mercoledì 8 giugno 2011

L'anti Santoro di destra: Berlusconi non lo vuole

Con la migrazione di Santoro a La7, la tv italiana è così divisa: Mediaset fa in prevalenza intrattenimento, La7 fa in prevalenza informazione orientata a sinistra e la Rai prosegue anemica e lottizzata, due terzi a chi governa e uno a chi si oppone. Più Sky con un taglio asettico, e opinioni lievemente inclinate a sinistra. È curioso notare che le televisioni riconducibili a Berlusconi influenzano politicamente meno di tutte. La7 marcia verso la Repubblica e De Benedetti e assume ormai la guida del cartello antiberlusconiano in versione soft (Mentana), strong (Lerner), acida (Gruber), shakerata (Costamagna-Telese), comica (Crozza, Chiambretti e vari) e ora plateale-giacubbina (Santoro, Travaglio, Vauro, Celentano). Non sono passati ancora con gli insorti quelli di Raitre (Fazio, Littizzetto, Dandini, Floris, Annunziata ecc.). Ma la carovana è in marcia.

In Rai è da segnalare la patologia grottesca di Raidue: è un canale attribuito alla maggioranza ma ha avuto il suo programma di punta con Annozero di Santoro e un tg equidistante perché il suo ex-direttore Orfeo proveniva da sinistra (ex-Repubblica), è sponsorizzato da Fini e da Casini (presso il cui suocero è tornato a lavorare), ma era stato nominato dal centrodestra. Tre al prezzo di uno. Risultato, somma zero. Ora è nell’interregno ma Raidue dai tempi del craxismo ha perso la sua personalità di rete. È vero, tra Santoro e la Rai non si poteva più andare avanti. È una guerra che durava dal ’97 e la prima fuga dalla Rai di Santoro fu all’epoca di D’Alema premier: allora si rifugiò addirittura da Berlusconi (Italia uno). Ma al suo rientro la situazione incancrenì e cominciò la guerra decennale con Berlusconi.

Sulla permanenza in Rai di Santoro bisogna intendersi a proposito della missione del servizio pubblico: se il servizio pubblico deve tenere un profilo sobrio e il più possibile imparziale e deve tendere a rappresentare in tutti i suoi programmi tutti gli orientamenti, o perlomeno a non mortificarne nessuna area di utenti, allora Santoro era un corpo estraneo e ostile. Era un secessionista, si era creato una repubblica indipendente, faceva uso settario di un servizio pubblico.

Però c’è un’altra idea, che personalmente ho sostenuto del servizio pubblico. Visto che è impossibile e forse noiosa una tv tutta neutrale, innocua e cerchiobottista, allora cerchiamo di diversificare l’offerta. Magari una rete, l’ammiraglia, tenda all’obbiettività, e le altre due offrano punti di vista opposti, opinioni forti e schierate. Sì a Santoro se c’è un AntiSantoro, e il cittadino-utente decide sovrano con lo zapping.

Ma qui sorge un mistero. Il principale imprenditore di tv in Italia, il comunicatore politico per eccellenza, colui che avrebbe vinto alle elezioni per grazia di Dio e volontà della televisione, dico Berlusconi, non ha mai sfornato dalla sua premiata ditta o nella stessa Rai un AntiSantoro, un AntiBiagi, un AntiFazio e via dicendo. Da quel che ho visto e capito, mi sono fatto questa idea: Berlusconi non è incapace di farlo o di capirlo, ma non vuole farlo. Preferisce che la tv intrattenga e magari porti il consenso tramite l’evasione, salvo porgere ossequiosa e silente il microfono alla politica. Berlusconi non è interessato a conduttori, programmi, inchieste di opposta faziosità. Non è nelle sue corde, nella sua indole. Forse perché resta impolitico e anti-ideologico, forse perché è egocentrico e monarchico, forse perché preferisce le barzellette e le canzoni... Ma questa è l’asimmetria tra chi è di sinistra e chi non lo è. Resta il paradosso che il Telarca, il signore della Tv, non vuole figli in video.

La controprova è il profilo light di Mediaset sul piano politico. Sullo sfondo resta il problema della Rai arenata sulla spiaggia come una balena. Raccoglie carcasse di dinosauri come Costanzo e Amurri, magari Baudo e la Carrà. Ma è incapace di muoversi e di rischiare, paurosa di tutto e costretta a frenare e amputare perché in balia di ogni potere e sottopotere. Magari non è colpa di chi la guida perché non ha poteri per rischiare. Povera Lei e poveri noi.

(di Marcello Veneziani)

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