Herta Mueller, saggista e poetessa tedesca di origine romena ha vinto il premio Nobel per la letteratura. La Mueller, nata nel 1953, ha «tratteggiato il panorama dei diseredati» in Romania sotto la dittatura di Nicolae Ceasescu «con la concisione della poesia e la schiettezza della prosa», ha scritto l’Accademia di Svezia. «Sono sbalordita» ha fatto sapere l’autrice in una nota diffusa dal suo editore tedesco, Carl Hanser Verlag, «e non posso ancora crederci. Per il momento non posso dire di più».
Scrittrice di lingua tedesca, la Mueller appartiene alla minoranza germanofona del Banato rumeno. Riparata in Germania per sfuggire alle persecuzioni del regime dittatoriale di Ceausescu è a tutt’oggi considerata la più importante scrittrice vivente in lingua tedesca e un autore di culto sia per la Germania sia per la Romania. In Italia, Keller editore ha pubblicato ’Il paese delle prugne verdì, ritratto impietoso di un paese dominato dalla paura e dall’oppressione della dittatura. Tradotto in 15 lingue il romanzo, in realtà un autentico poema in prosa, si è aggiudicato anche l’Impac, il premio più internazionale dopo il Nobel per la Letteratura. Scrittrice quasi sconosciuta in Italia, la Mueller è stata pubblicata dalla giovane casa editrice Keller di Rovereto. Il suo unico romanzo in commercio è un ’bildungsroman’, un romanzo di formazione, che segue la vicenda di quattro studenti universitari in Romania negli anni della dittatura. Morte, follia, fuga sono gli esiti dell’esistenza della maggior parte dei personaggi. Ma è anche un libro che parla di amicizia e, appunto, di crescita, nel momento in cui i ragazzi devono affrontare l’impatto con la morte di una compagna. Durante gli ultimi tre anni della dittatura in Romania, alla fine degli anni Ottanta, la scrittrice si era trasferita in Germania, anche se dichiara di non essersi del tutto integrata nel Paese, dove è considerata una rumena, così come in Romania era considerata una tedesca. La sua lingua è riconosciuta come un tedesco di confine, quale del resto era il tedesco di Kafka. Il suo stile procede per metafore, per immagini rendendo la narrazione poetica, quasi lirica anche quando descrive episodi abbastanza crudi. La scrittura metaforica fa parte del modo esprimersi degli scrittori dell’est, costretti ad eludere la censura anche nella corrispondenza personale, come accade ai quattro protagonisti del ’Paese delle prugne verdì che sviluppano un loro codice per rimanere in contatto tramite le lettere che sanno essere sottoposte al controllo della censura. La poesia, ha detto una volta, è la forma letteraria che più facilmente si diffonde durante un regime dittatoriale sia perchè si esprime frequentemente per metafore sia perchè è una forma breve più facile da ricordare a memoria. Ci sono stati momenti - ad esempio gli interrogatori della polizia - durante i quali recitare una poesia tra sè e sè svolgeva per lei, non credente, una funzione molto simile a quella che una preghiere deve avere per un credente.
(fonte: http://www.lastampa.it/)
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