mercoledì 11 luglio 2012

Fine ingloriosa di Fini, serial killer della Destra che ha affossato tre partiti


Missione compiuta, o quasi. John Francis Ends, il noto serial killer della Destra italiana, come ha scritto il Corriere della Sera del 1° luglio, è “pronto a sciogliere il Fli” dopo aver constatato, aggiustandosi la cravatta, che “alle amministrative abbiamo dimostrato la nostra marginalità e in certi casi ininfluenza”. E quindi dopo il Msi e dopo An, nel terzo episodio di questo film dell’orrore lungo diciassette anni, ecco ormai il terzo cadavere lasciato alle spalle, il Fli.
Per la verità, Mr. Ends, al secolo Gianfranco Fini, avrebbe detto: “Alle amministrative avete dimostrato marginalità e ininfluenza”, perché io, da presidente della Camera e quindi super partes, non ho partecipato alla campagna elettorale, quindi, va sottinteso, colpe non ne ho. Così riferisce chi ha partecipato alla riunione. Che si è svolta in un luogo quanto mai opportuno per gente di buon gusto come i finistei: all’appena inaugurato Eataly, “neotempio dei gourmet romani” dove, relaziona sempre l’autorevole Corriere, “all’ultimo piano del megacentro, dopo aver superato fritti e mozzarelle di bufala, culatelli di Zibello e piadine, ecco l’Assemblea nazionale” dei futuristi in libertà, dove il presidente del partito ha detto la sua. Insomma, l’ultima bufala doc.

Tra un “in un certo qual modo” e un appuntarsi a spuntarsi i bottoni della giacchetta, Fini ha per la verità anche detto che “non siamo un partito in liquidazione”, ma nessuno gli ha creduto anche perché molti dei suoi sono occupati a dilaniarsi fra loro (per esempio Filippo Rossi ha chiesto che Fabio Granata sia espulso dal partito “per indegnità”). L’avventura politica di questo sessantenne è dunque giunta al Finis? Non lo si può sapere, ma di certo vi è giunto tutto un mondo umano e culturale che egli ha purtroppo rappresentato e trascinato nelle sue sciagurate performance. Guardandosi alle spalle ha lasciato soltanto macerie.
Macerie e tabula rasa di un mondo che bene o male aveva retto per mezzo secolo. Perché il risultato, dall’epoca dello scontro con Rutelli per Roma (1993), all’ingresso nel primo governo Berlusconi (1994) e il lavacro di Fiuggi (1995), con il progressivo abbandono delle posizioni che avevano caratterizzato la Destra italiana da sempre, è stata la sua pressoché totale rottamazione. Perché a forza di aver paura del passato e dei suo simboli (qualcuno ricorda la mitica “coccinella”?!), ripudiandolo nella maniera più rozza, a forza di voler entrare nei cosiddetti “salotti buoni”, a forza di adeguarsi nel modo più piatto al “politicamente corretto”, a forza di “strappi” su tutti i piani senza proporre altra alternativa se non posizioni assolutamente ridicole per voler puntare al Centro, oggi la Destra non c’è più.
Addirittura il tentativo del cosiddetto Terzo polo, nell’assemblea del 30 giugno, è stato clamorosamente sconfessato e anche con parole dure. Esso, ha detto con parole oracolari Fini, gesticolando secondo suo costume, “è stato concepito come una somma di entità, uno stare insieme per disperazione”. Perdinci, una somma di disperati! Anch’esso dunque nella polvere. Un record assoluto: dove il presidente della Camera pone mano compie disastri. Un Re Mida alla rovescia.

Il peggiore, il maggiore, è di aver distrutto la Destra, senza aver costruito assolutamente nulla. Un sessantenne con un grande avvenire alle spalle. E tutti quelli che avevano creduto nelle sue parole? In questi vent’anni, quelli che non vi avevano creduto sono stati emarginati, grazie anche a coloro i quali a livello locale e soprattutto negli assessorati alla Cultura di paesi, città, province e regioni, hanno pensato bene di nascondere e dimenticare cosa era una cultura non conforme e non di sinistra. Vent’anni di semi-oblio hanno prodotto il risultato attuale: il Nulla. Sicché, in mano ai Tecnocrati cosa è possibile fare? Se non si riesce a fare qualcosa, di un mondo umano e culturale, oltre che politico, non resterà nemmeno il ricordo.

(di Gianfranco de Turris)

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