Il presidente della Camera alfiere anticattolico. La politica eretica del ribelle del Pdl si trasforma in esoterica. Dalla Fiamma al compasso il passo è brevissimo. Basta farsi un giretto in rete per scoprire un Altro Mondo che nelle cronache ufficiali dei giornaloni non trova spazio. Eppur si muove qualcosa nella critica ultracattolica, tra gli storici di provata fede, nelle stanze di chi è abituato, per cultura, formazione e tradizione, a vedere sottili e invisibili trame. E allora ecco che la visita di Fini alla Chatam House nel febbraio del 1995, il think tank della politica inglese, laicissimo salotto della City, acquista per questi osservatori un carattere particolare. Non un semplice "strappo" dal fascismo, non solo la condanna di Mussolini statista, ma una trama e un ordito che preludono a un'alleanza con i poteri forti oltre il canale della Manica. È un fil rouge che conduce dalle stanze di Chatam House alla redazione dell'Economist, il settimanale che da un bel po' ha adottato Fini come "uomo nuovo" della politica italiana. A differenza del Cav egli non è unfit per governare l'Italia, anzi.
Certo, su Montecarlo deve dare qualche spiegazione, ma aggirato l'ostacolo monegasco, Gianfranco potrà contare sul gruppo editoriale per giocare la sua partita. «The most able», il più abile, per l'Economist è Fini che – toh! – è anche «il più determinato a limitare l'influenza della Chiesa cattolica nella vita degli italiani». Strane coincidenze che nel bosco del cattolicesimo tradizionalista trasformano Fini in una seria minaccia.
Non è l'establishment degli storici che parla. Non è farina del blocco culturale che decide cosa è buono e cosa è cattivo. Quella che viaggia soprattutto sui blog della rete è una lettura alternativa della storia contemporanea che si sta facendo e disfacendo. Una visione che spegne la Fiamma e apre il compasso, la cronaca non isterica ma esoterica della mutazione finiana dal post-fascismo a un laicismo talmente hard da far tramontare persino "l'illuminismo" e dunque approdare a posizioni anticattoliche, giacobine e, dulcis in fundo, massoniche. Fantasie della rete? Paranoia? Complottite? Qui facciamo cronaca. Le posizioni di Fini sui temi della famiglia, del fine vita, della bioetica sono lontane anni luce da quelle della Chiesa e distanti da quelle del partito d'origine, An, e da quello che ha cofondato e ora vuol affondare, il Pdl. Dove c'è il business della bioetica, dove si muovono milioni e milioni di dollari in ricerca e sperimentazione, le tesi finiane sono oro colato. Dove? In Gran Bretagna, of course. Londra e la sua Borsa (il London Stock Exchange) sono secondo un rapporto della Deloitte il secondo mercato mondiale per numero di aziende operanti nel settore biotech, mentre l'Italia, ai primi posti nel mercato farmaceutico, è ben oltre la decima posizione. Fini è il cavallo di troia perfetto per quel mondo e il nemico vero della Chiesa che non può scindere il dogma dalla ricerca scientifica. Quando nel maggio scorso The Economist scrisse in un editoriale che l'Italia era divisa in due all'altezza di Roma, battezzò il nuovo Stato «Regno delle due Sicilie», ma con in più il simpatico nickname di «Bordello». Chi legge queste provocazioni britanniche con occhi non leghisti, vi ha colto un attacco diretto alla Santa Sede, l'apice di una nuova sperduta e incivile regione. Attacchi alla Chiesa, elogi a Fini. Se non è la perfida Albione, di certo è l'astuta Inghilterra che non vuole né l'Euro né soprattutto l'Europa fondata sulle radici cristiane.
(fonte: http://www.iltempo.it/)
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