La manifestazone indetta da Casa Pound, circolo di estrema destra che, autorizzata dalla Questura, dovrebbe svolgersi oggi a Roma con partenza da Piazza della Repubblica e arrivo al Co- losseo, ha sollevato lo sdegno e l'indignazione di una collezione di “democratici e antifascisti” (il circolo Mario Mieli, Queer Lab, la Casa internazionale delle Donne, le Madri per Roma città aperta, attivisti della sinistra, con l'aggiunta di Luca Telese, attuale direttore di Pubblico, che in un recente passato ha lavorato per un quotidiano notoriamente antifascista e antirazzista come Il Giornale).
I “democratici e antifascisti” hanno chiesto alla Prefettura di vietare il corteo e di chiudere la sede romana di Casa Pound richiamandosi anche alla legge Scelba del 1952 che vieta la ricostituzione del partito fascista (alla quale Palmiro Togliatti che, a differenza di costoro, non era un cretino, si oppose perché capiva benissimo che si comincia con i fascisti e si finisce con i comunisti) e alla più recente legge Mancino (specchiatissimo personaggio coinvolto, sia pur per falsa testimonianza, nell'inchiesta palermitana sui rapporti e i presunti accordi Stato-mafia) che punisce, con la reclusione, le manifestazioni di “odio razziale”. Ora, secondo il volantino distibuito da Casa Pound, la manifestazione è contro “la casta, i tecnici, la finanza, i mercati, le Banche, l'usura”. Non si vede che cosa ci sia di “fascista” in tutto questo, sono obiettivi che potrebbero essere tranquillamente abbracciati anche dai ragazzi dei “centri sociali” oltre che da moltissimi cittadini che non si riconoscono né nella destra né nella sinistra.
Sono stato invitato un paio di volte dai ragazzi di Casa Pound a presentare i miei libri (e, “democra- tici” permettendo, ci tornerò il 22 febbraio), così come, in molte altre occasioni, da circoli culturali che si richiamano alla sinistra e all'estrema sinistra. E a Casa Pound non ho notato nulla di facinoroso, di violento, di “fascista” (ciò non ha impedito ai “centri sociali” romani di inserirmi in una minacciosa “lista nera”, così come il Congresso in-ternazionale ebraico per aver io difeso non Priebke ma i suoi diritti, mi ha bollato da “nazista”, ignorando, almeno lo spero, che mia madre, Zinaide Tubiasz era ebrea e che ha visto l'intera sua famiglia di origine sterminata dai nazisti sul fronte russo-tedesco).
Ma le impressioni che ho avuto frequentando saltuariamente i ragazzi di Casa Pound sono personali e possono anche essere sbagliate. Ma la questione, qui, è un'altra. Ed è di principio. Una democrazia, se vuole essere tale, deve accettare tutte le opinioni, tutte le idee, anche quelle che le paiono più aberranti e le sono radicalmente antagoniste. È il prezzo che la democrazia paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari. L'unico discrimine, in democrazia, è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. Leggi come quella Mancino, che vietano le manifestazioni di idee o addirittura l'espressione di alcuni sentimenti, sono leggi liberticide degne del Codice fascista di Alfredo Rocco (io ho il diritto di odiare chi mi pare, fermo restando che se gli torco anche solo un capello devo andare dritto e di filato in gattabuia).
I sedicenti “democratici e antifascisti” che vogliono impedire il corteo dei ragazzi di Casa Pound, perché “fascisti”, prima di sparare cazzate demagogiche dovrebbero almeno cercare di capire che cos'è realmente una democrazia. Ma temo che sia un'impresa disperata e che avesse ragione Mino Maccari quando affermava: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.
I “democratici e antifascisti” hanno chiesto alla Prefettura di vietare il corteo e di chiudere la sede romana di Casa Pound richiamandosi anche alla legge Scelba del 1952 che vieta la ricostituzione del partito fascista (alla quale Palmiro Togliatti che, a differenza di costoro, non era un cretino, si oppose perché capiva benissimo che si comincia con i fascisti e si finisce con i comunisti) e alla più recente legge Mancino (specchiatissimo personaggio coinvolto, sia pur per falsa testimonianza, nell'inchiesta palermitana sui rapporti e i presunti accordi Stato-mafia) che punisce, con la reclusione, le manifestazioni di “odio razziale”. Ora, secondo il volantino distibuito da Casa Pound, la manifestazione è contro “la casta, i tecnici, la finanza, i mercati, le Banche, l'usura”. Non si vede che cosa ci sia di “fascista” in tutto questo, sono obiettivi che potrebbero essere tranquillamente abbracciati anche dai ragazzi dei “centri sociali” oltre che da moltissimi cittadini che non si riconoscono né nella destra né nella sinistra.
Sono stato invitato un paio di volte dai ragazzi di Casa Pound a presentare i miei libri (e, “democra- tici” permettendo, ci tornerò il 22 febbraio), così come, in molte altre occasioni, da circoli culturali che si richiamano alla sinistra e all'estrema sinistra. E a Casa Pound non ho notato nulla di facinoroso, di violento, di “fascista” (ciò non ha impedito ai “centri sociali” romani di inserirmi in una minacciosa “lista nera”, così come il Congresso in-ternazionale ebraico per aver io difeso non Priebke ma i suoi diritti, mi ha bollato da “nazista”, ignorando, almeno lo spero, che mia madre, Zinaide Tubiasz era ebrea e che ha visto l'intera sua famiglia di origine sterminata dai nazisti sul fronte russo-tedesco).
Ma le impressioni che ho avuto frequentando saltuariamente i ragazzi di Casa Pound sono personali e possono anche essere sbagliate. Ma la questione, qui, è un'altra. Ed è di principio. Una democrazia, se vuole essere tale, deve accettare tutte le opinioni, tutte le idee, anche quelle che le paiono più aberranti e le sono radicalmente antagoniste. È il prezzo che la democrazia paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari. L'unico discrimine, in democrazia, è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. Leggi come quella Mancino, che vietano le manifestazioni di idee o addirittura l'espressione di alcuni sentimenti, sono leggi liberticide degne del Codice fascista di Alfredo Rocco (io ho il diritto di odiare chi mi pare, fermo restando che se gli torco anche solo un capello devo andare dritto e di filato in gattabuia).
I sedicenti “democratici e antifascisti” che vogliono impedire il corteo dei ragazzi di Casa Pound, perché “fascisti”, prima di sparare cazzate demagogiche dovrebbero almeno cercare di capire che cos'è realmente una democrazia. Ma temo che sia un'impresa disperata e che avesse ragione Mino Maccari quando affermava: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.
(di Massimo Fini)
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