Al direttore - Non faccio che mettere in spam tutta la spazzatura d’estrema destra che mi transita dal computer. Va in cestino e siccome non di fogne si tratta ma di miserabili parodie di tragicità defunta ci metto il carico di rabbia. Faccio un esempio: leggo di un Msi-Dn, di un tal Saya, che è massone di Messina. Tal Saya è il difensore dell’occidente, della Cristianità e dei Masculi. E’ giusto quello che presenta una delegazione al congresso di Scilipoti dove ad accompagnare la sua gentile signora ci sono due tipi in foggia paramilitare. Portano legge e ordine. Portano Dio, Patria e Famiglia e hanno la fiamma di Almirante al braccio. Che pena, dunque, vedere quell’emblema, simbolo di una storia, ridotto a far da coperchio a certi minestroni di pura porcheria: razzisti, xenofobi e cyber-templari. Qualsiasi cosa trova alloggio in quella pignatta da dove sbucano croci celtiche e rune. E Militie. Tutto secondo caricatura. Per come piace ai cameramen che, infatti, se li cercano questi dalla mascella quadrata e dalla zucca vuota per farne un carnevale ideologico. A furia di farne miseria della storia tutti i miserabili sono accorsi a mendicare una propria memoria. E povera camicia nera, allora – feticcio di tragicità – ridotta a mascherata. Povera fascisteria buttata nel cesso della mostrificazione. A forza di evocare mostri si va in botola. E viene facile l’esorcismo su Casa pound. Solo che Casa Pound, vittima di un riflesso condizionato e non di un teorema, ha un’altra storia.
Nessun razzismo e mai xenofobia, anzi. Vivono nel quartiere cosmopolita di Roma, piazza Vittorio. Stanno con gli ultimi. E se un ragioniere innamorato di fantasy è transitato dalle loro parti – inseguendo chissà che incubo – per poi andare ad ammazzare due senegalesi, c’è solo un orrore orbo di perché. Certo, la malattia dell’estremismo fa malato il ragioniere. E non è il ’900. Se vogliamo seguire le orme del ragioniere non si arriva a Lovecraft, mi spiace. La carta geografica della sua mente era quella Firenze di sputi e pisciate sul Battistero. Tante belle parole spese per quei poveri disgraziati uccisi e nessuno che gridi forte i loro nomi. Un consiglio, dunque: non cerchino le tracce, troveranno le orme.
P.s. Adesso parlo per fatto personale. Non ci avrei mai messo piede se solo ci fosse un solo rutto di quella schifezza qual è l’estrema destra. A Casa Pound fanno musica e solidarietà. Spiazzano. E voglio ricordare due fatti. A Poggio Picenze, in Abruzzo, all’indomani del terremoto il giornalista collettivo raccontò della paura della comunità magrebina per la presenza di un nucleo di Casa Pound. Finì che gli africani ringraziarono pubblicamente Casa Pound e il sindaco sta adoperandosi per intitolare la biblioteca al noto poeta. Secondo fatto: quando arrivarono a Roma i black bloc, per cinque minuti buoni, in tutte le redazioni del giornalista collettivo galleggiò l’idea che fossero quelli di Casa Pound, sotto mentite spoglie, a scatenare i disordini. Ecco, fosse stato vero, specie con il governo Berlusconi in carica su cui fare fuoco, avremmo avuto Saya ospite del Tg3. Con gentile signora al seguito.
(di Pietrangelo Buttafuoco)
Nessun razzismo e mai xenofobia, anzi. Vivono nel quartiere cosmopolita di Roma, piazza Vittorio. Stanno con gli ultimi. E se un ragioniere innamorato di fantasy è transitato dalle loro parti – inseguendo chissà che incubo – per poi andare ad ammazzare due senegalesi, c’è solo un orrore orbo di perché. Certo, la malattia dell’estremismo fa malato il ragioniere. E non è il ’900. Se vogliamo seguire le orme del ragioniere non si arriva a Lovecraft, mi spiace. La carta geografica della sua mente era quella Firenze di sputi e pisciate sul Battistero. Tante belle parole spese per quei poveri disgraziati uccisi e nessuno che gridi forte i loro nomi. Un consiglio, dunque: non cerchino le tracce, troveranno le orme.
P.s. Adesso parlo per fatto personale. Non ci avrei mai messo piede se solo ci fosse un solo rutto di quella schifezza qual è l’estrema destra. A Casa Pound fanno musica e solidarietà. Spiazzano. E voglio ricordare due fatti. A Poggio Picenze, in Abruzzo, all’indomani del terremoto il giornalista collettivo raccontò della paura della comunità magrebina per la presenza di un nucleo di Casa Pound. Finì che gli africani ringraziarono pubblicamente Casa Pound e il sindaco sta adoperandosi per intitolare la biblioteca al noto poeta. Secondo fatto: quando arrivarono a Roma i black bloc, per cinque minuti buoni, in tutte le redazioni del giornalista collettivo galleggiò l’idea che fossero quelli di Casa Pound, sotto mentite spoglie, a scatenare i disordini. Ecco, fosse stato vero, specie con il governo Berlusconi in carica su cui fare fuoco, avremmo avuto Saya ospite del Tg3. Con gentile signora al seguito.
(di Pietrangelo Buttafuoco)
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