È il caso di Gianfranco de Turris, intellettuale che non ha mai negato la propria appartenenza all’area della destra culturale e ora accusato di «connivenza» con Gianluca Casseri, l’autore della strage xenofoba di Firenze del 13 dicembre scorso.
De Turris, giornalista Rai e collaboratore del Giornale, presidente della Fondazione «Julius Evola» e tra i massimi esperti italiani di letteratura fantastica, è da giorni al centro di una violenta polemica per aver firmato la prefazione di due libri di Casseri: il romanzo magico-esoterico La chiave del caos (scritto in coppia con Enrico Rulli) e soprattutto il pamphlet I Protocolli del Savio di Alessandra, pubblicato dal killer di Firenze pochi mesi fa per Solfanelli, in cui si smonta il recente romanzo di Umberto Eco, Il cimitero di Praga, che ruota proprio attorno alla fabbricazione del falso documento antisemita: Casseri legge i Protocolli come una fabula nella quale è però possibile vedere una sorta di profezia rispetto a «paure» che percorrono i nostri tempi, come il controllo del mondo da parte di misteriose oligarchie economico-finanziarie. Pericoli denunciati anche da pensatori al di sopra di ogni sospetto, a partire da Toni Negri con il suo Impero.
Una tesi che De Turris, nell’introduzione al libro di Casseri, rilancia, ponendosi la domanda: «E se questi fantomatici programmi su politica, economia, vita sociale, mortale, religione eccetera per disintegrare la società dei “gentili” e controllarla, inavvertitamente avessero un minimo di riscontro nella realtà effettuale dell’ultimo secolo, cioè negli anni successivi alla elaborazione dei Protocoli (1902-05), beh allora il caso non sarebbe chiuso e lo si dovrebbe ridiscutere in una nuova luce». Da qui l’attacco a De Turris, accusato di connivenze xenofobe col killer di Firenze: sia dall’associazione «Articolo 21», che ha presentato un’interrogazione alla Commissione di Vigilanza Rai; sia da Gad Lerner, che lo ha chiamato in causa nella trasmissione L’Infedele e sul proprio blog.
De Turris, a lungo vicecaporedattore dei servizi culturali al Giornale Radio Rai e dal 2003 conduttore della trasmissione L’Argonauta (con contratto fino al prossimo giugno), conobbe Casseri, grande appassionato di fantascienza e di fantasy, in occasione di alcuni convegni: «l’avrò visto una decina di volte, forse meno, nel corso di una ventina d’anni». Una conoscenza che lo ha portato a leggere il libro sui Protocolli: «Mi interessava la sua lettura di quel celebre testo, non visto come pamphlet antisemita ma come un romanzo antiutopico che, a inizio del ’900, voleva mettere in guardia da alcuni pericoli che avrebbero potuto verificarsi in futuro, e che in parte certi studiosi contemporanei denunciano. E questo ho scritto nella prefazione».
Abbastanza - da parte di severi censori del pensiero - per metterlo alla gogna, associandolo alle peggiori teorie antisemite. «Quando ho saputo dei fatti di Firenze non volevo crederci, mi sembrava surreale... Non potevo neppure immaginare la follia di Casseri. Nella mia carriera avrò firmato centinaia fra libri, introduzioni, antologie... La polemica che mi ha infangato, alimentata da gente che non mi conosce e non ha letto i miei lavori, dimostra che toccare certi argomenti è ancora tabù.
Si è strumentalizzata una tragedia per criminalizzare un’area politica: CasaPound, la Fondazione Evola, me e la mia trasmissione...». Odio chiama odio.
(di Luigi Mascheroni)
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