Prove tecniche di secessione l’altro ieri in Parlamento, con l’incarcerazione del deputato napoletano del Pdl Alfonso Papa e l’assoluzione del senatore pugliese del Pd, Alberto Tedesco, cui si somma l’indagine su Filippo Penati, che indebolisce ulteriormente Pier Luigi Bersani a Milano. Umberto Bossi, nonostante l’enorme riconoscenza nei confronti di Berlusconi che pagò di tasca propria la sua riabilitazione dopo l’infarto, s’è allineato all’ala secessionista della Lega. Risultato finale: indeboliti i due leader nazionali, Berlusconi e Bersani; affermate due leadership distinte, a Nord la Lega, nel Centro Sud da cercare nella sinistra, se non si sbraneranno prima.
Alberto Tedesco, nel 2006, fece varare dal Consiglio Regionale pugliese il Crat (Coordinamento Regionale delle Attività Trasfusionali) al cui vertice pose Michele Scelsi, fratello del sostituto procuratore di Bari, Giuseppe Scelsi, per gestire un budget di diversi milioni. Tedesco inoltre delegò Scelsi, il medico, a rappresentare la Puglia nella Consulta del ministero della Salute. Tedesco è connesso a Gianpaolo Tarantini, re delle protesi della sanità pugliese e mentore della signora Patrizia D’Addario. Quando Tarantini confessò i traffici di donne a favore di Berlusconi, su chi concentrò l’attenzione il magistrato Scelsi, su Tedesco o sulla D’Addario?
Alfonso Papa è accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4 che lambisce Giulio Tremonti. Ragioni politiche e di diritto affonderebbero Tedesco ben più di Papa. Accadde invece il contrario. L’incarcerazione di Papa è un manifesto politico dei secessionisti della Lega, grosso esponente dei quali è Roberto Maroni: chi tocca Tremonti muore. Tremonti firma la manovra finanziaria che, pur sgretolando il sistema, poiché non taglia i costi della politica, non fu ostacolata da Bersani. È «un miracolo» disse Giorgio Napolitano, mentre per Guido Crosetto la manovra è un «caso psichiatrico». Miracolo? Caso psichiatrico? Forse, ma c’è da capire.
Giulio Tremonti ha distrutto l’esercito e messo fuori combattimento le Polizie. A Napoli fece trasferire il migliore degli investigatori dei carabinieri ed espresse solidarieta a un vicequestore cacciato via dai magistrati antimafia. In Val di Susa un centinaio di sediziosi tennero in scacco e bastonarono migliaia di sguarniti poliziotti. Con queste Polizie, piazze sediziosamente organizzate, come a Tunisi o al Cairo, avrebbero buon gioco. Dopo la manovra, gli onorevoli evitano i bar e i ristoranti, dove gente inferocita li bercia. Di questo passo, le piazze potrebbero accendersi da un momento all’altro. I preliminari sono dunque a buon punto.
Che cosa farebbe chi vuole la secessione? E perchè volerla? Un anno fa, Italia Oggi scrisse che la secessione padana era un bluff ma, aggiungemmo, vi è chi alla secessione del Meridione vorrebbe arrivarci, caricando la croce alla Lega. È «meglio primi in Gallia che secondi a Roma». Lo disse Cesare e lo impararono i marxisti. Il separatismo vagheggiato a Nord, è bene ricordarlo, rinacque in Sicilia nel 1992 e i mafiosi l’antimafia li lasciò in pace per mezzo secolo, com’è stato appurato. Per arrivare alla secessione occorre che le due ali più oltranziste (della Lega e della sinistra) rispettino un accordo tacito, anche perché i padrini delle redivive Brigate Rosse sarebbero in grado di scatenare le violenze nelle piazze settentrionali come abbiamo visto in Val di Susa.
Occorrerebbe quindi, nel disegno secessionista, creare due distinte leadership, per il Nord e per il Centro Sud, magari due magistrati. La Sicilia? Non è difficile attizzare il separatismo, come nel 1992, come del resto denunciò Bruno Siclari, primo procuratore nazionale antimafia. Esito finale, come presumevano ai tempi di Salvatore Giuliano: Sicilia, avamposto militare della NATO; Meridione (con Grecia e Balcani), stato cuscinetto; Settentrione col cuore ricco dell’Europa. Ma si vuole un’Europa ricca e stabile? In altre parole, è l’orrido scenario clintoniano del 1992, oggi più evidente per la congruità con l’intento dichiarato dagli USA di guerra permanente del Mediterraneo per chiuderlo alla Cina. Silvio Berlusconi, che approva la manovra finanziaria apparentemente suicida, è un ingenuo? O un complice? Ebbe una proposta che non potè rifiutare? Si vedrà in questa lunga estate torrida.
(di Gen. Piero Laporta)
Alberto Tedesco, nel 2006, fece varare dal Consiglio Regionale pugliese il Crat (Coordinamento Regionale delle Attività Trasfusionali) al cui vertice pose Michele Scelsi, fratello del sostituto procuratore di Bari, Giuseppe Scelsi, per gestire un budget di diversi milioni. Tedesco inoltre delegò Scelsi, il medico, a rappresentare la Puglia nella Consulta del ministero della Salute. Tedesco è connesso a Gianpaolo Tarantini, re delle protesi della sanità pugliese e mentore della signora Patrizia D’Addario. Quando Tarantini confessò i traffici di donne a favore di Berlusconi, su chi concentrò l’attenzione il magistrato Scelsi, su Tedesco o sulla D’Addario?
Alfonso Papa è accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4 che lambisce Giulio Tremonti. Ragioni politiche e di diritto affonderebbero Tedesco ben più di Papa. Accadde invece il contrario. L’incarcerazione di Papa è un manifesto politico dei secessionisti della Lega, grosso esponente dei quali è Roberto Maroni: chi tocca Tremonti muore. Tremonti firma la manovra finanziaria che, pur sgretolando il sistema, poiché non taglia i costi della politica, non fu ostacolata da Bersani. È «un miracolo» disse Giorgio Napolitano, mentre per Guido Crosetto la manovra è un «caso psichiatrico». Miracolo? Caso psichiatrico? Forse, ma c’è da capire.
Giulio Tremonti ha distrutto l’esercito e messo fuori combattimento le Polizie. A Napoli fece trasferire il migliore degli investigatori dei carabinieri ed espresse solidarieta a un vicequestore cacciato via dai magistrati antimafia. In Val di Susa un centinaio di sediziosi tennero in scacco e bastonarono migliaia di sguarniti poliziotti. Con queste Polizie, piazze sediziosamente organizzate, come a Tunisi o al Cairo, avrebbero buon gioco. Dopo la manovra, gli onorevoli evitano i bar e i ristoranti, dove gente inferocita li bercia. Di questo passo, le piazze potrebbero accendersi da un momento all’altro. I preliminari sono dunque a buon punto.
Che cosa farebbe chi vuole la secessione? E perchè volerla? Un anno fa, Italia Oggi scrisse che la secessione padana era un bluff ma, aggiungemmo, vi è chi alla secessione del Meridione vorrebbe arrivarci, caricando la croce alla Lega. È «meglio primi in Gallia che secondi a Roma». Lo disse Cesare e lo impararono i marxisti. Il separatismo vagheggiato a Nord, è bene ricordarlo, rinacque in Sicilia nel 1992 e i mafiosi l’antimafia li lasciò in pace per mezzo secolo, com’è stato appurato. Per arrivare alla secessione occorre che le due ali più oltranziste (della Lega e della sinistra) rispettino un accordo tacito, anche perché i padrini delle redivive Brigate Rosse sarebbero in grado di scatenare le violenze nelle piazze settentrionali come abbiamo visto in Val di Susa.
Occorrerebbe quindi, nel disegno secessionista, creare due distinte leadership, per il Nord e per il Centro Sud, magari due magistrati. La Sicilia? Non è difficile attizzare il separatismo, come nel 1992, come del resto denunciò Bruno Siclari, primo procuratore nazionale antimafia. Esito finale, come presumevano ai tempi di Salvatore Giuliano: Sicilia, avamposto militare della NATO; Meridione (con Grecia e Balcani), stato cuscinetto; Settentrione col cuore ricco dell’Europa. Ma si vuole un’Europa ricca e stabile? In altre parole, è l’orrido scenario clintoniano del 1992, oggi più evidente per la congruità con l’intento dichiarato dagli USA di guerra permanente del Mediterraneo per chiuderlo alla Cina. Silvio Berlusconi, che approva la manovra finanziaria apparentemente suicida, è un ingenuo? O un complice? Ebbe una proposta che non potè rifiutare? Si vedrà in questa lunga estate torrida.
(di Gen. Piero Laporta)
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