Lunedì scorso, in silenzio, è stato accolto il primo passo per avviare
la santificazione di Aldo Moro, servo di Dio. Me lo diceva un suo
fedelissimo, Luigi Ferlicchia, presidente del centro studi Moro e
promotore con il postulatore Nicola Giampaolo della
canonizzazione.
Ferlicchia è pure convinto che Moro sia stato vittima del
Kgb sovietico: ricorda un borsista che seguiva le lezioni di Moro,
Sergeij Sokulov, agente del Kgb, che avrebbe condotto Moro per braccio
nel rapimento di via Fani.
Una tesi condivisa da due stretti collaboratori di Moro, Franco Tritto e
Renato Dell'Andro. Ma questa è roba da commissione Mitrokhin.
Mi turba
di più la santità di Moro (idem per De Gasperi. Verrà poi il turno di
Andreotti?). Ammiro la devozione eterna dei postulanti nei confronti di
Moro ma francamente non vedo tracce di santità. Non tiro in ballo il
compromesso storico e l'apertura a sinistra di un politico che pure
nasce moderato e da giovane fu fascista; né lo dico ricordando lo
scandalo dei petroli, i suoi collaboratori inquisiti o l'affare
Lockheed. Moro fu un politico e si comportò da politico, non da santo.
La sua morte brucia ancora, ma come diceva Sant'Agostino non è la pena
ma la causa a fare i martiri. E non vedo Moro mosso da una causa
cristiana, al più democristiana. O dovremmo santificare tutte le vittime
cattoliche del terrorismo?
I veri santi si sacrificano nel nome della
fede o dedicano la loro vita a opere di carità o compiono miracoli. Moro
rientra in questi canoni? Un Santo Moro politico c'è già: è San Tommaso
Moro. Basta lui. Dio non votava Dc.
(di Marcello Veneziani)
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