Si può ancora parlare di ideologia politica? Esiste ancora un'etica della responsabilità politica che vada oltre i giochi di potere e le dinamiche di partito? I pensieri «progressisti» della Nuova Destra degli anni 70 e 80 possono trovare un parallelo con il neonato Futuro e Libertà di Gianfranco Fini? Questi e a molti altri interrogativi hanno animato l'incontro tra Marco Tarchi (già ideologo della Nuova Destra, ora docente di scienza politica all'Università di Firenze e autore del volume «La rivoluzione impossibile») e il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia.
Attraverso una serie di domande, più o meno provocatorie, i due hanno discusso dell'attività politica di Tarchi nel passato e della politica di oggi, alla luce dell'esperienza dell'onorevole Saglia. «Paragonare le mosse del presidente della Camera Fini a quelle della Nuova Destra missina non sarebbe corretto - spiega l'onorevole Stefano Saglia - la metapolitica dei primi, alla perenne ricerca di provocazioni culturali che smuovessero l'Msi, non ha nulla a che fare con il desiderio di arrivare al potere del secondo». E poi l'affondo: «Gianfranco Fini, dopo aver sopportato a fatica l'ascesa al potere del premier Berlusconi ora vuole sostituirsi a lui e salire sul carro dei vincitori che riusciranno a sconfiggere il presidente del Consiglio. Una mossa che non mi piace per niente».
Volendo proseguire con i parallelismi: la Nuova Destra poteva considerarsi il lato progressista dell'Msi, così come Futuro e Libertà lo è oggi per il Pdl? «A giudicare dalla mia esperienza nella metapolitica missina direi di no - assicura Marco Tarchi - la Nuova Destra non era modernista e non cercava accesso ai salotti buoni, erano solo le idee a muovere la nostra ritrovata voglia di ideologia». Quella di Futuro e Libertà - osserva l'onorevole Saglia - «è un dietro front nei confronti di temi, quali la bioetica e l'immigrazione, che fino a tre anni erano stati affrontati in tutt'altro modo»
(fonte: http://www.bresciaoggi.it/)
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