La sovranità appartiene ai mercati, che la esercitano nelle forme e nei limiti delle istituzioni europee. Più o meno è così che oggi funziona l’articolo 1 della nostra costituzione, quella reale.
In questa crisi economica sempre più soffocante, il trambusto di quest’ennesima crisi politica dell’Italia sembra un banale raffreddore di stagione, proprio come la crisi della nostra democrazia. Un ciclo ventennale di politica sessista e autocrazia personale sta volgendo al suo misero epilogo. Ma invece di ripristinare le normali procedure democratiche, non vediamo l’ora di finire sotto ad un governo di tecnocrati e banchieri senza uno straccio di legittimazione popolare, ma benedetti dall’alta finanza e dai burocrati europeisti. Per vent’anni abbiamo accusato Berlusconi di usurpazione della democrazia. Oggi pensiamo di liquidare Berlusconi installando un governo di burocrati. Ma la tecnocrazia finanziaria non aiuta la democrazia.
Mario Monti può diventare il salvatore della patria, con il suo aplomb mediatico, la sua mostruosa competenza e una carriera professionale immacolata. In confronto a Berlusconi è un santo. Però Monti è un uomo di apparato, spigliato nel parlare a testa alta con banche e imprese, ma praticamente muto sui grandi valori della politica. Con Mario Monti al governo e Mario Draghi alla Bce ci siamo commissariati da soli. Dai politici peones siamo passati agli eurocrati senza voti: ma perchè in Italia democrazia e competenza restano divise?
Ancora una volta, ci ritroviamo un ultra-sessantenne al governo, con una maggioranza che non si sa e un programma che non si sa. Ma con un obiettivo vitale: portare fuori l’Italia dal rischio default, abbassare lo spread, calmare i mercati. Oggi gli elettori e i loro voti sono sostituiti dai mercati e dai loro indici. Per sapere se un politico o una legge sono efficaci, una volta si contavano i voti e si ascoltavano le opinioni. Oggi si guardano gli indici di borsa: se sale, promosso; se scende, bocciato.
E’ bastato che Monti aprisse bocca per dire che lo aspetta un grande lavoro, e i mercati hanno applaudito con euforia. In pratica hanno votato la loro fiducia a Monti ancora prima che sia nominato dal capo dello stato e abbia sbrigato quella superflua pratica chiamata voto di fiducia. Va a finire che Berlusconi passerà per un leader democratico che rispettava il parlamento.
Stiamo allegramente correndo incontro ad un governo para-democratico che nasce col compito di massacrare quel che resta del sistema previdenziale, dei servizi pubblici, della scuola, dei diritti del lavoro. Tutto senza dibattiti o referendum. Tutto in nome dell’euro e dell’Europa. Anche in nome del popolo italiano, cioè di coloro che pagheranno il debito prodotto dalla casta?
Avremo un bilancio in perfetta forma e Merkel e Sarkozy non derideranno più l’Italia. Non faremo più assurde gaffes diplomatiche e non vedremo, si spera, fanciulle esperte di massaggi promosse ad onorevoli e onorevoli che non distinguono tra parlamento e postribolo. Almeno la moralizzazione non costa niente. Avremo dunque una tecnocrazia morale, per la pulizia dei conti e della politica. Speriamo non pulisca via anche la democrazia.
(di Gabriele Cazzulini)
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