domenica 26 settembre 2010

Ottana, tre fucilate contro la casa del sindaco


Cinquecento grammi di gelatina e nitrato d'ammonio. Che deflagrano fuori dalla porta dell'Eiss, l'ente privato che eroga servizi sociali in paese. Provocando gravissimi danni. E, nemmeno cinque minuti dopo, tre fucilate sparate da un calibro 12 alle finestre della casa del sindaco Gian Paolo Marras, 40 anni, ex cassintegrato Legler, eletto a maggio. Con i pallettoni che bucano i vetri, rimbalzano su muri e soffitto. Feriscono a un polso la moglie Maria Grazia. Sfiorano la bimba di quattro anni. E arrivano dentro la culla del suo fratellino di due mesi.

Questo il bollettino di guerra della notte di Ottana. Che, miracolosamente, non registra nessun ferito. Ma lascia il paese intero sgomento. Con decine di persone, svegliate ieri a mezzanotte e quarantacinque dall'esplosione che sconquassa la palazzina gialloverde a pochi metri dal Comune, che da mattina si dividono incredule tra il centro sociale distrutto e la casa del sindaco, che irremovibile annuncia: «Mi dimetto».

Tutto accade in pochi minuti. Manca un quarto d'ora all'una quando il sonno dei 2500 abitanti del comune barbaricino è interrotto da un boato fortissimo. Arriva dall'Eiss, un ente privato che da qualche decennio lavora in collaborazione con Comune e Regione erogando servizi sociali. Carabinieri e polizia si mettono in moto e arrivano sul posto. Lo spettacolo che trovano è spettrale.

La porta della piccola palazzina in via Libertà è sventrata. Come la tettoia sovrastante. Sulla soglia un buco profondo una decina di centimetri segna dove la bomba è esplosa. Le finestre, anche una del vicino Comune, spaccate. Sulla strada vetri e detriti. Dentro calcinacci e mobilia in pezzi dappertutto.

Non c'è però nemmeno il tempo di rendersi conto della situazione. È circa l'una quando al centralino dei carabinieri arriva la telefonata disperata del sindaco Gian Paolo Marras. Stanno sparando alle finestre di casa sua. Sventagliate di pallettoni. La moglie è ferita.

I carabinieri della compagnia di Ottana, guidati dal capitano Antonio Parillo, si catapultano nella villetta di pietra e tufo di via Boeddu. Dove l'ex cassintegrato Legler, eletto a maggio nella civica «Noi per il futuro» vive con la moglie Maria Grazia Puddu e i due figli: una di quattro anni e uno di due mesi.

Anche qui la scena che si presenta è surreale. Tre delle quattro finestre della facciata sono crivellate dai colpi. I pallettoni, esplosi da un fucile da caccia calibro 12 dal muretto che delimita il giardino, hanno sfondato i vetri. Sono rimbalzati sul soffitto. Nella stanza di destra del piano di sopra, la prima a essere colpita, dormivano il sindaco, la moglie, e i due bambini ai due lati del letto. Quando i colpi sono arrivati i vetri spaccati hanno coperto il lettino della bimba. Che si è alzata urlando. Poi i pallettoni sono rimbalzati su muro e soffitto. Uno è finito vicino al polso della moglie Maria Grazia, bruciandola. Un altro si è appoggiato inerte nella culla del bimbo.

Il fuciliere sente le urla ma non si ferma, e spara altre due colpi sulle finestre del piano di sotto. Con i pallettoni che sfiorano la gamba del sindaco. Che scendeva le scale per prendere il telefono e avvisare i carabinieri. Arriva il 118, la moglie di Marras è ferita, ma rifiuta il ricovero «devo allattare» spiega. Entrambi sono sotto choc.

La notte passa veloce, e dopo poche ore Ottana si sveglia ferita. Volontari e impegati svuotano l'Eiss dalle macerie, mentre a pochi metri i bambini delle elementari fanno lezione. Gli artificieri dell'arma hanno già fatto i rilievi. La bomba era una micidiale miscela di gelatina e nitrato d'ammonio.

A poche centinaia di metri amici, familiari, ex compagni di lavoro, consiglieri comunali, semplici cittadini, portano la loro solidarietà al sindaco. Che, con la faccia tirata e la paura negli occhi, trova l'energia per una riunione straordinaria nella taverna di casa. C'è da annullare il consiglio previsto nel pomeriggio. Da fissare un'assemblea nei prossimi giorni. Da annunciare le proprie «irrevocabili» dimissioni.

In un attimo il cielo si gonfia di pioggia. E un velo plumbeo di tristezza e paura cala sulla nobile decaduta dell'industria della Sardegna centrale. Che, invece di risollevarsi, sembra cadere ogni giorno un po' più in giù.

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