sabato 12 febbraio 2011

La lezione di filosofia osé per cultori del toga-toga


Schopenhauer faceva tardi la sera per­ché, dopo aver letto Kant, si dava alla pazza gioia con la vispa Teresa. Era una procace veneziana di nome Teresa Fuga, un gran pezzo di Fuga, come le tante don­ne, anche occasionali, che il filosofo del dolore ebbe in Italia e altrove. Un «filoso­fo donnaiolo e predone d’alcove» docu­menta il filosofo e germanista Anacleto Verrecchia nel libro «Schopenhauer e la vispa Teresa». Altro che misogino, scrive Verrecchia, Schopenhauer aveva una na­tura demoniaca o dionisiaca e amava pu­re ballare. Schopenhauer prendeva in gi­ro la compagnia kantante, ovvero i «filo­sofi da burletta », così li definiva, che si tra­vestivano con i vestiti e la parrucca di Kant. Li chiamava «le scimmie di Kant». Kant non ebbe figli, ma le sue scimmie sì.

Anche Marx non doveva leggere solo Kant la sera se metteva incinta la camerie­ra e poi non riconosceva i suoi figli. Rous­seau non ne parliamo. Nemmeno Nietz­sche si dedicava solo a Kant la sera, cantò la vita ed ebbe un rapporto tormentato col sesso, da aspirante dionisiaco. Sui filo­sofi a luci rosse, che dopo aver letto Kant andavano a puttane, sono usciti vari libri. C’è pure un increscioso ritratto cinque­centesco di Hans Baldung Grien: c’è una prostituta con frustino che troneggia sul­la schiena di un vecchio filosofo nudo a quattro zampe, che non era il grande Eco ma il piccolo Aristotele.

Pure Simenon, scrittore amato da Eco, non passava le se­re con Kant ma con le donne di piacere; lui stesso vantava un carnet di migliaia. E Joyce? Forse neanche Kant, se avesse po­tuto, avrebbe letto Kant la sera... Che in­sopportabile spocchia il virtuismo di Um­berto Eco (così Pareto definì l’ipocrisia moralista). Che snobismo e che disprez­zo verso il popolo, anzi la plebe, cioè i peg­giori...

Anche a me capita di far tardi più a leg­gere Kant, o meglio altri filosofi, che a fare altro. Lo preferisco alla tv, a Santoro e Ler­ner. Ma non me ne vanto, non mi reputo superiore e non lo rinfaccio a chi avrà pu­re mille vizi, ma si sollazza qualche notte dopo aver lavorato sodo tutto il giorno, infine spompandosi più con i giudici che con le mignotte. Il toga toga è più sfibran­te del bunga bunga.

(di Marcello Veneziani)

Nessun commento:

Posta un commento