A proposito di saluti romani. Il capolavoro poetico del nostro mondo, Cantos, fu fabbricato dentro la gabbia del campo di concentramento americano a Coltano, Pisa. Ezra Pound, prima di consegnarsi ai suoi prigionieri, ebbe il tempo di portarsi in tasca un libro di Confucio e il dizionario degli ideogrammi cinesi. Quando non girava su se stesso a far cerchio sulla sabbia si aggrappava alle sbarre e cantava Manes. A osservarlo, ammirato – e purtroppo di questo racconto non c’è testimonianza su Facebook – c’era un altro internato assai particolare, Walter Chiari che, di quei giorni, farà racconti esilaranti: “Saluto gli internati della prima fila”. Così diceva dalla ribalta del varietà rievocando il duetto col poeta. Per aggiungere, nel frattempo che Pound s’irrigidiva nel saluto romano, “quelli della Decima!”, ovvero la Flottiglia degli incursori della Marina repubblicana. Memento audere semper.
(di Pietrangelo Buttafuoco)
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