Sono uno dei pochi (o dei tanti?) che non hanno visto la prima puntata di “Vieni via con me”, il programma di Fazio & Saviano. Pensavo di annoiarmi di fronte alle invettive politiche della coppia, tutte contro il moribondo Berlusconi. Ma così mi sono perso Roberto Benigni, l’attore che considero il comico numero uno nel mondo.
A risarcirmi ha provveduto Michele Santoro. Nell’aprire l’ultimo Annozero, ha ripresentato una parte dello show di Benigni. Provo a raccontarlo con i poveri mezzi della carta stampata, pur sapendo che le parole messe nero su bianco valgono zero rispetto alle immagini. Dunque, Benigni ci rivela che Bersani possiede l’arma letale per mandare al tappeto il Caimano. Deve infiltrare ad Arcore non una gemella di Ruby, bensì una ragazza del Partito democratico.
Certo, ma quale ragazza? Benigni suggerisce la Rosy Bindi. Lei si ribella, non vuole saperne, è una signorina morigerata, non farebbe la escort neppure per vincere le elezioni. Ma Benigni insiste: guarda, Rosy, che a Silvio piaci tanto, parla sempre di te. Presentati bene: molto truccata, scollatura abbondante, un po’ di ciccia messa in mostra. Quando Silvio, arrapato, ti toccherà il sedere, devi gridare: lumaconi, porcelloni, adesso vi castigo, ho registrato tutto! E se la polizia ti becca, continua Benigni, ti difenderai così: attenti a come vi muovete, io sono la suocera di Zapatero, qui scoppia un incidente internazionale!
L’incolpevole Bindi e il povero premier socialista spagnolo, già pieno di guai dalla testa ai piedi, sono serviti a Benigni per fare una cosa che in Rai non succede neppure se casca il mondo. E con il mondo vanno per aria anche i boss di viale Mazzini: il presidente Garimberti, il direttore generale Masi, il capo della Rete Tre l’immarcescibile Ruffini, giù giù sino al capostruttura Mazzetti, quello che Santoro aveva messo dietro il filo spinato.
In Rai la satira è vietata, tranne nei casi che sia diretta contro il Caimano, odiato dai sultani rossi. Costoro sono i padroni dei tanti talk show in mano alla sinistra guerrigliera. Quelli che con i soldi pubblici, le tasse e il canone pagati dai noi contribuenti fessi, si sono dati una missione fanatica: spedire all’inferno Berlusconi e il centrodestra.
Con l’andare del tempo, si è consolidata una situazione assurda. La Rai non possiede più tre reti, ma due e mezzo. Perché la Terza e un pezzo della Seconda, appaltato a Santoro, sono stati privatizzati. E risultano un’azienda a sé, dove i gestori fanno il cavolo che vogliono. Un cavolo ben pagato.
Mi è stato raccontato che i sultani rossi non sono mai stati gasati come in questi ultimi tempi. Vedono vicino il loro trionfo, la sconfitta del Caimano. Si considerano dei padreterni, liberati da ogni obbligo nei confronti dei pennacchioni di viale Mazzini. Irridono Masi e sostengono che cadrà insieme a Berlusconi. Sanno di avere alle spalle un pubblico militante e lo eccitano in molti modi. A cominciare da quello di far credere che sono loro l’unica isola di libertà in un paese soggiogato da una dittatura di destra.
Bisogna riconoscere che i sultani rossi sono dei furboni. E hanno goduto, e godono, di un grande vantaggio. Il centrodestra non ha mai saputo contrapporgli nulla che abbia la medesima forza. Berlusconi è ritornato a Palazzo Chigi più di due anni fa, con una maggioranza straripante. In Rai poteva fare quel che voleva. Non gli sarebbe costato nulla varare un paio di programmi da opporre a quelli dei sultani. Però non ci ha pensato o non ci è riuscito. Mostrando di essere un premier impotente, almeno su quel terreno. Lì non c’è Viagra che tenga.
Se non sbaglio, esiste un solo talk show che non dipenda dalla fazione rossa della Rai. È quello di Gianluigi Paragone, ma va in onda tardi e non ne parla nessuno. Qualcuno mi obietterà: c’è anche Bruno Vespa. Ma il suo Porta a Porta è diventato la terza Camera, ha l’obbligo dell’imparzialità e non può fare nulla contro i televisionisti guerriglieri.Questi si muovono come i khmer rossi nella Cambogia di Pol Pot. Non tagliano la testa agli avversari, però attaccano con la stessa rapida sfrontatezza, provocano il nemico, assaltano a sorpresa. “Vieni via con me” è l’esempio più chiaro di questa tattica. Se la Bindi è la suocera di Zapatero, Fazio & Saviano sono gli astuti cognati del capo spagnolo. Persino più sinistri di lui.
Nella prima puntata, i cognati avevano celebrato Nichi Vendola, mostrandolo mentre leggeva l’intero elenco degli insulti che perseguitano i gay. Per la seconda ripresa, Fazio & Saviano hanno invitato due leader avversari di Berlusconi, Gianfranco Fini e Pigi Persani. Per fargli illustrare, e non è uno scherzo!, i valori della destra e della sinistra.
Venerdì, quando si è saputo dello scoop, ha preso il via la solita commedia. Masi ha detto di no, che non potevano farlo. La ditta F&S ha replicato di sì. Il capo della Tre, Ruffini, ha diffuso una proclama demenziale: «La presenza di Fini e Bersani non può che dar lustro alla Rai e al programma». Infine, i due boss invitati hanno informato la nazione che loro se ne fottono della dirigenza Rai e si presenteranno.
Non è una piccola bega televisiva. La vicenda è un esempio di quale paese sia diventato l’Italia. Una babele dove a comandare sono soltanto i distruttori. Mentre la Casta si riempie la bocca con la parola “legalità” e al tempo stesso ne fa scempio. Come il Fini doppiolavorista. Lui avrà il bacio di Fazio e di Saviano, pur essendo incollato a una poltrona che non merita più.
(di Giampaolo Pansa)
Nessun commento:
Posta un commento