Papa Wojtyla viene beatificato a soli sei anni dalla sua morte. Un caso unico nella storia della Chiesa che in queste faccende è sempre stata tradizionalmente cauta. Il popolo lo voleva 'Santo subito'.
Ma trascorso lo spirito dell'epoca, avido di fretta, di 'eventi', di spettacolo, io credo che Giovanni Paolo II passerà alla storia come il Papa che ha rischiato di distruggere ciò che resta della Chiesa cattolica e del senso del sacro in Occidente. E questo è, in apparenza, doppiamente paradossale. Perchè nessun Pontefice, almeno nel dopoguerra, è stato così popolare come Papa Wojtyla. Non lo è stato il problematico Paolo VI, non lo fu l'ascetico e ieratico Pio XII. Non ebbe il tempo di esserlo Papa Luciani. Solo Giovanni XXIII gli si può forse avvicinare, ma regnò cinque anni mentre Wojtyla in un quarto di secolo ha avuto più tempo per affermare la propria potente personalità. È inoltre paradossale perchè il Papa polacco, nelle sue strutture più intime e profonde, era portatore di valori spirituali forti, antichi, tradizionali, premoderni, addirittura pretridentini e quindi particolarmente adatto a rilanciare la Chiesa in un'epoca in cui, proprio in reazione ad una Modernità trionfante e dilagante che ha fatto terra bruciata del sacro, si fa sentire, prepotente, il bisogno di un ritorno a quei valori religiosi o comunque a dei valori che la società laica non ha saputo dare. Eppure mentre la popolarità di Wojtyla è andata sempre crescendo, fino all'apoteosi della sua esibita agonia e della sua morte, nello stesso tempo, sono crollate le vocazioni (crisi del sacerdozio e degli ordini monacali) e la fede, almeno in Occidente, si è intiepidita fino a ridursi, in molti casi, a una vuota forma. Come si spiega questo duplice paradosso? Con una situazione strutturale della società contemporanea estremamente negativa per il magistero spirituale della Chiesa, che però Papa Wojtyla ha contribuito, in modo notevole, ad aggravare con la sua particolare personalità e anche, e proprio, con i modi e i mezzi con cui ha raggiunto la sua straordinaria popolarità.
In linea generale la crisi della Chiesa in Occidente deriva dal fatto che il mondo industrializzato si è da tempo desacralizzato. Quando Nietzsche a metà dell'Ottocento proclama "la morte di Dio" non fa che constatare che il senso del sacro è morto nella coscienza dell'uomo occidentale. Un mondo che, come il nostro, si organizza intorno alla produzione, al consumo, al mercato di oggetti materiali o mercifica e commercializza anche ciò che è spirituale, che fa dell'economia e della tecnica i suoi punti di assoluto riferimento, togliendo all'uomo quella centralità che aveva invece nel Medioevo europeo e cristiano, non può partorire valori, tanto meno religiosi. La Chiesa però non è stata capace di intercettare le contro spinte che nascevano da questa situazione, le esigenze spirituali che, sia pur ancora minoritarie, si rifacevano vive dopo l'orgia della razionalizzazione. Perchè proprio nel momento in cui era necessario fare il contrario la Chiesa ha preferito seguire l'onda e si è a sua volta mondanizzata. Invece di opporsi ai tempi li ha cavalcati, nella speranza di non perdere del tutto il contatto coi propri fedeli. Questo calcolo si è rivelato sbagliato. Una Chiesa che si mondanizza, che partecipa al dibattito pubblico, sociale e politico vi ha forse qualche influenza e un indubbio ritorno mediatico ma quanto guadagna in pubblicità perde in presa spirituale. Del mondo ne abbiamo fin sopra i capelli e non sentiamo certo il bisogno che a esso si aggiunga e si sovrapponga un Ente che ha come compito istituzionale quello di curare le anime, per chi crede alla loro esistenza. Ecco perchè sempre più spesso in Occidente molti si rivolgono verso le religioni orientali, il buddismo, l'islamismo oppure si lasciano attrarre dai fenomeni di quella che viene chiamata la 'New Age', dall'esoterismo, dalla magia, dall'occultismo, dal satanismo o addirittura dall'astrologia, per cercare di soddisfare in qualche modo, un modo povero, confuso, lontanissimo dalla sapienza e dalla raffinatezza psicologica della Chiesa di Paolo, i bisogni spirituali cui la Chiesa, oggi, modernizzandosi e mondanizzandosi, dà sempre meno risposta. Il pontificato di Giovanni Paolo II ha esasperato questa mondanizzazione della Chiesa. Wojtyla si è occupato troppo di politica e del sociale. È nato come Papa 'politico' con la sua lotta al comunismo e ha proseguito su questa strada proponendosi come uno dei principali mallevadori dell'indipendenza della cattolica Croazia grande, che ha dato origine alla guerra di Bosnia. Sono infinite le occasioni in cui Wojtyla è entrato a piedi uniti in questioni interne dello Stato italiano, dando origine ad un malvezzo che oggi ha raggiunto livelli intollerabili. Per cui in molti lo hanno percepito più come un leader politico che come un padre spirituale.
Bazzicando troppo il mondo Papa Wojtyla ha finito per sposarne, a dispetto del suo tradizionalismo antropologico, anche le convinzioni in campo economico, appiattendosi sul concetto industrialista e prettamente modernista di Sviluppo. Già nell'enciclica Sollecitudo rei socialis, che appartiene ai primi anni del suo pontificato, scriveva:"Quando la Chiesa adempie la sua missione di evangelizzare, dà il suo primo contributo alla soluzione dell'urgente problema dello Sviluppo". E, a guardar bene, anche il suo ecumenismo è perfettamente in linea con la globalizzazione economica e col tentativo di 'reductio ad unum' dell'intero esistente al modello di sviluppo occidentale. È vero che l'idea di progresso appartiene al pensiero giudaico-cristiano, ma per lunghi secoli la Chiesa non aveva mai identificato il Progresso con lo Sviluppo, al quale anzi era stata fieramente avversa se si pensa alla battaglia condotta dalla scuola tomista contro l'economia mercantile.
Ma ciò che ha definitivamente offuscato il messaggio spirituale di Wojtyla è stato l'uso a tappeto, spregiudicato e anche abbondantemente narcisistico, dei mezzi di comunicazione della Modernità (Tv, jet, viaggi spettacolari, creazione di 'eventi', concerti, gesti pubblicitari, 'papamobile', 'papaboys'), per cui se è vero che "il mezzo è il messaggio", come diceva McLuhan, ha finito per confondersi con essa. Quando un Papa partecipa, seppure per telefono, alle trasmissioni di Bruno Vespa si mette inevitabilmente al livello degli ospiti di quel salotto mediatico. Ecco perchè la popolarità personale di Papa Wojtyla ha raggiunto le stelle ma ha lasciato la Chiesa con le gomme a terra, nel deserto del sacro. Ai suoi funerali c'era una folla immensa (come alla sua beatificazione), soprattutto di giovani attratti dall''evento', dallo spettacolo, dalle riprese televisive, dalla smania di protagonismo, ma se si entra in una chiesa italiana, ma anche francese, ma anche spagnola, cioè di Paesi tradizionalmente cattolici, in un giorno che non sia la canonica mattina di domenica quando i sepolcri imbiancati del ceto medio vanno a rendere un omaggio formale al culto e alla loro superstizione, si trovano solo quattro vecchiette strapenate, terrorizzate dalla vicinanza della morte, ma di quella folla di giovani non c'è traccia.
Una conferma clamorosa che Giovanni Paolo II avesse una scarsa presa spirituale, in contrasto con la sua enorme popolarità, la si ebbe con la guerra in Iraq contro la quale Wojtyla tuonò più volte, senza per altro riuscire a impedire al cattolicissimo Aznar di parteciparvi. Papa Wojtyla è stato popolare come può esserlo oggi una grande popstar, ma dal punto di vista spirituale la sua parola ha avuto il peso di quella di una popstar, o poco più.
(di Massimo Fini)
Ma trascorso lo spirito dell'epoca, avido di fretta, di 'eventi', di spettacolo, io credo che Giovanni Paolo II passerà alla storia come il Papa che ha rischiato di distruggere ciò che resta della Chiesa cattolica e del senso del sacro in Occidente. E questo è, in apparenza, doppiamente paradossale. Perchè nessun Pontefice, almeno nel dopoguerra, è stato così popolare come Papa Wojtyla. Non lo è stato il problematico Paolo VI, non lo fu l'ascetico e ieratico Pio XII. Non ebbe il tempo di esserlo Papa Luciani. Solo Giovanni XXIII gli si può forse avvicinare, ma regnò cinque anni mentre Wojtyla in un quarto di secolo ha avuto più tempo per affermare la propria potente personalità. È inoltre paradossale perchè il Papa polacco, nelle sue strutture più intime e profonde, era portatore di valori spirituali forti, antichi, tradizionali, premoderni, addirittura pretridentini e quindi particolarmente adatto a rilanciare la Chiesa in un'epoca in cui, proprio in reazione ad una Modernità trionfante e dilagante che ha fatto terra bruciata del sacro, si fa sentire, prepotente, il bisogno di un ritorno a quei valori religiosi o comunque a dei valori che la società laica non ha saputo dare. Eppure mentre la popolarità di Wojtyla è andata sempre crescendo, fino all'apoteosi della sua esibita agonia e della sua morte, nello stesso tempo, sono crollate le vocazioni (crisi del sacerdozio e degli ordini monacali) e la fede, almeno in Occidente, si è intiepidita fino a ridursi, in molti casi, a una vuota forma. Come si spiega questo duplice paradosso? Con una situazione strutturale della società contemporanea estremamente negativa per il magistero spirituale della Chiesa, che però Papa Wojtyla ha contribuito, in modo notevole, ad aggravare con la sua particolare personalità e anche, e proprio, con i modi e i mezzi con cui ha raggiunto la sua straordinaria popolarità.
In linea generale la crisi della Chiesa in Occidente deriva dal fatto che il mondo industrializzato si è da tempo desacralizzato. Quando Nietzsche a metà dell'Ottocento proclama "la morte di Dio" non fa che constatare che il senso del sacro è morto nella coscienza dell'uomo occidentale. Un mondo che, come il nostro, si organizza intorno alla produzione, al consumo, al mercato di oggetti materiali o mercifica e commercializza anche ciò che è spirituale, che fa dell'economia e della tecnica i suoi punti di assoluto riferimento, togliendo all'uomo quella centralità che aveva invece nel Medioevo europeo e cristiano, non può partorire valori, tanto meno religiosi. La Chiesa però non è stata capace di intercettare le contro spinte che nascevano da questa situazione, le esigenze spirituali che, sia pur ancora minoritarie, si rifacevano vive dopo l'orgia della razionalizzazione. Perchè proprio nel momento in cui era necessario fare il contrario la Chiesa ha preferito seguire l'onda e si è a sua volta mondanizzata. Invece di opporsi ai tempi li ha cavalcati, nella speranza di non perdere del tutto il contatto coi propri fedeli. Questo calcolo si è rivelato sbagliato. Una Chiesa che si mondanizza, che partecipa al dibattito pubblico, sociale e politico vi ha forse qualche influenza e un indubbio ritorno mediatico ma quanto guadagna in pubblicità perde in presa spirituale. Del mondo ne abbiamo fin sopra i capelli e non sentiamo certo il bisogno che a esso si aggiunga e si sovrapponga un Ente che ha come compito istituzionale quello di curare le anime, per chi crede alla loro esistenza. Ecco perchè sempre più spesso in Occidente molti si rivolgono verso le religioni orientali, il buddismo, l'islamismo oppure si lasciano attrarre dai fenomeni di quella che viene chiamata la 'New Age', dall'esoterismo, dalla magia, dall'occultismo, dal satanismo o addirittura dall'astrologia, per cercare di soddisfare in qualche modo, un modo povero, confuso, lontanissimo dalla sapienza e dalla raffinatezza psicologica della Chiesa di Paolo, i bisogni spirituali cui la Chiesa, oggi, modernizzandosi e mondanizzandosi, dà sempre meno risposta. Il pontificato di Giovanni Paolo II ha esasperato questa mondanizzazione della Chiesa. Wojtyla si è occupato troppo di politica e del sociale. È nato come Papa 'politico' con la sua lotta al comunismo e ha proseguito su questa strada proponendosi come uno dei principali mallevadori dell'indipendenza della cattolica Croazia grande, che ha dato origine alla guerra di Bosnia. Sono infinite le occasioni in cui Wojtyla è entrato a piedi uniti in questioni interne dello Stato italiano, dando origine ad un malvezzo che oggi ha raggiunto livelli intollerabili. Per cui in molti lo hanno percepito più come un leader politico che come un padre spirituale.
Bazzicando troppo il mondo Papa Wojtyla ha finito per sposarne, a dispetto del suo tradizionalismo antropologico, anche le convinzioni in campo economico, appiattendosi sul concetto industrialista e prettamente modernista di Sviluppo. Già nell'enciclica Sollecitudo rei socialis, che appartiene ai primi anni del suo pontificato, scriveva:"Quando la Chiesa adempie la sua missione di evangelizzare, dà il suo primo contributo alla soluzione dell'urgente problema dello Sviluppo". E, a guardar bene, anche il suo ecumenismo è perfettamente in linea con la globalizzazione economica e col tentativo di 'reductio ad unum' dell'intero esistente al modello di sviluppo occidentale. È vero che l'idea di progresso appartiene al pensiero giudaico-cristiano, ma per lunghi secoli la Chiesa non aveva mai identificato il Progresso con lo Sviluppo, al quale anzi era stata fieramente avversa se si pensa alla battaglia condotta dalla scuola tomista contro l'economia mercantile.
Ma ciò che ha definitivamente offuscato il messaggio spirituale di Wojtyla è stato l'uso a tappeto, spregiudicato e anche abbondantemente narcisistico, dei mezzi di comunicazione della Modernità (Tv, jet, viaggi spettacolari, creazione di 'eventi', concerti, gesti pubblicitari, 'papamobile', 'papaboys'), per cui se è vero che "il mezzo è il messaggio", come diceva McLuhan, ha finito per confondersi con essa. Quando un Papa partecipa, seppure per telefono, alle trasmissioni di Bruno Vespa si mette inevitabilmente al livello degli ospiti di quel salotto mediatico. Ecco perchè la popolarità personale di Papa Wojtyla ha raggiunto le stelle ma ha lasciato la Chiesa con le gomme a terra, nel deserto del sacro. Ai suoi funerali c'era una folla immensa (come alla sua beatificazione), soprattutto di giovani attratti dall''evento', dallo spettacolo, dalle riprese televisive, dalla smania di protagonismo, ma se si entra in una chiesa italiana, ma anche francese, ma anche spagnola, cioè di Paesi tradizionalmente cattolici, in un giorno che non sia la canonica mattina di domenica quando i sepolcri imbiancati del ceto medio vanno a rendere un omaggio formale al culto e alla loro superstizione, si trovano solo quattro vecchiette strapenate, terrorizzate dalla vicinanza della morte, ma di quella folla di giovani non c'è traccia.
Una conferma clamorosa che Giovanni Paolo II avesse una scarsa presa spirituale, in contrasto con la sua enorme popolarità, la si ebbe con la guerra in Iraq contro la quale Wojtyla tuonò più volte, senza per altro riuscire a impedire al cattolicissimo Aznar di parteciparvi. Papa Wojtyla è stato popolare come può esserlo oggi una grande popstar, ma dal punto di vista spirituale la sua parola ha avuto il peso di quella di una popstar, o poco più.
(di Massimo Fini)
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