“Non voglio espormi dando un giudizio su qualcosa che non conosco bene e su un'istituzione a cui voglio bene”. Avrebbe potuto pronunciare parole di fuoco sulla banca rossa, e sui legami tra Monte dei Paschi e il gruppo dirigente del Pci-Pds-Ds. Come accadde ai tempi del Caso Unipol. E invece stavolta Silvio Berlusconi evita la polemica. E non solo rinuncia all’attacco, ma depotenzia le raffiche del suo partito.
Tutto lo stato maggiore del Pdl da ieri ha pronunciato frasi avvelenate sui fondi che il governo ha dato in prestito all’Mps. Una cifra, dicono da Alfano a Cicchitto, pari ai soldi incassati con l’Imu. Una tesi su cui il Giornale di famiglia ha aperto con un titolo a nove colonne. Ecco che la rinuncia all’affondo da parte del Cavaliere è clamorosa. Sentite che dice Berlusconi ai microfoni di Radio 2 sul nesso tra Imu e vicenda Mps: “Credo sia una coincidenza casuale a cui non credo si debba dare importanza”.
Eppure in molti, da quando il caso si è aperto, gli avevano suggerito una dichiarazione al veleno sull’inciucio bancario tra il sobrio Monti e i comunisti. Poteva essere l’argomento perfetto, secondo i suoi sondaggisti ad esempio, per aprire la fase due della campagna elettorale. Ma c’è un motivo se Silvio Berlusconi ha fatto capire che non cavalcherà il caso: “Grazie a Mps – ha affermato – potei costruire Milano 2 e Milano 3 perché era l’unica banca che concedeva mutui premiando la puntualità dei pagamenti”.
Il Monte dei Paschi per Silvio Berlusconi rappresenta il sacro e il profano. È l’istituto che ha accompagnato, alla fine degli anni Settanta, la costruzione di un impero. Ed è la banca che custodisce i conti del peccato, quelli gestiti dal “ragiunat” Spinelli per ricompensare le Olgettine. Insomma, il luogo del segreto e dell’intrigo. Anzi, dei trentennali segreti. A partire dalla fine degli anni Settanta, quando l’ascesa di Berlusconi pareva inarrestabile, grazie anche alle incredibili linee di credito presso le banche. Su tutte, la Bnl e, appunto, Monte dei Paschi, entrambe ben rappresentate tra i soci della P2 di Licio Gelli. Il trattamento di favore verso Berlusconi è tutto nero su bianco, nell’inchiesta del sindacato ispettivo del Monte dei Paschi del 9 ottobre 1981: “La posizione di rischio verso il gruppo Berlusconi – scrivono i sindaci del Monte - ha dimensioni e caratteristiche del tutto eccezionali e dimostrano l’esistenza di un comportamento preferenziale accentuato”.
Ed è nero su bianco il perché del comportamento preferenziale. Scritto negli atti della Commissione Anselmi sulla P2 laddove si analizzano gli “appoggi” dati a “Berlusconi al di là di ogni merito creditizio”. Ecco perché il Cavaliere – tessera numero 1816 della Loggia P2 – non attacca il luogo che, non poco, ha contribuito alle sue fortune. Quello che tra il ’70 e il ’79 gli concesse 70 miliardi di mutui fondiari a tassi tra il 9 e il 9,5 per cento. E che negli anni novanta partecipò insieme ad altre cinque banche,all'operazione "Wave", che permise a Berlusconi di salvare Fininvest dai debiti con la quotazione in Borsa di Mediaset. La stessa banca che trent’anni dopo diventa la cassa del suo profano.
È alla filiale del Monte dei Paschi di Milano 2, a pochi passi dalla sede di Publitalia che il ragionier Giuseppe Spinelli si presenta per prelevare somme ingenti dal conto corrente numero 1, intestato a Silvio Berlusconi. Denari destinati al pagamento delle Olgettine, per coprire le ricompense delle donnine che hanno animato le notti di Arcore. Ed è dallo stesso conto che partono i bonifici per il medesimo scopo. A cui, con l’inizio del processo, se ne aggiunge un altro. Visto che molte delle Olgettine sono coinvolte nel processo come testimoni.
È tutto negli atti del processo Ruby. Solo per dirne una: tra luglio e ottobre 2011, in piena crisi economica (e politica) Silvio Berlusconi versa 127mila euro, in quattro diverse tranche, a tre testimoni del processo Ruby dove è già imputato per concussione e prostituzione minorile: Nicole Minetti e le gemelline De Vivo, protagoniste delle serate di Arcore. La spiegazione della notizia, data dall’avvocato Niccolò Ghedini legale di Berlusconi, è clamorosa: “Nulla di men che lecito”. Sia come sia i trasferimenti di denaro dal conto di Monte dei Paschi sono tutti documentati sulla scrivania della Boccassini. E segnalano il passaggio di denaro dai conti del Cavaliere ad altri conti riconducibili a persone coinvolte nei processi del caso Ruby. Ce n’è abbastanza per non attaccare la banca rossa, custode del sacro e del profano del Cavaliere.
(fonte: www.huffingtonpost.it)
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