La Rizzoli ha da poco pubblicato un romanzo dedicato a Casa Pound e al suo immaginario. Detta così è già una notizia. Ma “Nessun dolore” di Domenico Di Tullio è prima di tutto un libro potente, che attraverso la mediazione della letteratura mette su carta l’evoluzione della destra radicale. Un’operazione di “sdoganamento” con pochi precedenti? Molto di più. Negli ultimi anni Casa Pound a tutti gli effetti ha rappresentato un'avanguardia culturale a Roma, prendendo spesso posizioni vicine a una certa “sinistra”. Ad esempio, qualche mese fa, mentre tg e giornali raccontavano i raid contro gli omosessuali, ha ospitato Paola Concia, onorevole (lesbica dichiarata) relatrice della proposta di legge contro l'omofobia. Casa Pound, tra le altre cose, sta promuovendo una rilettura critica degli opposti estremismi che hanno insanguinato gli anni '70 nel nostro Paese, dando spazio anche a voci 'dell’altra parte'. Le iniziative culturali “spiazzanti”, quindi, sono tante, e comprendono anche gli incontri dedicati a Luciano Bianciardi, Rino Gaetano, Kerouac e addirittura Che Guevara. Domenico Di Tullio, romano classe ’69, che nella vita fa l’avvocato penalista e che nel 2006 ha pubblicato “Centri sociali di destra. Occupazioni e culture non conformi” (Castelvecchi), ha scritto un romanzo che in grado davvero di far riflettere, e che potrebbe diventare un film, come racconta in quest'intervista ad Affaritaliani.it.
Di Tullio, la nuova destra radicale che racconta nel suo romanzo come ha accolto il libro? Ci sono state critiche?
"I ragazzi di CasaPound e Blocco Studentesco hanno certamente accolto con entusiasmo il romanzo, determinando l'iniziale successo di vendite del libro. Per la prima volta si sentono raccontati in maniera realistica e verosimile, mentre in passato sono stati sempre descritti come mostri da narrazioni nelle quali l'ideologico prevale sul realistico. La critica più stupida mi è arrivata dal solito guardiano del bidone di benzina vuoto, 'troppo poco fascista' quello che raccontavo, la più simpatica me l'ha rivolta proprio un giovane Blocchetto, dicendomi: 'L'ho trovato un po' noioso. La realtà di quello che facciamo è molto più entusiasmante e bella'...".
Racconti il percorso che l'ha portata ad avvicinarsi e a raccontare Casa Pound?
"Sono stato per cinque anni un militante del Fronte della Gioventù di Roma, movimento giovanile del MSI: è stata una esperienza molto formativa, anche se all'epoca vivevamo la contraddizione forte di essere libertari e garantisti, anticapitalisti e ribelli tuttavia organici a un partito di parrucconi e sostenitori della pena di morte. Alla fine ne sono uscito, ma ho continuato a frequentare sporadicamente l'ambiente, perché gli amici veri non cambiano mai. Con il lavoro è arrivato anche un maggiore distacco, favorito da una certa aridità politica e umana nella destra radicale degli anni '90. Il percorso di avvicinamento a CasaPound è stato graduale: ho iniziato a difenderli in tribunale, poi il sudore in palestra e i concerti hanno fatto il resto. Gli anni e la conoscenza mi hanno portato ad apprezzare le persone, lo spirito e lo stile delle iniziative delle Tartarughe".
In cosa consiste la “svolta” di piazza Navona per Casa Pound?
"A piazza Navona nel 2008 c'è stata una svolta epocale, soprattutto di immaginario collettivo. Per la prima volta le telecamere presenti hanno inquadrato i volti dei ragazzi del Blocco Studentesco, vittime di un'aggressione premeditata ad opera dei dieci volte più numerosi compagni dei collettivi e centri sociali di Roma, capeggiati da esponenti di Rifondazione Comunista. La realtà dei fatti, che i ragazzi del Blocco fossero lì da giorni per manifestare contro la riforma Gelmini e resistessero solo per rivendicare tale diritto, è stata innegabile, i visi puliti e gli occhi limpidi di giovanissimi liceali e universitari hanno sostituito le facce truci e bovine con cui i media avevano sino ad allora identificato i giovani della destra radicale. L'evidente sproporzione di forze in campo, la scandalosa gestione dell'ordine pubblico che ha permesso l'aggressione, il coraggio dimostrato dai giovani Blocchetti ha attirato su di loro la simpatia di chiunque abbia potuto vedere quelle immagini e rendersi conto con i propri occhi e, magari per la prima volta, giudicare senza pregiudizi".
Quali sono i “limiti” di Casa Pound?
"I limiti del movimento sono nella sua stessa natura di ente metapolitico e radicale, che a volte si trova ignorato nelle sue azioni e non rappresentato, proprio perché, per sua scelta, privilegia il movimentismo, la libertà intellettuale, l'azione creativa e provocatoria, rispetto ai giochi di tessere. è un limite connaturale che rispecchia quindi da un punto forte delle Tartarughe, quello di essere movimento e non un partito-mercato".
Si è detto che nelle metropoli la comunità che il libro racconta è anche un argine all'individualismo e a un certo nichilismo autodistruttivo. Quale altro ruolo ha l’appartenenza per i ragazzi di casa Pound?
"Un importante percorso di crescita umana e spirituale: oggi l'impegno è una rarità tra i giovani, che si limitano a seguire i dettami di mode e sottoculture imposte per ragioni commerciali dai media; giovani che non hanno un valido supporto da una scuola che preferisce formare consumatori in erba piuttosto che cittadini e persone, che sono abbandonati a se stessi, ai loro videogiochi, al loro iPhone o iPod o a uno qualsiasi degli inutili gadget tecnologici con i quali si sostituisce l'affetto familiare e la cura parentale. CasaPound è innanzi tutto un'esperienza di vita comune vera, di sacrificio, di tensione ideale, di coraggio quotidiano e rigore intellettuale che attrae per il suo essere zona franca e avamposto intellettuale, palestra umana e culturale, casa spirituale e famiglia militante".
Internet che funzione svolge per i ragazzi di della destra radicale?
"Internet e tutti i mezzi di comunicazione diretta sono stati e sono importantissimi per le Tartarughe. Il forum vivamafarka.com, la radio in rete Radiobandieranera.org, e i siti casapound.org e ideodromocasapound.org sono i luoghi virtuali che rappresentano e illustrano ciò che nella realtà pensa, dice e fa il movimento. La differenza, rispetto ad altri, è che il virtuale è al servizio del reale e non il contrario".
Il suo romanzo diventerà un film o una serie tv?
"Mi auguro un film poco sentimentale e ben recitato, pieno dei luoghi e delle persone che il romanzo cerca di raccontare. In tal senso, qualcuno ha già manifestato un solido interesse. Non mi augurerei la serie televisiva, perché l'espediente narrativo della fiction si basa su una ripetitività che non è assolutamente congeniale ad un movimento che ha come motto la frase: 'Avanti e più avanti ancora!'...".
(fonte: http://www.affaritaliani.it/)
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