mercoledì 20 aprile 2011

Un combattente non deve cedere all’urlo dei pescivendoli


Il Cav. ha sempre ragione. Ma sta sbagliando. Sbraca. Il Cav. traccia il solco e però ha una spada con cui non sa difendersi. Un combattente, infatti, non deve cedere ai pescivendoli. Quelli da campagna elettorale. E non può offrire il destro ai nemici ponendosi nei loro confronti sotto forma di caricatura.
Il Cav. che vuole attorno a sé chiunque sia pronto a credere, obbedire e combattere deve poi agire di conseguenza: con gravitas eroica. Non con l’incedere da macchietta. Rischia di vivere i suoi cento giorni da leone solo per farli sfumare in un solo giorno, come una pecora, quando verrà tosato dai magistrati e messo a nudo dalla cronaca, se solo continuerà con le mattane da sovversivo.

Deve infatti smetterla con il massimalismo creativo. Il Cav. che ha tutte le ragioni, funestato com’è dall’ostilità dei ferocissimi buoni, non deve sporcarle con l’ingenuità della rabbia. Peggio ancora con la furbizia. Il Cav. deve ricordarselo che ci resterà nella storia, i suoi persecutori no, ma non deve dimenticare che il piedistallo, quello dei posteri, se lo edificherà con il granito dello stile. Smetta dunque di fare il simpatico, diventi davvero serpente e quindi leone.

Il Cav., certo, è anche dolce, ha voluto fare un salutino affettuoso al pm, quello gli ha detto di contenersi, di non fare battute, sarebbe stato più opportuno un severo distacco, anche perché – anche perché – se solo il Cav. venisse tradotto in carcere, imputato di tutto com’è, sarebbe liberato a furor di popolo. Il Cav. ha il popolo, un popolo tutto suo dal quale dovrebbe tenersi lontano. Oltre il carisma, di cui abbonda, ci vuole il crisma, e non può essere tutta quella tifoseria a incoronarlo il Cav. anche perché i pretoriani che esprime non sono pronti alla lotta ma agli agguati.

(di Pietrangelo Buttafuoco)

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