Schopenhauer faceva tardi la sera perché, dopo aver letto Kant, si dava alla pazza gioia con la vispa Teresa. Era una procace veneziana di nome Teresa Fuga, un gran pezzo di Fuga, come le tante donne, anche occasionali, che il filosofo del dolore ebbe in Italia e altrove. Un «filosofo donnaiolo e predone d’alcove» documenta il filosofo e germanista Anacleto Verrecchia nel libro «Schopenhauer e la vispa Teresa». Altro che misogino, scrive Verrecchia, Schopenhauer aveva una natura demoniaca o dionisiaca e amava pure ballare. Schopenhauer prendeva in giro la compagnia kantante, ovvero i «filosofi da burletta », così li definiva, che si travestivano con i vestiti e la parrucca di Kant. Li chiamava «le scimmie di Kant». Kant non ebbe figli, ma le sue scimmie sì.
Anche Marx non doveva leggere solo Kant la sera se metteva incinta la cameriera e poi non riconosceva i suoi figli. Rousseau non ne parliamo. Nemmeno Nietzsche si dedicava solo a Kant la sera, cantò la vita ed ebbe un rapporto tormentato col sesso, da aspirante dionisiaco. Sui filosofi a luci rosse, che dopo aver letto Kant andavano a puttane, sono usciti vari libri. C’è pure un increscioso ritratto cinquecentesco di Hans Baldung Grien: c’è una prostituta con frustino che troneggia sulla schiena di un vecchio filosofo nudo a quattro zampe, che non era il grande Eco ma il piccolo Aristotele.
Pure Simenon, scrittore amato da Eco, non passava le sere con Kant ma con le donne di piacere; lui stesso vantava un carnet di migliaia. E Joyce? Forse neanche Kant, se avesse potuto, avrebbe letto Kant la sera... Che insopportabile spocchia il virtuismo di Umberto Eco (così Pareto definì l’ipocrisia moralista). Che snobismo e che disprezzo verso il popolo, anzi la plebe, cioè i peggiori...
Anche a me capita di far tardi più a leggere Kant, o meglio altri filosofi, che a fare altro. Lo preferisco alla tv, a Santoro e Lerner. Ma non me ne vanto, non mi reputo superiore e non lo rinfaccio a chi avrà pure mille vizi, ma si sollazza qualche notte dopo aver lavorato sodo tutto il giorno, infine spompandosi più con i giudici che con le mignotte. Il toga toga è più sfibrante del bunga bunga.
(di Marcello Veneziani)
Anche Marx non doveva leggere solo Kant la sera se metteva incinta la cameriera e poi non riconosceva i suoi figli. Rousseau non ne parliamo. Nemmeno Nietzsche si dedicava solo a Kant la sera, cantò la vita ed ebbe un rapporto tormentato col sesso, da aspirante dionisiaco. Sui filosofi a luci rosse, che dopo aver letto Kant andavano a puttane, sono usciti vari libri. C’è pure un increscioso ritratto cinquecentesco di Hans Baldung Grien: c’è una prostituta con frustino che troneggia sulla schiena di un vecchio filosofo nudo a quattro zampe, che non era il grande Eco ma il piccolo Aristotele.
Pure Simenon, scrittore amato da Eco, non passava le sere con Kant ma con le donne di piacere; lui stesso vantava un carnet di migliaia. E Joyce? Forse neanche Kant, se avesse potuto, avrebbe letto Kant la sera... Che insopportabile spocchia il virtuismo di Umberto Eco (così Pareto definì l’ipocrisia moralista). Che snobismo e che disprezzo verso il popolo, anzi la plebe, cioè i peggiori...
Anche a me capita di far tardi più a leggere Kant, o meglio altri filosofi, che a fare altro. Lo preferisco alla tv, a Santoro e Lerner. Ma non me ne vanto, non mi reputo superiore e non lo rinfaccio a chi avrà pure mille vizi, ma si sollazza qualche notte dopo aver lavorato sodo tutto il giorno, infine spompandosi più con i giudici che con le mignotte. Il toga toga è più sfibrante del bunga bunga.
(di Marcello Veneziani)
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