Un nuovo passo di riavvicinamento tra Russia e Polonia chiude contemporaneamente una delle pagine più dolorose del Novecento. La camera bassa della Duma, il parlamento russo, ha approvato una dichiarazione nella quale si afferma che il massacro di 22mila ufficiali polacchi a Katyn, nel 1940, fu ordinato da Stalin. Da parte di Mosca c'erano state già negli anni progressive aperture sulla vicenda, ma quella di ieri viene considerata da molti la prima ammissione ufficiale senza equivoci delle responsabilità del regime sovietico di quell'eccidio. Il 10 aprile di quest'anno, tra l'altro, il presidente polacco, Lech Kaczynski, è morto nello schianto dell'aereo della delegazione governativa diretta a Smolensk, nei pressi di Katyn, per una commemorazione del massacro. Quella cerimonia avrebbe dovuto segnare anche una riappacificazione con Mosca.
«Tutti i documenti pubblicati che per molti anni sono rimasti negli archivi segreti non solo rivelano questa orribile tragedia, ma testimoniano che il massacro di Katyn è stato compiuto su ordine diretto di Stalin e di altri dirigenti sovietici», si legge nella dichiarazione intitolata "La tragedia di Katyn e le sue vittime", approvata con 352 voti a favore e 57 contrari. «Nella propaganda ufficiale sovietica - prosegue il documento - la responsabilità per questo crimine è sempre stata attribuita ai delinquenti nazisti. Questa versione per molti anni è rimasta tema di discussione della società sovietica provocando sempre la rabbia, l'offesa e la sfiducia del popolo polacco». «Il parlamento - conclude la nota - esprime la sua profonda compassione a tutte le vittime di questa repressione ingiustificata e ai loro familiari».
L'eccidio di Katyn, non lontano dal confine con la Bielorussia, si consumò nel 1940, poco dopo l'invasione della Polonia orientale da parte dell'Urss, in base alle clausole segrete del patto Molotov-Ribbentrop di non aggressione con la Germania. Per decenni l'Unione sovietica ha accusato i nazisti di aver commesso il massacro. Fu solo nel 1990 che Mikhail Gorbaciov riconobbe la responsabilità del suo paese nel massacro. Nel tentativo di rilanciare le relazioni con Varsavia, il Cremlino ha poi fatto mettere in rete quest'anno dei documenti sulla tragedia e la giustizia russa ha consegnato alla Polonia decine di volumi dagli archivi segreti.
La Russia prova dunque a chiudere definitivamente con quel passato che finora ha pesato sui suoi rapporti con la Polonia. In quest'ottica rientra la campagna di destalinizzazione che il presidente Dmitrij Medvedev si prepara a lanciare per ricordare ai cittadini i crimini commessi da Stalin. Secondo alcuni analisti si tratterebbe peraltro dell'ennesimo tentativo di smarcarsi dal premier Vladimir Putin, che pure ammise i crimini commessi dal dittatore, ma in maniera meno netta. Il tutto, naturalmente, in vista delle elezioni presidenziali del 2012.
(fonte: http://www.ilsole24ore.com/)
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