Ora l’intellò del Manifesto denuda il ruolo anti veritativo della narrazione libica proveniente da al Jazeera e da Sky, vale a dire gli arabi miliardari del Qatar infeudati con i servizi segreti di mezzo mondo e gli australo-britannici protettori di David Cameron. Si aggiungano le prefiche dell’Eliseo sempre in assetto di guerra umanitaria (Bernard-Henri Lévy e dintorni) e si otterrà il ritratto d’una confraternita di contrabbandieri. Di che cosa? Anzitutto di un’epica immaginaria alimentata dai fotogrammi sulle finte fosse comuni d’inizio rivolta (vecchi cimiteri nemmeno disordinati), dai proclami sulle sorti di Gheddafi (morto, ferito, circondato, fuggito, spacciato, da ultimo acquattato in una buca come Saddam prima dell’epilogo) e dei suoi figli, dal censimento delle città e dei quartieri nemici conquistati dai ribelli (e spesso invece nelle mani dei lealisti). Per non dire della reale qualità ideologica e militare delle tribù insorte in Cirenaica, tanto magnificate quanto dipendenti dalla Nato e dalle forze speciali europee per unità d’intenti e consistenza bellica, o dei loro capi fratricidi dal curriculum specchiatamente gheddafiano. E in effetti questa meccanica informativa è parsa subito limpidamente speculare alla disinformazione del regime di Tripoli. Ma allora dov’è il sovrappiù morale della comunicazione democratica?
Dal Lago rafforza la sua analisi volgendo lo sguardo ai leftist inglesi del Guardian: “Se i mezzi sono sbagliati, questo alla fine influisce sul risultato”. Poi rivolge un quesito retorico al mondo che gli è consanguineo, come cioè “tutto questo sia fatto passare, anche a sinistra, per una mera lotta di liberazione o un risultato della primavera araba si spiega solo, anche da noi, con la confusione che regna in un’Europa traballante e guidata da un paio di leader ossessionati dalla rielezione (Sarkozy) o che hanno le loro gatte da pelare (Cameron)”. E non è ancora chiaro come si potrà colmare, senza prima caderci dentro, il dislivello tra la guerra percepita e lo smarrimento per gli effetti del conflitto reale.
(di Alessandro Giuli)
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