
Ascoltavo  il discorso tenuto da Nicolas Sarkozy a Villepinte per la  campagna  presidenziale e mi sono ritrovato a chiedermi: dov’è finita la  politica  italiana? Mentre Sarkò minacciava di congelare Schengen e  proponeva un  «Buy European Act» per proteggere l’industria europea,  mentre cercava di  rimontare il suo svantaggio (un paio di punti) sullo  sfidante  socialista Francois Hollande, ho trovato una ulteriore  conferma della  crisi del sistema politico italiano. Diciotto anni dopo  la discesa in  campo di Berlusconi, lo scenario è polverizzato:  dell’esperienza del  1994, delle sue trasformazioni, alchimie e alleanze  sperimentate nel  corso di un tempo lungo resta poco. Sia chiaro, un  leader non deve per  forza lasciare un’eredità, la storia è piena di  folgoranti meteore, ma  sull’esperienza italiana prima, durante e dopo  Berlusconi occorre  riflettere con onestà intellettuale per trovare una  risposta al domani.  Tra sei settimane sapremo chi sarà il nuovo  presidente francese. Se  Sarkozy perde, lo scenario europeo subirà uno  scossone perché il già  debole asse tra Parigi e Berlino diventerà di  terracotta. Hollande lo  vuole demolire e lo stesso Sarkò è costretto a  issare la bandiera  nazionalista per recuperare voti. Ci sono le  premesse perché il «Fiscal  Compact» europeo diventi carta straccia.
Tutto questo riguarda da vicino l’Italia, il suo governo, i destini di un centrosinistra in cerca d’autore e la lezione che può trarne un centrodestra che viaggia in disordine sparso. Il voto francese è una bomba a orologeria pronta a far saltare l’ortodossia berlinese e il fideismo bancocentrico. Potrebbe essere un salutare schiaffo per l’Unione europea, ma Monti cosa farà? Continuerà ad appoggiarsi alla cancelliera Merkel che nel frattempo avrà perso la stampella di Parigi? E il Pdl alfaniano con quale ricetta si presenterà davanti ai suoi elettori? E il Pd bersaniano continuerà a sostenere la linea «brussellese» del rigorismo o subirà il fascino «hollandista» spostandosi ancor più a sinistra?
Anche una per ora improbabile vittoria di Sarkozy avrebbe effetti importanti. Il Pdl dovrebbe rileggersi la campagna dell’Eliseo, cercando di reinterpretarne le parole chiave e i politici che diedero vita ad Alleanza nazionale potrebbero provare a ricostruire la destra che non è riuscita a venir fuori con la leadership finiana, priva della caratura culturale per diventare un presentabile gollismo italiano.
In attesa del rush finale, resta un dato: la Francia può scegliere tra due alternative chiare, una destra e una sinistra riconoscibili. E un debole Sarkozy, pur in svantaggio, pur da non imitare per gli errori commessi, grazie a un sistema istituzionale che funziona e ruota intorno alla presidenza della Repubblica, può proporre «La France Forte». Idee per Italia? Non pervenute.
(di Mario Sechi)
Tutto questo riguarda da vicino l’Italia, il suo governo, i destini di un centrosinistra in cerca d’autore e la lezione che può trarne un centrodestra che viaggia in disordine sparso. Il voto francese è una bomba a orologeria pronta a far saltare l’ortodossia berlinese e il fideismo bancocentrico. Potrebbe essere un salutare schiaffo per l’Unione europea, ma Monti cosa farà? Continuerà ad appoggiarsi alla cancelliera Merkel che nel frattempo avrà perso la stampella di Parigi? E il Pdl alfaniano con quale ricetta si presenterà davanti ai suoi elettori? E il Pd bersaniano continuerà a sostenere la linea «brussellese» del rigorismo o subirà il fascino «hollandista» spostandosi ancor più a sinistra?
Anche una per ora improbabile vittoria di Sarkozy avrebbe effetti importanti. Il Pdl dovrebbe rileggersi la campagna dell’Eliseo, cercando di reinterpretarne le parole chiave e i politici che diedero vita ad Alleanza nazionale potrebbero provare a ricostruire la destra che non è riuscita a venir fuori con la leadership finiana, priva della caratura culturale per diventare un presentabile gollismo italiano.
In attesa del rush finale, resta un dato: la Francia può scegliere tra due alternative chiare, una destra e una sinistra riconoscibili. E un debole Sarkozy, pur in svantaggio, pur da non imitare per gli errori commessi, grazie a un sistema istituzionale che funziona e ruota intorno alla presidenza della Repubblica, può proporre «La France Forte». Idee per Italia? Non pervenute.
(di Mario Sechi)
 
 
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