Sia sotto il profilo giuridico-politico che sotto quello umanitario. Già le mire egemoniche sarkozyane nel Mediterraneo risultano indigeste, al pari dello shopping che il presidente vorrebbe fare un po' ovunque purché ai danni soprattutto dell'Italia (petrolio libico, Parmalat, ecc.). Rifiutarsi però di accettare le regole imposte dall'Unione è quantomeno scandaloso e sarebbe bene che la Commissione europea intervenisse per calmare i bollenti spiriti di un post-gollista a cui l'insuccesso sembra avergli dato alla testa al punto di ricorrere ad espedienti che mettono a repentaglio i rapporti di buon vicinato con una nazione tradizionalmente più che amica, oltre che ad innescare la possibile dissoluzione dell'Unione europea che ha bisogno soltanto di un "aiutino" per dichiarare la propria repentina fine. Quanto poi alle motivazioni addotte da Sarkozy per giustificare il suo gretto atteggiamento, non fanno davvero onore alla sua intelligenza politica. Si è permesso di dire che la Francia ha già troppi immigrati per poterne accoglierne altri, trascurando il piccolo particolare che quei cittadini francesi dalla pigmentazione scura sono nella stragrande maggioranza il lascito del colonialismo della Republique, un vizio che non s'è perso da quelle parti come si evince dall'impegno che l'Eliseo profonde in questi giorni in Costa d'Avorio. Sarà colpa del mal d'Africa. Ma allora, perché poche migliaia di tunisini, che parlano un francese fluente, dovrebbero restare fuori dalla porta di casa, a Ventimiglia magari? Non è elegante, anche considerando la circostanza che solo qualche mese fra la signora Alliot-Marie, al tempo ministro degli Esteri di Sarkozy, soggiornava, ospite di Ben Ali, sulle soleggiate spiagge della Tunisia. Ma quella è un'altra storia che, per quanto recente, il presidente ha rimosso in fretta. L'incubo Le Pen è più ossessivo e vorrebbe che tutta l'Europa lo condividesse con lui.
(di Gennaro Malgieri)
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