venerdì 20 novembre 2009

Del Noce, filosofo e profeta del fallimento del marxismo


Il ventennale della caduta del muro di Berlino coincide con quello della morte di Augusto Del Noce: “Il filosofo che meglio preconizzò il fallimento del marxismo e i suoi effetti sulla società contemporanea”, commenta Roberto de Mattei, vice presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Del Noce fu ordinario di Storia della filosofia moderna e contemporanea all’Università di Trieste, di Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica all’Università di Roma ‘La Sapienza’, fu Senatore della Repubblica, collaborò con numerose testate ed ottenne riconoscimenti quali la Medaglia d’oro al merito della cultura cattolica nel 1986 e il Premio nazionale di cultura nel giornalismo Penna d’oro nel 1989. Le sue pubblicazioni iniziano con La non filosofia di Marx (1946), ripubblicato ne Il problema dell'ateismo (1964), in cui Del Noce vuol dimostrare che l’ateismo non è una “necessità” del progresso filosofico-scientifico, bensì un “problema” della modernità. Tra le opere che dettero contributo importante al dibattito politico negli anni ’70-‘80 L'epoca della secolarizzazione (1970), Il suicidio della rivoluzione (1978) e Il cattolico comunista (1981): “Fondamentale elaborazione della sua posizione sulla conciliabilità tra marxismo e cattolicesimo”, osserva de Mattei.

“Il pensiero di Del Noce è ancora oggi in grado di rispondere alle numerose sfide che animano il dibattito moderno”, prosegue il vice presidente del Cnr. “La contrapposizione tra laicismo e religione, la secolarizzazione, il relativismo e il nichilismo che attraversano la società ‘opulenta’, il potere della tecnologia, sono problematiche affrontate dal filosofo con grande anticipo e rispetto alle quali egli proponeva la riscoperta dei principi etici universali e tradizionali quale orientamento dell’uomo nella storia, cercando di dimostrare come i sistemi di pensiero che aspirano ad una liberazione dell’uomo su basi unicamente razionali siano fallimentari”.

Marcello Veneziani ricorda che “Augusto del Noce è stato il filosofo politico e civile del pontificato di Giovanni Paolo II, che fu il principale ispiratore di quell’epocale declino della rivoluzione e del comunismo nel mondo. Il comunismo si risolverà in spirito radical, prevedeva allora Del Noce, un intreccio di consumismo e di liberazione sessuale, che è poi il marchio di quella che egli definiva “l’‘irreligione’ occidentale”. “Essa trova modo di imporsi in una ‘non società’ senza senso e senza valore”, prosegue Tito Perlini dell’Università di Venezia, “dove la molteplicità non è unificata; il laicismo svuotato di ogni residuo cristiano dà luogo non ad un auto-superamento ma ad una netta regressione”. “Del Noce era per sua natura contrario ad ogni violenza”, ricorda Enzo Randone, Presidente della Fondazione Del Noce, “ma ne vedeva anche il legame essenziale con lo gnosticismo”.

Tra gli aspetti affrontati nel convegno, “la critica alla società del ‘benessere’ detta anche ‘tecnocratica’ o ‘permissiva’”, riferisce Natascia Villani, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, “in quanto società che accetta tutte le negazioni riguardo a pensiero contemplativo, religione, metafisica”. “Sin dal 1969 Del Noce analizzava il vicolo cieco della modernità”, conclude Salvatore Azzaro, “e suggeriva che solo l’autocritica di tutti gli orientamenti politici di fronte all’eclisse dell’ordine dei valori, può scongiurare l’adesione di fatto a un ordine dato o a un disordine stabilito, privi di ogni giustificazione ideale”.

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