I fascisti e il ’68, come dire, il diavolo e l’acqua santa, il rosso e il nero: forse nella storia politica italiana nessun abbinamento è più ‘eretico’ di questo. Eppure basterebbe approfondire un minimo la storia di quell’anno inquieto per scoprire che anche la destra, i neofascisti, furono protagonisti attivi di quegli avvenimenti. Una destra di lotta contrapposta a una destra di ordine e di governo, quasi un ‘conto’ da regolare in casa tra padri e figli riscaldati dalla stessa fiamma. Di questa dicotomia parla un libro appena edito di Alessandro Gasperetti, La Destra e il ’68. La partecipazione degli studenti di destra alla contestazione universitaria. La reazione conservatrice e missina (Settimo Sigillo, pp. 239, euro 20, www.libreriaeuropa.it).
Nel contributo l’autore – classe 1974, laureato in Storia contemporanea – ricostruisce storie di un Sessantotto di destra non solo dando voce ai protagonisti dei fatti, ma facendo parlare il ‘Secolo d’Italia’, il settimanale ‘Il Borghese’ o ‘Il tempo’. In appendice la posizione di Evola, il Marcuse della Destra e il famoso scritto di Adriano Romualdi ‘Contestazione controluce’.
Come nota Nicola Rao nella prefazione, ‘’da queste pagine emerge in tutta evidenza la separatezza tra l’establishment conservatore che guidava il Msi dell’epoca (il segretario era Arturo Michelini) e una nuova generazione di ventenni, nati dopo la guerra, che del fascismo non aveva vissuto nulla se non quello che era stato loro raccontato dai genitori e dagli zii. Ma che aveva scelto di militare a destra in un modo nuovo rispetto ai propri predecessori’’. Di fatto movimenti come ‘Lotta di popolo’ o ‘Avanguardia nazionale’ prenderanno le mosse proprio dalla delusione maturata il 16 marzo 1968 con i celebri fatti di valle Giulia e il tentativo di riportare il tricolore all’università La Sapienza.
Consumata ormai la frattura con la dirigenza del Msi, molti giovani trovarono nel periodico ‘L’Orologio’ quello spazio negatogli dai vertici, in sintonia con quei gruppi universitari di destra che in ‘Primula Goliardica’ prima e nella ‘Nuova Caravella’ poi, diedero una ‘spallata’ all’ambiente conservatore cercando di far ascoltare non più solo ai partiti ma alla società intera il grido di disagio che animava la contestazione studentesca. Il rifiuto di ricoprire il ruolo di ‘guardie bianche’ del sistema. La risposta degli ambienti missini fu l’intervento, anche fisico, per porre fine a una situazione di rivolta che giudicarono manovrata dal Pci. Lo scontro tra ‘alternativa e doppiopetto’, per dirla con Gianni Rossi, era appena iniziato. Valle Giulia fu lo spartiacque. Gli studenti tentavano di creare schieramenti nuoci che passavano attraverso le vecchie associazioni e le spaccavano. Generando, in questo modo, nei due partiti che piu’ avevano influenzato negativamente la politica universitaria, due atteggiamenti indecorosi, ‘’quello del PCI –scrisse Giano Accame- che ogni giorno si asciuga la faccia dagli sputi dei ragazzi per correre dietro ai ragazzi stessi, e quello del MSI che ogni giorno si asciuga la faccia dagli sputi del governo, per corrergli dietro offrendogli i propri servizi’’.
Scrive perciò Gasparetti: ‘’Coniugando l’aspetto nazionale, di cui gli universitari fascisti erano i maggiori sostenitori, e quello sociale, portato avanti con maggior vigore dalla sinistra rivoluzionaria, si sarebbe potuto creare un movimento generazionale su posizioni nazionali e sociali che, travalicando i partiti, si sarebbe potuto collocare contro il sistema nel suo insieme’’. Fu questo ‘’sogno sognato male’’, come lo ha definito Stefano Delle Chiaie, a creare occupazioni parallele e la fine del dialogo tra giovani che indossavano diverse camicie ma avevano lo stesso desiderio di celebrare la propria avversione per una società e una politica che non era grande quanto la loro attesa. La rivolta di una generazione, taglia corto questo saggio, ‘’che rifiutava l’avvilimento del sistema, dal MSI al PCI, rivendicando la sua dignità’’.
(di Gerardo Picardo)
Nessun commento:
Posta un commento