Sì, è vero, li pagano anche con i nostri soldi, ma pretendete che tra le merci televisive esposte ce ne siano almeno alcune di vostro gradimento, anziché pensare di eliminare quelle che piacciono ad altri. Assodato che in Rai non ci possono essere programmi che hanno il consenso di tutti, nemmeno le previsioni meteo, accontentatevi di pretendere la vostra fetta.
Anzi, visto lo sciame sismico di Santoro, che dopo il movimento sussultorio per il costoso addio alla Rai è passato al movimento ondulatorio perché non si sa se resta o va via e ondeggia, è il momento buono per rispedirlo su Raitre. Non si può tradire l’identità di una rete offrendo un programma che cozza con la linea editoriale e diciamo pure politica di Raidue. E se s’indignano, prospettate loro la soluzione simmetrica: Paragone, Sallusti o Belpietro su Raitre in cambio di Santoro, Floris o chi volete voi su Raidue. Ci state? Sarebbero corpi estranei.
Raitre è loro, Raidue è vostra, Raiuno muta con i governi. È brutto ma è così. Lasciate che tornino su Raitre tutti i veri o presunti epurati: da Ruffini alla Guzzanti, da Luttazzi a Rossi, da Travaglio a Crozza, fino a Beppe Grillo. Che se la sbattano loro di dirimere la controversia di far coabitare Santoro e Floris come Ruffini e Di Bella, più la marea di comici. Scegliete voi, commissari politici di Raitre, o mandateli tutti in onda in una non-stop di direttori, conduttori, animatori, cortei, forche e cotillons. Libertà. Gli italiani sanno distinguere almeno il vino dall’aceto o dalla birra, e il vino rosso dal vino bianco; e sanno che su quella rete troveranno quei programmi con quella precisa linea, quei toni, quegli attacchi. Libertà, lasciate libertà. Se non credete che sia giusto, accontentatevi di pensare che è più conveniente, o meno dannoso, se preferite.
Follia doppia sarebbe poi regalare Saviano al martirologio di sinistra, attraverso la censura o il mezzo taglio. Avete visto come Saviano viene attaccato anche da sinistra, sappiate distinguere in lui la scuderia di Repubblica dalle sue opinioni, spesso rispettabili; e la strumentalizzazione che ne fanno, spesso con il suo consenso, dai suoi testi che non pendono a sinistra. Non condannate il suo coraggio nel nome del teatrino che si ricama sopra, non cancellate la drammaticità delle sue denunce con lo sfruttamento commerciale e un po’ vanesio che Saviano stesso ne fa. Su di lui ripeto due obiezioni: non si può ridurre il sud intero a malavita e non si può rappresentare l’Italia nel mondo solo con le sue opere e i film tratti dai suoi libri. Nessuna censura, preferirei solo che Gomorra fosse proiettato a scopo educativo a Scampia o tra i casalesi, piuttosto che a Hollywood come unico ritratto italiano.
So bene che Saviano in video verrà usato in chiave antigovernativa, tramite l’untuoso precettore Fazio. Ma l’effetto si disinnesca se Saviano diventa un personaggio positivo anche per l’altra Italia, invitato anche su altre reti; se si ricordano alcune sue idee tutt’altro che sinistre e se si evita di farne un martire della Rai governativa, che così apparirebbe - per una perversa proprietà transitiva - il braccio armato della camorra. Sapete bene che sul piano politico il miglior argomento da opporre al savianesimo sono i fatti: dite quel che volete, teorizzate quel che vi pare, indignatevi pure, ma resta il fatto che in questi due anni si è colpita la camorra e la mafia come non era accaduto con nessuno dei precedenti governi: tra arresti, confische di beni, controllo di settori inquinati. È ancora poco, ma è tanto se lo paragonate ai precedenti. Lo dice pure Saviano.
La richiesta di cancellare dai palinsesti la carovana della sinistra televisiva non nasce da pulsione autoritaria ma infantile. Non c’è il furore giacobino che alberga dalla parte opposta, non c’è la negazione dell’avversario alla radice, il suo disprezzo integrale, tipico della sinistra illibertaria e dei suoi alleati questurini. Ma c’è dilettantismo ritorsivo, c’è infantilismo politico, con punte di rozzezza naive. C’è un’indole infantile che porta taluni a non voler sentire critiche, pur distorte, o chi prende in giro i suoi. E invece ci vorrebbe pazienza e saggezza, condita di piccola furbizia d’estrazione curiale, democristiana e volpino-liberale. Ma soprattutto ci vorrebbe una «destra» adulta che sappia accettare le critiche anche velenose e ingiuste, sappia circoscriverne la portata e misurare il modesto effetto che ne consegue, e sappia pensare in positivo rispondendo con i fatti o con opinioni opposte. Costruite programmi omeopatici su Raidue, chiamate chi volete voi, senza remore e timori, una volta accettati in video i telemilitanti della videosinistra. Via, siate più sicuri di voi e delle vostre idee, e fate anziché disfare, avanzate voi anziché fermare gli altri, procreate voi anziché curarvi degli aborti altrui. Su, non fate i bambini.
(di Marcello Veneziani)
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