È scomparsa l’altro ieri, proprio in questo 2009 che vedeva il centenario del Futurismo. L’anno che le avrebbe reso giustizia di tanto lavoro per la rivalutazione del movimento fondato dal padre, Filippo Tommaso Marinetti. Delle tre figlie di Marinetti, Luce era la più piccola. E, negli ultimi anni di vita del poeta, mentre la più grande, Vittoria, scriveva sotto dettatura gli ultimi libri, lei era sempre vicina a quell’anziano papà che la chiamava la «mia piccola infermierina». Marinetti morì nel dicembre del 1944 e alla moglie Benedetta e poi alle tre figlie (Vittoria, Ala e Luce) toccò il compito di «difenderlo», nel primo dopoguerra, dagli attacchi di una critica becera e politicizzata. Luce, molto proiettata verso l’estero, lo fece con grande verve e passione per tutta la vita. Mi ricordo una sua intervista del 1987 per un programma su Channel Four di Londra, cui partecipai anch’io. S’intitolava «Vita futurista», per la regia di Lutz Becker. Luce vi raccontava con grande intensità emotiva dettagli apparentemente insignificanti del padre, dettagli che però ne facevano cogliere la dimensione umana. Lo stesso fece in tante conferenze accorate, senza mai una declamazione. Insomma una grande divulgatrice culturale, proprio perché difendere e far conoscere il Futurismo che, si voglia o no, fu la più grande avanguardia italiana del XX secolo, fu, appunto, «fare cultura», in un panorama culturale afflitto dalle censure ideologiche. Ci piace concludere ricordandola con le parole di Benedetta che la presentò al mondo, piccolissima, nella dedicatoria del suo libro Astra ed il sottomarino: «Marinetti ti offro Astra... È nata carica d’anima, tutte le ansie, le vibrazioni, le gioie, i presentimenti, le certezze vi sono disegnate... Da tre anni, quest’opera è compiuta, ed è stata, tu lo sai, una parentesi più pesante nei miei giorni ed è nata la nostra Luce. Luce oggi è vittoriosa nel sorriso blu, nei suoi canti, nei biondi giochi al sole con Vittoria, ardente, e Ala, veloce».
(fonte: http://www.ilgiornale.it/)
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