A Porta a porta l'onorevole Nania, ex An, cercando di giustificare Scajola ha spiegato, poiché non era credibile che il ministro non si fosse reso conto che 600 mila euro per un appartamento di 180 metri quadri in una delle zone più suggestive di Roma era un prezzo totalmente fuori mercato, che è usuale che una persona comune quando si trova a trattare un affare con un uomo del potere sia naturalmente portata a fargli condizioni di favore senza che ciò comporti necessariamente una contropartita. Mio padre, Benso Fini, che nel dopoguerra ha diretto per 13 anni Il Corriere Lombardo, il primo quotidiano del pomeriggio italiano, allora assai importante, e che respingeva qualsiasi regalia, anche modesta, eccettuati i libri, mi ha insegnato che non si accettano favori immotivati. E questo mi ha evitato di cacciarmi in alcuni guai.
Nel 1979 lavoravo per il Nuovo Europeo di Mario Pirani e stavo trafficando per avere un'intervista da Toni Negri, in carcere da un mese. Oggi è semplice: ci si accorda con un parlamentare che entra in prigione e poi riferisce al giornalista. Allora le cose erano più complicate. Dopo estenuanti trattative riuscii a far arrivare a Negri le mie domande scritte e ad avere le sue risposte. Quando ebbi in mano tutto andai da Pirani, nel suo ufficio romano. Lui, che stava preparando il nuovo giornale, fu naturalmente molto contento: sarebbe stata la copertina del primo numero del "suo" Europeo. Nell'ufficio c'era anche l'Amministratore delegato Bruno Tassan Din che, preso dall'euforia, mi propose: «Venga con noi a Milano, sul nostro jet privato». «La ringrazio» risposi «ma ho già un biglietto Alitalia». «C'è anche Di Bella» disse Tassan Din per invogliarmi (era il direttore del Corriere). «Ragione in più per non venirci» replicai io, scherzando. Tassan Din parve molto seccato. Mezz'ora dopo Pirani mi richiamò nel suo ufficio: «Perché ha trattato così l'Amministratore delegato?». «Mio padre mi ha insegnato che non si accettano favori immotivati». Due anni dopo Tassan Din e Di Bella furono pescati nella P2. Se io fossi salito su quell'aereo i due avrebbero fatto probabilmente delle avances e io, magari non capendo subito bene, avrei potuto farmi trascinare in situazioni poco chiare e compromesso una volta mi sarei compromesso per sempre. In queste cose vale quello che vale per le ragazze: se si lasciano mettere una mano sul ginocchio si arriva alla hause. I politici si fanno mettere le mani su tutte e due le ginocchia. E questo mi stupisce un poco. Sono già dei miracolati, gente che non ha fatto un'ora di lavoro vero in vita sua, che non sa far nulla e sono potenti, ricchi e famosi.
Potrebbero accontentarsi. Invece non ne hanno mai basta. Anche quando non prendono direttamente tangenti si fanno dare affitti a equo canone, pagare mezzi appartamenti, regalare anche la carta igienica. Scajola, per scagionarsi, ha detto che avrebbe dovuto essere un cretino per dare 80 assegni circolari davanti a dei testimoni. Ma c'è anche un'altra ipotesi: il senso di impunità che dà il potere, la convinzione che non si pagherà mai dazio. Lo abbiamo già visto in Tangentopoli. Pillitteri non si faceva consegnare sulla sua scrivania i quattrini, malamente avvolti in carta di giornale? E perché mai la classe dirigente di oggi dovrebbe essere diversa, quando sono quindici anni che non si fa che delegittimare la Magistratura e si è inzeppato il Codice penale, soprattutto per i reati finanziari, quelli di "lorsignori", di leggi talmente "garantiste" che arrivare a una sentenza definitiva è quasi impossibile? Amintore Fanfani, che da vero uomo di potere non ambiva al denaro, abitava all'ottavo piano di un normalissimo condominio in via Platone, non in un appartamento davanti al Colosseo. Ma Fanfani, oltre a essere stato un notevole docente universitario, aveva statura (politica) di statista. Questi son solo degli ometti.
Nel 1979 lavoravo per il Nuovo Europeo di Mario Pirani e stavo trafficando per avere un'intervista da Toni Negri, in carcere da un mese. Oggi è semplice: ci si accorda con un parlamentare che entra in prigione e poi riferisce al giornalista. Allora le cose erano più complicate. Dopo estenuanti trattative riuscii a far arrivare a Negri le mie domande scritte e ad avere le sue risposte. Quando ebbi in mano tutto andai da Pirani, nel suo ufficio romano. Lui, che stava preparando il nuovo giornale, fu naturalmente molto contento: sarebbe stata la copertina del primo numero del "suo" Europeo. Nell'ufficio c'era anche l'Amministratore delegato Bruno Tassan Din che, preso dall'euforia, mi propose: «Venga con noi a Milano, sul nostro jet privato». «La ringrazio» risposi «ma ho già un biglietto Alitalia». «C'è anche Di Bella» disse Tassan Din per invogliarmi (era il direttore del Corriere). «Ragione in più per non venirci» replicai io, scherzando. Tassan Din parve molto seccato. Mezz'ora dopo Pirani mi richiamò nel suo ufficio: «Perché ha trattato così l'Amministratore delegato?». «Mio padre mi ha insegnato che non si accettano favori immotivati». Due anni dopo Tassan Din e Di Bella furono pescati nella P2. Se io fossi salito su quell'aereo i due avrebbero fatto probabilmente delle avances e io, magari non capendo subito bene, avrei potuto farmi trascinare in situazioni poco chiare e compromesso una volta mi sarei compromesso per sempre. In queste cose vale quello che vale per le ragazze: se si lasciano mettere una mano sul ginocchio si arriva alla hause. I politici si fanno mettere le mani su tutte e due le ginocchia. E questo mi stupisce un poco. Sono già dei miracolati, gente che non ha fatto un'ora di lavoro vero in vita sua, che non sa far nulla e sono potenti, ricchi e famosi.
Potrebbero accontentarsi. Invece non ne hanno mai basta. Anche quando non prendono direttamente tangenti si fanno dare affitti a equo canone, pagare mezzi appartamenti, regalare anche la carta igienica. Scajola, per scagionarsi, ha detto che avrebbe dovuto essere un cretino per dare 80 assegni circolari davanti a dei testimoni. Ma c'è anche un'altra ipotesi: il senso di impunità che dà il potere, la convinzione che non si pagherà mai dazio. Lo abbiamo già visto in Tangentopoli. Pillitteri non si faceva consegnare sulla sua scrivania i quattrini, malamente avvolti in carta di giornale? E perché mai la classe dirigente di oggi dovrebbe essere diversa, quando sono quindici anni che non si fa che delegittimare la Magistratura e si è inzeppato il Codice penale, soprattutto per i reati finanziari, quelli di "lorsignori", di leggi talmente "garantiste" che arrivare a una sentenza definitiva è quasi impossibile? Amintore Fanfani, che da vero uomo di potere non ambiva al denaro, abitava all'ottavo piano di un normalissimo condominio in via Platone, non in un appartamento davanti al Colosseo. Ma Fanfani, oltre a essere stato un notevole docente universitario, aveva statura (politica) di statista. Questi son solo degli ometti.
(di Massimo Fini)
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