Sì è vero, Berlusconi è il tappo del sistema politico italiano che blocca o frena il suo pieno manifestarsi. Berlusconi è il tappo che impedisce la fuoriuscita dei liquami della partitocrazia. Se salta il tappo, salta quello straccio di democrazia bipolare su cui ha retto la Seconda Repubblica, garantendo almeno l’alternanza. Si passa alla Terza Repubblica, che magari non sarà la Prima, ma con lei farà rima.
Se salta il tappo, che per molti politici e politologi è la causa di tutti i mali presenti e della caduta così in basso della nostra politica, si dispiegherà finalmente la politica come voi desiderate. E allora verrà il bello: il centrodestra si farà in quattro, e il centrosinistra pure. Più un paio di terzini della politica che pretenderanno di giocare al centro. Insomma verrà raddoppiato il quadro politico presente che nato bipolare con tendenza al bipartitismo, si è già convertito al bipolarismo con tendenza al quadripartitismo, più Casini al centro. Ora i cinque soggetti si preparano a diventare dieci. Risorgeranno sinistre radicali e destre sociali o dissociate, i centrini saranno almeno due, uno cattolico e l’altro laico, salterà il patto con la Lega e dall’altro versante con Di Pietro, mancando il tappo che coagula i due poli, e non escludo affatto per la stessa ragione il divorzio tra cattolici democratici e sinistra democratica.
Se salta il tappo si verseranno i liquami della partitocrazia e il Paese tornerà ingovernabile, con governi piccoli e deboli, a tempo, gioia dei poteri forti e dei mediatori con ricattino annesso. Non che adesso siano rose e fiori, tutt’altro; di liquami è investito anche il Pdl, ragazzi, e ci sono affaristi e mezze tacche ma si preferisce tacere nel nome dello schemino amiconemico su cui regge il bipolarismo. Non esprimo dunque un giudizio morale dicendo che poi verrà la fogna mentre ora navighiamo in chiare fresche e dolci acque; no, la fogna c’è già, eccome. Solo che con la svolta partitocratica, con il salto del tappo, la fogna non verrà più convogliata in due collettori, non sarà subordinata all’esigenza di garantire la governabilità e la stabilità, ma diventerà il quadro del sistema. Non prospererà più dentro il sistema, accovacciata tra le sue pieghe, ma coinciderà con il sistema, sarà la più coerente rappresentazione del quadro politico.
Se salta il tappo, il futuro che ci aspetta sarà una democrazia decapitata, acefala. Abbiamo deprecato, anzi hanno deprecato per anni, la democrazia con la leadership, accusandola di cesarismo e di populismo; avremo la democrazia senza leader ma oligarchica, con tanti capetti di passaggio e populismi da passeggio. Non hanno capito lorsignori che il vero problema della nostra democrazia non è la leadership forte, semmai l’assenza di una leadership alternativa. E non hanno poi capito che il guaio del nostro sistema politico non è la presenza di un leader troppo forte ma di una politica troppo debole, debole di proposte, di classe dirigente e contenuti. Non è la leadership a generare il vuoto di progetti e di élite , ma è il vuoto di progetti e di élite a essere riempito da una leadership forte. Il partito personale non nasce dall’imposizione demagogico- autoritaria di Berlusconi, ma nasce quando la politica non ha più niente da trasmettere e allora si lega a un leader: non è solo il caso di Berlusconi. Scomparsa la Dc c’è Casini, scomparsa la sinistra c’è Vendola o c’era Veltroni, scomparsa la destra c’era Fini. La Lega è il nome collettivo per dire Bossi, L’Italia dei valori è la metafora per non dire solo Di Pietro.
La politica fa schifo, dice Sergio Romano sul Corsera , e subito concordo. Ma poi mi guardo intorno e vedo che cos’è oggi la magistratura, cosa sono i giornali, cos’è la cultura, cos’è l’imprenditoria signora Marcegaglia, cosa sono le élite e allora ho l’impressione che la politica sia ancora una volta, democraticamente, lo specchio del Paese e delle sue classi dirigenti. Ma vi pare normale che si possa leggere a pochi centimetri dalla disamina di Romano una difesa di Fini considerato in buona fede: anche per lui, come per Scajola, fu dato a sua insaputa l’appartamento del suo partito al cognato e a una misteriosa società con sede nei Caraibi, fu dato il contratto Rai alla suocera, e via dicendo? Via, offendete la vostra intelligenza e la vostra dignità a parlare di buona fede.
E a quegli altri di Repubblica che piangono la morte del dissenso in Italia, avete mai detto una sola parola quando i leader che voi difendete, o voi stessi, condannavate alla morte civile il dissenso di destra? Ma con che faccia, con che stomaco venite a dire queste cose? E il linciaggio verso il Giornale e Libero per aver fatto giornalismo d’inchiesta e aver pubblicato ciò che è stato poi confermato, dove lo mettete? Concludo: se la politica è scesa così in basso, i giornali, e non solo loro, si sono collocati alla stessa altezza. Ma se salta il tappo, brinderemo finalmente coi liquami.
(di Marcello Veneziani)
Se salta il tappo, che per molti politici e politologi è la causa di tutti i mali presenti e della caduta così in basso della nostra politica, si dispiegherà finalmente la politica come voi desiderate. E allora verrà il bello: il centrodestra si farà in quattro, e il centrosinistra pure. Più un paio di terzini della politica che pretenderanno di giocare al centro. Insomma verrà raddoppiato il quadro politico presente che nato bipolare con tendenza al bipartitismo, si è già convertito al bipolarismo con tendenza al quadripartitismo, più Casini al centro. Ora i cinque soggetti si preparano a diventare dieci. Risorgeranno sinistre radicali e destre sociali o dissociate, i centrini saranno almeno due, uno cattolico e l’altro laico, salterà il patto con la Lega e dall’altro versante con Di Pietro, mancando il tappo che coagula i due poli, e non escludo affatto per la stessa ragione il divorzio tra cattolici democratici e sinistra democratica.
Se salta il tappo si verseranno i liquami della partitocrazia e il Paese tornerà ingovernabile, con governi piccoli e deboli, a tempo, gioia dei poteri forti e dei mediatori con ricattino annesso. Non che adesso siano rose e fiori, tutt’altro; di liquami è investito anche il Pdl, ragazzi, e ci sono affaristi e mezze tacche ma si preferisce tacere nel nome dello schemino amiconemico su cui regge il bipolarismo. Non esprimo dunque un giudizio morale dicendo che poi verrà la fogna mentre ora navighiamo in chiare fresche e dolci acque; no, la fogna c’è già, eccome. Solo che con la svolta partitocratica, con il salto del tappo, la fogna non verrà più convogliata in due collettori, non sarà subordinata all’esigenza di garantire la governabilità e la stabilità, ma diventerà il quadro del sistema. Non prospererà più dentro il sistema, accovacciata tra le sue pieghe, ma coinciderà con il sistema, sarà la più coerente rappresentazione del quadro politico.
Se salta il tappo, il futuro che ci aspetta sarà una democrazia decapitata, acefala. Abbiamo deprecato, anzi hanno deprecato per anni, la democrazia con la leadership, accusandola di cesarismo e di populismo; avremo la democrazia senza leader ma oligarchica, con tanti capetti di passaggio e populismi da passeggio. Non hanno capito lorsignori che il vero problema della nostra democrazia non è la leadership forte, semmai l’assenza di una leadership alternativa. E non hanno poi capito che il guaio del nostro sistema politico non è la presenza di un leader troppo forte ma di una politica troppo debole, debole di proposte, di classe dirigente e contenuti. Non è la leadership a generare il vuoto di progetti e di élite , ma è il vuoto di progetti e di élite a essere riempito da una leadership forte. Il partito personale non nasce dall’imposizione demagogico- autoritaria di Berlusconi, ma nasce quando la politica non ha più niente da trasmettere e allora si lega a un leader: non è solo il caso di Berlusconi. Scomparsa la Dc c’è Casini, scomparsa la sinistra c’è Vendola o c’era Veltroni, scomparsa la destra c’era Fini. La Lega è il nome collettivo per dire Bossi, L’Italia dei valori è la metafora per non dire solo Di Pietro.
La politica fa schifo, dice Sergio Romano sul Corsera , e subito concordo. Ma poi mi guardo intorno e vedo che cos’è oggi la magistratura, cosa sono i giornali, cos’è la cultura, cos’è l’imprenditoria signora Marcegaglia, cosa sono le élite e allora ho l’impressione che la politica sia ancora una volta, democraticamente, lo specchio del Paese e delle sue classi dirigenti. Ma vi pare normale che si possa leggere a pochi centimetri dalla disamina di Romano una difesa di Fini considerato in buona fede: anche per lui, come per Scajola, fu dato a sua insaputa l’appartamento del suo partito al cognato e a una misteriosa società con sede nei Caraibi, fu dato il contratto Rai alla suocera, e via dicendo? Via, offendete la vostra intelligenza e la vostra dignità a parlare di buona fede.
E a quegli altri di Repubblica che piangono la morte del dissenso in Italia, avete mai detto una sola parola quando i leader che voi difendete, o voi stessi, condannavate alla morte civile il dissenso di destra? Ma con che faccia, con che stomaco venite a dire queste cose? E il linciaggio verso il Giornale e Libero per aver fatto giornalismo d’inchiesta e aver pubblicato ciò che è stato poi confermato, dove lo mettete? Concludo: se la politica è scesa così in basso, i giornali, e non solo loro, si sono collocati alla stessa altezza. Ma se salta il tappo, brinderemo finalmente coi liquami.
(di Marcello Veneziani)
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