mercoledì 8 giugno 2011

Non vado a La7: farei solo la foglia di fico


Anche Pietrangelo Buttafuoco era in trattativa avanzata con La7. Poi tutto si è fermato. Ora però hanno ripreso a cercarlo.

Andrà anche lei a La7?

«No. Gli ultimi contatti si sono rivelati inutili, simpatiche perdite di tempo officiate dal direttore di rete Tombolini».

Non era una cosa concreta?

«All’inizio. Poi si è trasformata in qualcosa di diverso. Volevano diluire la mia presenza con dei documentari per nottambuli».

Un suo talk show farebbe da contraltare a Santoro & Co...

«A loro interesserebbe per calmierare lo sbilanciamento a sinistra. Ma sarei una stupida foglia di fico circondata da ostacoli, utile a confermare il teorema che fuori da quel gruppo nessuno sa fare tv».

Invece?

«Approfitto per ringraziare Angelo Guglielmi non tanto per aver detto sul Fatto che sono l’unico che sa fare tv fuori dal circolo...».

Quanto per...

«Aver elogiato il difetto di non obbedire ai diktat della politica. Che sono quelli che in piena età berlusconiana mi hanno impedito di realizzare alcunché in Rai. Tant’è vero che quando sono arrivati quelli di destra, hanno cancellato Il grande gioco su Raidue».

Senza offrire alternative?

«Solita proposta: sofisticati documentari da mandare a tarda notte su reti secondarie».
Domenica sera ospite di «In Onda» ha detto che Santoro e Berlusconi si rafforzano a vicenda.
«Ritengo che, in tema di tv, la destra in genere e Berlusconi in particolare abbiano svolto un solo ruolo: fare da ufficio stampa a Santoro».

Addirittura!

«Ogni uscita contro di lui ne ha aumentato la potenza di fuoco».

Finisce un’epoca?

«Finisce l’epoca della tv generalista e di Santoro conduttore unico delle coscienze. Gli uomini della destra continuano a non capire che dieci ore di marchette nei tg e altre diciotto di monologhi di Berlusconi sono annullate da un minuto di Santoro, Fazio, Dandini. E da mezzo di La7».

Chi ci guadagna e chi ci perde?

«Ora si può dire: c’era una volta la Rai prima industria culturale italiana. Sul piano del linguaggio subisce un danno maggiore a quello che ebbe quando nacque la tv commerciale».

Boom!

«Se la concorrenza ha migliorato le performance di tutti, ora la Rai dismette l’autorevolezza. Dopo la trionfale marcia di Mentana, con il probabile arrivo di Santoro, il rafforzamento di Lerner e lo charme di Daria Bignardi, per la parte più giovane e sveglia dell’opinione pubblica La7 è il marchio distintivo».

Per la tv di destra non c’è speranza.

«Ha ragione Ferrara: la tv è de sinistra».

Cause genetiche o storiche?

«Ha presente la magistratura, l’università, le élites culturali, la tribù azionista? La tv è come tutto questo: cosa loro».

Se hai una possibilità come l’ha avuta Sgarbi e la usi così...

«Quel programma è nato come capriccio del sovrano. Credo che Mediaset non l’avrebbe trasmesso».

Bisogna rassegnarsi?

«Per quel che riguarda la mia esperienza è una vicenda chiusa. Usando un linguaggio semplice, la destra troverà spazio in tv quando la sinistra tornerà a governare».

È un pronostico?

«È un fatto. Se non ci fosse stato Santoro non avremmo conosciuto dei fuoriclasse come Nicola Porro, Maurizio Belpietro e Daniela Santanchè, la nuova Sarah Palin. Renata Polverini è diventata governatore del Lazio grazie a Floris. Una trasmissione di destra non avrebbe mai saputo valorizzare simili talenti».

C’è anche la beffa...

«La sinistra è più professionale e ha bisogno di una contrapposizione per affermarsi. Ma così regala visibilità anche alla destra che pure ha un gruppo dirigente culturalmente inadeguato. Oggi, per esempio, saremo tutti all’adunata di Giuliano Ferrara, ma sono certo che i berlusconiani della Rai non si faranno vedere».

A proposito di Rai, autorevoli commentatori hanno scritto che dirigenti d’azienda che lasciano andare un professionista così andrebbero licenziati...

«Andrebbero licenziati i loro mandanti politici. Anche perché peccano di autolesionismo e di intelligenza con il nemico».

Per esempio?

«Nella sua azienda, col cavolo che Berlusconi si mette a censurare o controllare uno come Claudio Bisio che garantisce ascolti elevati. Gli concede persino il lusso di condurre la serata di festeggiamenti per Pisapia. E se questo da un lato dimostra che Berlusconi non è un liberticida, dall’altro scatena corti circuiti e schizofrenie nei suoi servi sciocchi. Bene, ciò detto, ho sicuramente chiuso con la tv. Da una parte e dall’altra».

(di Maurizio Caverzan)

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