Grazie alla insipienza, per usare un eufemismo, della Destra politica, la Destra culturale è messa in un angolino, impossibilitata a svolgere il suo compito naturale di sprone e di memoria, di analisi e di proposta. A vent’anni da Tangentopoli, si è giunti al picco più basso delle sue possibilità, obbligata dai fatti quasi a rinunciare alla possibilità di assolvere la sua storica funzione pre politica. L’interrogativo “Che fare?” di leniniana memoria è allora circolato tra alcuni nomi di quello che sprezzantemente si definisce il culturame destrorso, gente che ha vissuto direttamente gli entusiasmi, le illusioni e le delusioni del “Ventennio Sprecato”. E così Renato Besana ha elaborato un “manifesto” di punti fermi molto sobrio (per dirla con termine alla moda) intitolato “Itaca – Laboratorio politico per la rinascita italiana”, che poi Marcello Veneziani ha reso pubblico e ha ampiamente commentato sul Secolo d’Italia del 6 giugno con un “appello a tutte le Destre”, e sul quale si è quindi aperta in rete una notevole discussione pro e contro sul sito di Totalità, la rivista on line che Simonetta Bartolini ha voluto chiamare come la rivista del suo indimenticabile babbo Sigfrido. Risultato: ostilità palese e occulta dei politici più ottusi, silenzio mafioso della “grande stampa”. Ora si discuterà in pubblico della situazione culturale della Destra e della proposta avanzata per un possibile “ritorno a Itaca” oggi al Monastero Valledacqua, ad Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), messo a disposizione dal sindaco di Ascoli, un amministratore del Pdl più unico che raro visto che è sensibile ai problemi della cultura.
Gli scettici, vecchi e giovani, affermano che tutto è 
ormai inutile, che la situazione di venti anni fa era quasi meno grave 
dell’attuale, che tutti sono sputtanati, che nessuno ha più la 
credibilità necessaria per essere punto di riferimento, che diversi 
degli aderenti alla iniziativa sono gli stessi che in passato furono 
pronti a saltare su altri carri reputati vincenti, che la politica di 
centrodestra ha fatto terra bruciata di ogni possibilità concreta, che 
questa destra non è la loro Destra, che Destra e Sinistra non hanno più 
senso, ecc. ecc. Tutto ciò potrebbe anche esser vero, ma l’alternativa 
qual è? Restare a osservare su una torre d’avorio lo sfascio generale e 
la fine di tutto un mondo umano e culturale di cui bene o male si è 
fatto parte? Quindi, dato che più in basso di così non si può scendere 
anche se al peggio non c’è mai fine, è meglio tentare di suscitare 
energie, risvegliare interessi, lanciare proposte, creare iniziative, 
pungolare chi di dovere per creare un ricambio generazionale che miri 
alla qualità, a far emergere i migliori che però siano disinteressati 
sul serio e non attratti dal miraggio del potere, dal magna magna del 
sottobosco politico, come è successo sino a ora. Insomma, creare un 
humus pre politico come in parte fu nel 1992-93. Pura illusione, pura 
utopia, si dirà. E se anche fosse? Almeno in futuro, quando qualcuno 
trarrà un bilancio di questi anni buttati al vento, non si dirà che 
tutti hanno ceduto le armi di fronte al tradimento di certi politici e 
allo scoramento generale. “Compi il tuo dovere, perché l’azione è meglio
 dell’inazione. Senza agire l’uomo è incapace perfino di mantenere il 
proprio corpo”, dice Krishna al principe Arjuna prima della battaglia 
(Bhagavad-Gita, III, 8).
Il vero ostacolo è però non lo scetticismo, ma lo 
scontro con la realtà. Chi si vorrà mettere in gioco 
disinteressatamente? E, soprattutto, poiché le idee hanno bisogno di 
mezzi per camminare e non rimanere pura astrazione, chi vorrà 
concretamente investire in questa pazza idea di una rinascita dei valori
 culturali e ideali della Destra? Qui non siamo di fronte alla kermesse 
di tre giorni inscenata a Bologna da De Benedetti, dal gruppo 
Espresso-Repubblica con gran spolverìo di bei nomi della società civile e
 soprattutto di soldi soldi soldi, per creare un fronte di pressione 
verso il governo tecnico e Mario Monti e prepararne la successione. Qui 
si tratta di assai meno e di più personale, intimo direi: impedire che 
la Destra, qualunque cosa essa significhi oggi, non scompaia 
dall’orizzonte ideale e culturale italiano.
A mio modo di vedere, per sostenere queste ragioni e questi ideali è necessario qualcosa che li diffonda. Certamente nell’era di Internet, un blog ben fatto e aggressivo, ma anche un medium tradizionale, un supporto cartaceo. I dubbi in merito sono molti. Dove sono i soldi, e se ci fossero sarebbero condizionati? Chi acquisterebbe una nuova rivista in un momento di crisi generalizzata della carta stampata come l’attuale? E i giovani la sosterrebbero? E La pubblicità si troverebbe? E chi oserebbe l’incerto per il certo entrando nella redazione? E gli abbonamenti sostenitori? Non trovo però un’ipotesi concreta diversa e che di sicuro avrebbe molti nemici soprattutto tra i politici del centrodestra che non si accorgono di ballare ormai sul Titanic che affonda. Già a suo tempo misero in crisi e fecero chiudere l’Italia settimanale e lo Stato creati e diretti da Marcello Veneziani, che pur era schierato dalla loro parte senza però essere uno yes man, e di certo – vocati al suicidio come sono – lo farebbero ancora. Ma se non ora quando tentare di nuovo una simile carta? Non è che ci siano ancora molte mani da giocare.
A mio modo di vedere, per sostenere queste ragioni e questi ideali è necessario qualcosa che li diffonda. Certamente nell’era di Internet, un blog ben fatto e aggressivo, ma anche un medium tradizionale, un supporto cartaceo. I dubbi in merito sono molti. Dove sono i soldi, e se ci fossero sarebbero condizionati? Chi acquisterebbe una nuova rivista in un momento di crisi generalizzata della carta stampata come l’attuale? E i giovani la sosterrebbero? E La pubblicità si troverebbe? E chi oserebbe l’incerto per il certo entrando nella redazione? E gli abbonamenti sostenitori? Non trovo però un’ipotesi concreta diversa e che di sicuro avrebbe molti nemici soprattutto tra i politici del centrodestra che non si accorgono di ballare ormai sul Titanic che affonda. Già a suo tempo misero in crisi e fecero chiudere l’Italia settimanale e lo Stato creati e diretti da Marcello Veneziani, che pur era schierato dalla loro parte senza però essere uno yes man, e di certo – vocati al suicidio come sono – lo farebbero ancora. Ma se non ora quando tentare di nuovo una simile carta? Non è che ci siano ancora molte mani da giocare.
(di Gianfranco de Turris)

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