mercoledì 16 dicembre 2009

"Crimini di guerra, arrestate la Livni". E' scontro diplomatico Israele-Londra


È diventata alla fine una grana diplomatica - con tanto di proteste ufficiali e minacce di conseguenze sulle relazioni bilaterali - la vicenda del mandato d’arresto emesso e poi ritirato da un giudice britannico nei confronti dell’ex ministro degli Esteri e attuale leader dell’opposizione centrista israeliana, Tzipi Livni.

Un provvedimento originato da una denuncia per crimini di guerra presentata da esponenti della comunità locale di origine araba in relazione all’offensiva "Piombo Fuso" dell’inverno scorso, e cui Israele ha reagito oggi a muso duro: chiedendo al governo di Sua Maestà azioni politiche contro «gli abusi giudiziari». Inizialmente smentito, l’ordine di cattura contro la Livni in realtà è stato in vigore. Almeno per qualche ora. Tanto da far saltare all’ultimo momento una sua visita in Gran Bretagna, dietro lo schermo di imprecisate «ragioni di calendario».

Un episodio imbarazzante e non inedito nei rapporti recenti fra i due Stati, che non poteva restare senza risposta dopo essere divenuto di dominio pubblico. E a cui il ministero degli Esteri israeliano ha in effetti replicato stamattina con un comunicato dai toni ruvidi, nel quale si rigetta l’iniziativa come «un atto cinico» e si chiede al governo di Gordon Brown di rispettare gli impegni presi per «mettere fine alla commedia degli errori» e «prevenire gli abusi giudiziari» ispirati da «elementi estremisti»: pena «un danno alle relazioni» bilaterali, ma anche al peso di Londra in Medio Oriente. Su questo punto l’avvertimento è stato esplicito: «Se i dirigenti israeliani non possono visitare la Gran Bretagna, questo rappresenta un ostacolo reale alla volontà di Londra di giocare un ruolo attivo nel processo di pace».

Un altro motivo di attrito fra i due Paesi è una recente direttiva del ministero britannico dell’Alimentazione in base alla quale i supermercati potranno distinguere sulle loro etichette tra «prodotti delle colonie israeliane» e «prodotti palestinesi», anzichè la generica dizione attuale di «prodotto in Cisgiordania». La mossa ha destato preoccupazione in Israele, che teme preluda ad un più vasto boicottaggio nel Regno Unito delle merci israeliane. Il mandato contro la Livni - decaduto solo nel momento in cui si è saputo che la leader di Kadima non si sarebbe fatta più viva sul suolo britannico, secondo quanto ha potuto appurare il "Guardian" - non è un fatto isolato. Nell’ottobre scorso era stato Moshe Yaalon - attuale ministro nel governo israeliano a guida di destra di Benyamin Netanyahu -a dover rinunciare a un viaggio a Londra per evitare guai a causa di accuse di crimini di guerra risalenti all’epoca in cui era stato capo di stato maggiore dell’esercito (2002-2005). Mentre una visita del ministro della difesa, Ehud Barak, è andata in porto solo dopo che un altro ordine di arresto era stato insabbiato in extremis.

Interpellata sull’accaduto, la stessa Livni ha affermato che le critiche a Israele sono legittime, ma ha difeso le ragioni di ’Piombo Fusò - ordinata quando era ministro degli Esteri - e ha contestato chi crede di poter «equiparare l’esercito israeliano ai terroristi». Scatenata quasi un anno fa dallo Stato ebraico in risposta ai razzi dei miliziani islamici di Hamas dalla Striscia di Gaza, l’operazione Piombo Fuso durò 22 giorni e si concluse il 18 gennaio 2009 con un bilancio di circa 1400 palestinesi uccisi. Un rapporto realizzato di recente per conto dell’Onu da una commissione coordinata dal giudice sudafricano Richard Goldtsone ha avanzato ipotesi di crimini di guerra e contro l’umanità nei riguardi d’Israele, in relazione al conflitto, oltre che nei confronti di Hamas per i lanci di razzi.

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