giovedì 25 marzo 2010

Il Cav. vendemmia voti e Fini li imbottiglia

Gazebo o no Il Cav. lancia la democrazia assembleare e vendemmia voti Fini li imbottiglia e rassicura. La sovranità politica al tempo dei gazebo non dovrebbe impensierire Gianfranco Fini più di quanto può illudere Silvio Berlusconi. Il Cav. sogna di riformare la Costituzione italiana marginalizzando ogni mediazione istituzionale. Per scegliere tra presidenzialismo, premierato o nulla di fatto a lui basta la mobilitazione rionale del suo popolo ratificata da una moltitudine di firme apposte dentro i tendoni della libertà. Così andasse, verrebbe sanzionata l’avvenuta metamorfosi del potere consultivo in democrazia assembleare permanente ispirata al modello del televoto. Il che può funzionare benissimo per la mobilitazione dell'elettorato, ma non per dare un'architettura costituzionale alla volontà generale. Fini, che non è un giacobino, alza il sopracciglio e richiama alla prudenza: l'assetto delle istituzioni non si decide come in una televendita.

A ben guardarle, quella del Cav. e quella del suo alleato/concorrente sono posizioni contrapposte ma solidali. Berlusconi è tutto tranne che un riformista, il suo fascino sta anche in questo: dalle istanze delle partite Iva a quelle dell'antigiustizialismo, il premier ha sempre cavalcato in groppa a idee rivoltose, con il non trascurabile risultato di arrivare quasi sempre primo al traguardo del circo equestre elettorale. Fini è invece il ritratto della fredda convenzionalità e anche per chi , in questi tempi scombinati, rischia spesso di passare per originale. Lì dove il Cav. forza (le regole) e vendemmia (voti), Fini rassicura e imbottiglia. In più, l'ex capo di An si pone il doppio problema di conferire gradualità alle pulsioni rivoluzionarie berlusconiane e prospettiva a un consenso sempre alto ma non eterno. La rottura di una dialettica così ben codificata non gioverebbe a nessuno dei due.

(di Alessandro Giuli)

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