Da guerrigliero. Impugnando ogni sorta di arma. E la penna può ben essere una spada. Che, colpendo, non lascia dietro di sé scie di sangue, ma fa a fette il conformismo e dissemina idee. Ecco: questo è il caso di Franco Cardini, fiorentino, docente di Storia Medioevale, saggista, polemista, narratore, guerriero «civile». Undici anni fa, Nino Aragno pubblicò una sua autobiografia con un titolo che era una bell'insegna identitaria: «L'intellettuale disorganico». Ora Il Cerchio fa quello che tanti da tempo auspicavano, proponendoci una ricca bibliografia di tutti gli scritti di Cardini, apparsi da quando era un ardimentoso liceale ai nostri giorni. Saggi, romanzi, articoli, introduzioni, prefazioni, postfazioni, traduzioni ecc.: centinaia di «voci». E anche qui un titolo che colpisce per la sua immediata forza suggestiva: «Il Franco Tiratore» (a cura di Antonio Musarra, postfazione di Franco Cardini, pp. 438, euro 40). Mai gioco di parole fu più azzeccato: ci sono dentro il nome del personaggio, il suo stile, la sua testimonianza. E c'è, nella sua pienezza, il senso dell'aggettivo «franco». Nessun eccesso di ammirazione amicale, infatti, da parte nostra, se diciamo che Cardini è «Franco» di nome e di fatto. Chi lo conosce, infatti, ne ha sempre ammirato la schiettezza e la generosità. Ma siccome, se legge quest'articolo, non vorremmo che pensasse che gli stiamo confezionando un santino, ecco, torniamo alla Bibliografia.
Non stiamo qui ad esplicitare i criteri che ne hanno guidato l'elaborazione e non mettiamoci a far le pulci al bravissimo Musarra per questa o quella dimenticanza: quando si ha a che fare con tanto materiale, quando si debbono recuperare e inventariare un migliaio di scritti pubblicati in più di cinquant'anni, è evidente che qualche cosa può sfuggire (e il probo e consapevole curatore si augura gli vengano segnalati errori, sviste e lacune). In ogni caso, immergendoci negli elenchi, anno dopo anno, il Franco Tiratore lo si ritrova tutto. A partire dal 1957, quando, sedicenne, comincia a pubblicare i suoi articoli sulla «Balestra», mensile del Ginnasio Machiavelli. Alla «Balestra» tiene dietro «La Martinella», combattivo foglio della sezione fiorentina della Giovane Italia, organizzazione fiancheggiatrice del MSI. Segue la collaborazione al «Secolo d'Italia». Già: Cardini «il fascista». Una delle tante etichette che gli sono state appiccicate addosso (c'è anche chi lo ha definito «comunista» e «integralista islamico»), e che magari lui, a seconda dell'umore o del malumore del momento, provocatoriamente rivendica.
In realtà, il Nostro, figlio del dopoguerra e partecipe con la testa e con il cuore, del Novecento «incendiario» e delle sue brucianti battaglie ideologiche, si è sempre sforzato di capire che cosa era successo, che cosa succedeva e perché. I contraddittori «perché» esplorati sempre con spirito libertario, in opposizione a tutte le «vulgate», al «pensiero unico», al «politicamente corretto». Disorganico, Cardini, franco tiratore, ribelle e scomodo. Irriverente e irritante. Punti fermi? Un cattolicesimo saldo, ma non da bigotto: per Cardini, «attenzione», «pietas» e «accoglienza» non sono parole, ma convinzioni ferme. E poi? E poi è davvero un reazionario, nel senso che reagisce a tutte le mistificazioni, le semplificazioni, le sommarie banalità, vengano esse da Destra o da Sinistra. Certo, è un vero Uomo d'Ordine. Uno che crede nei valori della Tradizione, nell'Impero, nello Stato, nella Comunità, nell'Europa. Uno che guarda all'Ebraismo e all'Islam come religioni sorelle del Cristianesimo, e lo dice, molto spesso rischiando l'incomprensione. Uno «smoderato» per cui il radicamento nella Terra dei Padri è sempre andato di pari passo con la vocazione alla giustizia sociale. Uno che non ha mai sventolato la bandiera dell'Occidente a stelle e strisce e che dopo l'11 settembre ha esternato dubbi e ipotesi sulle versioni ufficiali dell'attentato, beccandosi l'accusa di essere un nazi-islamico, «compagno di strada» degli estremisti di sinistra. Uno che dispiace e continuerà a dispiacere a chi non lo vuol conoscere perché alla libertà non ci crede. Noi, invece, ci crediamo. E quindi Cardini ci piace.
(di Mario Bernardi Guardi)
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