mercoledì 14 marzo 2012

Tutti attenti al voto francese


Ascoltavo il discorso tenuto da Nicolas Sarkozy a Villepinte per la campagna presidenziale e mi sono ritrovato a chiedermi: dov’è finita la politica italiana? Mentre Sarkò minacciava di congelare Schengen e proponeva un «Buy European Act» per proteggere l’industria europea, mentre cercava di rimontare il suo svantaggio (un paio di punti) sullo sfidante socialista Francois Hollande, ho trovato una ulteriore conferma della crisi del sistema politico italiano. Diciotto anni dopo la discesa in campo di Berlusconi, lo scenario è polverizzato: dell’esperienza del 1994, delle sue trasformazioni, alchimie e alleanze sperimentate nel corso di un tempo lungo resta poco. Sia chiaro, un leader non deve per forza lasciare un’eredità, la storia è piena di folgoranti meteore, ma sull’esperienza italiana prima, durante e dopo Berlusconi occorre riflettere con onestà intellettuale per trovare una risposta al domani. Tra sei settimane sapremo chi sarà il nuovo presidente francese. Se Sarkozy perde, lo scenario europeo subirà uno scossone perché il già debole asse tra Parigi e Berlino diventerà di terracotta. Hollande lo vuole demolire e lo stesso Sarkò è costretto a issare la bandiera nazionalista per recuperare voti. Ci sono le premesse perché il «Fiscal Compact» europeo diventi carta straccia.

Tutto questo riguarda da vicino l’Italia, il suo governo, i destini di un centrosinistra in cerca d’autore e la lezione che può trarne un centrodestra che viaggia in disordine sparso. Il voto francese è una bomba a orologeria pronta a far saltare l’ortodossia berlinese e il fideismo bancocentrico. Potrebbe essere un salutare schiaffo per l’Unione europea, ma Monti cosa farà? Continuerà ad appoggiarsi alla cancelliera Merkel che nel frattempo avrà perso la stampella di Parigi? E il Pdl alfaniano con quale ricetta si presenterà davanti ai suoi elettori? E il Pd bersaniano continuerà a sostenere la linea «brussellese» del rigorismo o subirà il fascino «hollandista» spostandosi ancor più a sinistra?

Anche una per ora improbabile vittoria di Sarkozy avrebbe effetti importanti. Il Pdl dovrebbe rileggersi la campagna dell’Eliseo, cercando di reinterpretarne le parole chiave e i politici che diedero vita ad Alleanza nazionale potrebbero provare a ricostruire la destra che non è riuscita a venir fuori con la leadership finiana, priva della caratura culturale per diventare un presentabile gollismo italiano.

In attesa del rush finale, resta un dato: la Francia può scegliere tra due alternative chiare, una destra e una sinistra riconoscibili. E un debole Sarkozy, pur in svantaggio, pur da non imitare per gli errori commessi, grazie a un sistema istituzionale che funziona e ruota intorno alla presidenza della Repubblica, può proporre «La France Forte». Idee per Italia? Non pervenute.

(di Mario Sechi)

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