ridicolo, peraltro sapendo che il governo non potrà mai corrispondere al desiderio di Bossi. Secondo: se non la vota, dichiara la fine della coalizione, per quanto tecnicamente la collaborazione potrebbe comunque continuare.
Non so se la Lega, pur con tutte le ragioni che può vantare (in effetti i bombardamenti sembrano eccessivi anche a noi, posto che non abbiamo la vocazione di servire Sarkozy ed assecondarne le ambizioni) si rende conto che il passo che si accingerebbe a compiere (è d'obbligo il condizionale per chi spera in un rinsavimento) porterebbe ad una inevitabile implosione della maggioranza cui non seguirebbe comunque necessariamente la fine della legislatura poiché il presidente Napolitano non scioglierebbe mai il Parlamento in costanza di un conflitto armato. Se lo facesse, darebbe luogo ad un'altra anomalia: un Paese in guerra impegnato in una campagna elettorale nel corso della quale si parlerebbe di processi, zoccole e bombe. Spettacolo da incubo.
Allora, semmai le cose dovessero precipitare, e cioè che la Lega dovesse tenere il punto, a Berlusconi, non convergendo sulla mozione - al momento non si vede come potrebbe fare - non resterebbe che rassegnare le dimissioni ed aprire la crisi sulla politica estera e di difesa: un'altra anteprima mondiale che esporrebbe l'Italia al pubblico ludibrio.
Non so se Bossi ha un retropensiero. Per una volta me lo auguro. Se avesse di proposito puntato così in alto al fine di ottenere dell'altro (sottosegretari, Consob a Milano, posizioni in Rai, eccetera), per quanto deprecabile il metodo usato, una via d'uscita la si potrebbe comunque trovare. Se, invece, come più d'uno sospetta, vuol proprio farla finita con il centrodestra perché tra i suoi si manifesta, in maniera crescente, una certa insofferenza, allora non c'è niente da fare e non resta che rassegnarsi. L'opposizione canterà vittoria ed il centrodestra canterà il proprio de profundis.
È uno scenario possibile? Purtroppo sì. Ed anche se non dovesse andare nei termini descritti, non si è lontani dal vero nel ritenere che una crepa vistosa, incolmabile, si è prodotta comunque nella coalizione. Perciò, per quanto ci si possa mettere una toppa, niente sarà più come prima. La legislatura andrà avanti fin quando potrà, stancamente, per oggettiva impraticabilità del campo a disputare la partita elettorale. Nel frattempo si approfondiranno le divisioni nel Pdl ed ognuno cercherà rifugio dove si ritiene più al riparo. Balcanizzazione del centrodestra? E che altro, se no?
Gheddafi ha dichiarato guerra all'Italia per rispondere all'attacco dell' "amico" Berlusconi. Un primo risultato l'ha ottenuto. Ha fatto scoppiare una guerra politica in Italia le cui vittime conteremo tra breve. Speriamo di sbagliarci.
(di Gennaro Malgieri)
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