venerdì 8 gennaio 2010

Scoop dell’Unità: gli hobbit sono di sinistra


Il mondo va tanto avanti e le cose stanno cambiando tanto, come ben scrive Roberto Arduini su l’Unità di ieri, che il giornale fondato da Gramsci fa ammenda su l’autore de Il Signore degli Anelli dopo appena 40 anni e oggi si fa corifeo di un positivissimo Tolkien «romantico», quando all’epoca della traduzione italiana del suo capolavoro lo denunciò come «fascista». Un incredibile passo avanti, non c’è che dire, che ha come tappe intermedie l’interpretazione di Alessandro Portelli di un Tolkien «allegorico» nel 1982 e di un Tolkien antinazista («Fascisti giù le mani da Tolkien») del critico cinematografico Alberto Crespi nel 2001 all’epoca del primo film di Peter Jackson. Una serie di approssimazioni alla rivalutazione del professore oxoniense che sembra essere giunta ora alla conclusione con la scoperta di un volume collettaneo, La falce spezzata (Marietti 1820), che propone - sai che scoperta - un’immagine di Tolkien come inserito nel «filone tardoromantico» inglese di Morris e MacDonald, risalendo sino addirittura a Novalis: nomi a quanto pare del tutto sconosciuti alla critica tolkieniana estranea agli interessi arduiniani, quella volgarmente detta «di destra» che a lui fa tanto schifo (eccetto quando va a chiedere favori ai suoi rappresentanti...).
Che Arduini scriva, assai più di me e di Quirino Principe, corbellerie e non di tipo bibliografico bensì sostanziale, sta nel fatto che insiste col dire che nel libro in questione si negano le «interpretazioni allegoriche, tradizionaliste e mistico-dualistiche tanto in voga sino a tutti gli anni Novanta». Ora, Arduini dovrebbe spiegare quando mai su Tolkien ci sono state interpretazioni «allegoriche» (o «metaforiche»): casomai erano quelle che sosteneva proprio su l’Unità il professor Portelli che si affannava a contrastare l’unica interpretazione possibile circa il senso della narrativa tolkieniana, che è quella simbolica, che a Portelli, Arduini&C. dà tanto ai nervi, per ricondurla sotto l’allegoria e la metafora più accettabili a una critica «di sinistra».
Queste «visioni non trovano fondamento nell’opera» tolkieniana? Ecco un’altra corbelleria, considerate le minuziose analisi effettuate sui simboli che lo scrittore sparge nei propri scritti. Dare una interpretazione «simbolica» o «tradizionalista», facendo riferimento alle idee e alle opinioni di Tolkien, è un reato di lesa maestà? Un Tolkien «romantico» è forse in contrasto con un Tolkien «simbolico»? L’apologia del mito, del simbolo, della fantasia, del ritorno alle radici leggendarie, tipica del romanticismo, è forse in contraddizione con il Tolkien che si richiama alla Tradizione e alle tradizioni? Soprattutto l’antimoderno e neomedievale Morris che Tolkien considerava un suo maestro (e in parte MacDonald) non si richiamavano forse a questi stessi punti di riferimento? Dov’è allora la clamorosa novità che annullerebbe l’enorme lavoro esegetico fatto da tanti critici sino all’avvento dei vari Manni e Arduini?
Il punto, sottinteso ma evidente, è un altro. A certa intellettualità risulta insopportabile che un autore di successo universale come Tolkien non possa essere ascritto al «progressismo». Tolkien si autodefiniva un conservatore, e tale lo definisce anche il suo biografo Carpenter, e non ha scritto certo opere «progressiste». Per certa sinistra si può accettare in toto qualcuno solo se lo si può cooptare alla propria fazione e se lo si può lavare dell’onta di essere «di destra» - come la sinistra unanime lo ha definito almeno sino al 2001 - e se si può considerare nulla tutta l’opera dei critici definiti «di destra» che lo hanno difeso dalle assurde accuse di cui è stato oggetto per decenni in Italia. Ora a quanto pare all’Unità è sufficiente che Tolkien possa venir inserito nella corrente «tardoromantica». Benissimo: fu un romantico che cantò i miti ancestrali, ripropose l’epos in pieno ’900, esaltò il coraggio individuale e collettivo, rivalutò il passato, amò la Natura, si oppose al Potere corruttore. E dov’è contraddizione con quel che scrissero «i più zelanti alfieri della interpretazione di destra»? È che per Arduini e gli altri come lui sono le «interpretazioni di destra» che non vanno di per se stesse. Meglio abolirle in blocco con una polemica che lascia il tempo che trova.

(di Gianfranco de Turris)

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