Infatti il suo cognome non figura più sul citofono accanto al suo partito consorte alle amministrative. Fin Laden si è ritirato, non sappiamo se è in allattamento o se ha beneficiato dello scivolo per la pensione anticipata, essendogli universalmente riconosciuta l'invalidità al lavoro. La sinistra non se lo fila più da quando non serve a far cadere Berlusconi e lui non regge il suo partito per la stessa ragione; anche le meteore finiane sono sparite dalla circolazione. Non è più di destra né sinistra, non risulta di centro e nemmeno di periferia. Si è rifugiato in Parlistan, l'isola del Parlamento. Si direbbe apolitico, asettico e forse atermico.
È rimasto solo antiberlusconiano viscerale. Per il resto Fini si è ritirato dalla politica, prosegue gli studi da privatista. Si è messo in proprio, con ditta individuale. Ha aperto uno studio di consulenza istituzionale in-Palazzo Montecitorio e lì svolge la sua attività di libero professionista, ma aspira a un posto fisso nello Stato. Sbriga il traffico parlamentare e gli ingorghi di 630 deputati, prende il numero di targa degli indisciplinati, rallenta qualche disegno di legge, evade la posta, forse lavora all'uncinetto e guida le scolaresche in visita a Montecitorio. Presenta libri che non ha letto per restare coerente con i libri che non ha scritto. Il fine settimana fa corsi di abbronzatura intensiva ed escursioni subacquee; ma non sa che pesci pigliare.
In tv potrebbe dire qualcosa solo sulle previsioni meteo. Non ha una proposta o un'esperienza da far valere, non ha un messaggio da comunicare, al massimo che c'è da spostare una macchina. Se gli nomini il fascismo va in bestia, se gli nomini Berlusconi va in trance satanica. Ma detesta di nascosto pure Casini e ne è ricambiato. Lui non sopporta nemmeno i suoi seguaci e vorrebbe sbarazzarsi di loro, dopo averli portati allo sbaraglio. Perciò cova un desiderio: che Bocchino lo espella dal suo partito. E lo supplica ogni giorno: che fai, mi cacci?
(di Marcello Veneziani)
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