
Erano orgogliosamente anti-capitalisti, si mangiavano i padroni a colazione, i banchieri a pranzo, i poteri forti a cena, al massimo si commuovevano di fronte all’«utopia illuministica» di Olivetti, perché a quelli come loro garantiva comunque uno stipendio, stavano con Gasparazzo, il fumetto dell’operaio che puzzava di sano sudore proletario e ce li ritroviamo a difendere le banche, come se fossero l’opera pia di Don Guanella, contro le nequizie dei Tremonti-bond: un attentato, una voglia punitiva nei confronti di chi fa fruttare il denaro dei poveri risparmiatori. Le banche, i banchieri, capite, vittime del sistema, «l’élite che resiste» (ma dai, ma fai il bravo), poveri bersagli di una congiura che vorrebbe loro male, loro che al primo imprenditore che chiede un finanziamento, al primo impiegato che vuole accendere un mutuo, lo invitano a cena, gli regalano una macchina, gli presentano la figlia...
È uno strano mondo quello che ruota intorno alla galassia editoriale di cui Repubblica è la stella fissa: un mondo di saltimbanchi del pensiero che hanno tre cattedre e venti collaborazioni, macinano premi, libri e incarichi, vanno in televisione, ma gridano al regime, sentono lo stivale chiodato alla porta, imprecano contro la dittatura strisciante mentre imbottigliano il vino dei propri vigneti («poche bottiglie, solo per gli amici») e chiedono il condono edilizio per il dammuso che hanno restaurato fuori legge. Un mondo di famiglie allargate, pluri matrimoni e pluri divorzi, lo scaffale delle pellicole hardcore ben fornito, perché, si sa, «l’erotismo non è pornografia», ma che si lamenta della decadenza dei costumi: «Un vecchio, pensa un po’, con una ragazza» che potrebbe essere sua nipote»... E certo «Lolita è un capolavoro e come è vero quell’amore senile»...
È curioso come i nemici del moralismo piccolo-borghese, gli adepti del «famiglie io vi odio», i teorici delle mille unioni possibili, uomo-donna, donna-donna, uomo-uomo e di ogni altra ipotetica terza via, si ritrovino uniti nell’esecrazione sessuale: le veline in convento, i festini al rogo, i brachettoni al posto delle gonne, la Controriforma fatta dai laici, prima di morire dovevamo vedere anche questo... È curiosa questa passione per la finanza invisibile, per l’economia globalizzata, la Borsa e la Banca con la b maiuscola, fatta da chi applaude Michael Moore quando racconta le nequizie di Wall Street. Gli americani sono sempre gli altri.
È sorprendente questo coro intellettuale in cui spiccano le voci di direttori e grandi firme che si inorgoglivano se, alle sei della mattina, al telefono venivano buttati giù dal letto dall’Avvocato o dall’Ingegnere (ma che cazzo di vita facevano, gli uni e gli altri?), ma attutivano la mancanza di sonno scorazzando sui loro panfili, aerei e elicotteri... Naturalmente hanno la schiena dritta, si spezzano ma non si piegano (non si spiegano con se stessi, più che altro) e danno del servo, del prezzolato e del killer all’avversario di turno, che sempre naturalmente non è un essere umano, ma un verme, un cane avrebbe detto il Sartre che taceva sugli orrori del comunismo per non far piangere la classe operaia... È una sorta di antifascismo alla puttanesca, una Nuova Resistenza in cachemire, l’Aventino andando in barca alle Eolie. Aveva ragione Marx: quando la storia si ripete, dalla tragedia si passa alla farsa.
(di Stenio Solinas)
È uno strano mondo quello che ruota intorno alla galassia editoriale di cui Repubblica è la stella fissa: un mondo di saltimbanchi del pensiero che hanno tre cattedre e venti collaborazioni, macinano premi, libri e incarichi, vanno in televisione, ma gridano al regime, sentono lo stivale chiodato alla porta, imprecano contro la dittatura strisciante mentre imbottigliano il vino dei propri vigneti («poche bottiglie, solo per gli amici») e chiedono il condono edilizio per il dammuso che hanno restaurato fuori legge. Un mondo di famiglie allargate, pluri matrimoni e pluri divorzi, lo scaffale delle pellicole hardcore ben fornito, perché, si sa, «l’erotismo non è pornografia», ma che si lamenta della decadenza dei costumi: «Un vecchio, pensa un po’, con una ragazza» che potrebbe essere sua nipote»... E certo «Lolita è un capolavoro e come è vero quell’amore senile»...
È curioso come i nemici del moralismo piccolo-borghese, gli adepti del «famiglie io vi odio», i teorici delle mille unioni possibili, uomo-donna, donna-donna, uomo-uomo e di ogni altra ipotetica terza via, si ritrovino uniti nell’esecrazione sessuale: le veline in convento, i festini al rogo, i brachettoni al posto delle gonne, la Controriforma fatta dai laici, prima di morire dovevamo vedere anche questo... È curiosa questa passione per la finanza invisibile, per l’economia globalizzata, la Borsa e la Banca con la b maiuscola, fatta da chi applaude Michael Moore quando racconta le nequizie di Wall Street. Gli americani sono sempre gli altri.
È sorprendente questo coro intellettuale in cui spiccano le voci di direttori e grandi firme che si inorgoglivano se, alle sei della mattina, al telefono venivano buttati giù dal letto dall’Avvocato o dall’Ingegnere (ma che cazzo di vita facevano, gli uni e gli altri?), ma attutivano la mancanza di sonno scorazzando sui loro panfili, aerei e elicotteri... Naturalmente hanno la schiena dritta, si spezzano ma non si piegano (non si spiegano con se stessi, più che altro) e danno del servo, del prezzolato e del killer all’avversario di turno, che sempre naturalmente non è un essere umano, ma un verme, un cane avrebbe detto il Sartre che taceva sugli orrori del comunismo per non far piangere la classe operaia... È una sorta di antifascismo alla puttanesca, una Nuova Resistenza in cachemire, l’Aventino andando in barca alle Eolie. Aveva ragione Marx: quando la storia si ripete, dalla tragedia si passa alla farsa.
(di Stenio Solinas)
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