«Sono un reazionario. E vedo questa faccenda
dal mio cattiverio di saraceno». Lo dice subito, Pietrangelo
Buttafuoco, scrittore e giornalista, quasi a scusarsi per l'asprezza
della sua analisi. E, dunque, avventuriamoci.
Sono trascorsi quattro giorni e sulle dimissioni di Benedetto XVI il mondo si divide ancora. Tu da che parte stai?
«In una parte molto scomoda. So che non si deve parlare male del Papa, ma non ce la faccio a considerare questo atto nella categoria delle dimissioni».
E in quale lo consideri?
«Non posso rassegnarmi a pensare che la barca di Pietro debba inchinarsi davanti alla modernità. Come Schettino all'Isola del Giglio».
Addirittura.
«So che il paragone è blasfemo. Il capitano sta sempre sulla nave, tanto più quando affronta il pericolo di un naufragio. Nella tempèrie della crisi sono l'etica e l'estetica militare a far da guida: sappiamo bene che l'abominio per eccellenza è la diserzione».
Un giudizio drastico. Il nocchiero della nave non è il Papa, ma lo Spirito che si trasmette attraverso di lui.
«Il Pontefice è o no il vicario di Cristo?».
Certo, vicario. Ma Cristo non scompare perché Ratzinger perde il vigore.
«Tuttavia il fatto resta inaudito. E il paragone con Celestino V drammatico. È come se Pietro crocifisso a testa in giù dicesse ai suoi carnefici: Basta, non ce la faccio più».
In questo atto non intravedi umiltà e una fede libera e realista?
«Questo è un alfabeto umano. Se riportiamo questo gesto sul piano spirituale stentiamo a trovare conforto. Perché è impensabile che il pastore arretri davanti alla trionfante aggressione del materialismo. Uno come Padre Pio, per dire, non avrebbe mai rinunciato al suo combattimento contro Satana».
Tutti gli uomini di Chiesa interpretano la rinuncia di Benedetto XVI in una prospettiva di fede. I più catastrofisti sono gli osservatori laici.
«Tutti i teologi, a cominciare da Vito Mancuso, si sono precipitati a cloroformizzare il trauma. Nell'epoca nichilista in cui stiamo vivendo si esercitano nella gara a sistemare la sottana al Santo Padre».
Non ti sembra di vedere la Chiesa solo come baluardo contro la modernità?
«La Chiesa ha l'ansia di farsi accettare da chi rimuove la questione della metafisica. I preti più popolari, da don Gallo a monsignor Paglia, non fanno che ripetere l'alfabeto benpensante che tanto conforto offre a un mondo ostile al sacro. Ma senza la religione delle mamme i bambini non avrebbero mai imparato l'Ave Maria o l'Angelo di Dio. Altro che i preti di moda che sostituiscono la legalità alla sacralità e l'assistenza sociale alla liturgia. In tante aree ecclesiastiche vedo la rimozione del Golgota. Lo dico da saraceno. Nessuno riconosce la forza della croce. La Chiesa è assediata da chi vuole il preservativo, chi il matrimonio per gli omosessuali, chi l'abolizione della domenica, chi la psicanalisi in luogo della confessione. In un momento così la barca di Pietro dovrebbe avere al timone una mano ferma in ragione della forza data dallo Spirito Santo».
La cadenza dello Spirito sono i secoli, il tempo della storia e non della cronaca.
«È l'eterno che deve interessare alla Chiesa. Il fatto che quando il Papa pronunciava la sua rinuncia non ci fosse chi riusciva a capire che cosa stesse accadendo provoca turbamento. Non si tratta di folclore, ma dell'urgenza di ravvivare il fuoco del rito».
Secondo te Benedetto XVI difetta nella fede.
«Nessuno di noi può giudicare la fede di un altro».
Quindi non credi che Ratzinger abbia relativizzato la sua persona per valorizzare la Cattedra di Pietro e «per il bene della Chiesa»?
«Se stai avviando una battaglia è inaudito che il generale si faccia da parte. Ne I Promessi Sposi il vescovo rimprovera don Abbondio ricordandogli che quando diventò sacerdote non gli fu data alcuna garanzia sulla vita. È come se il Grande Inquisitore di dostoevskiana memoria avesse dettato questo gesto. E, avendo percepito che lo Spirito Santo si è allontanato da lui, il Papa avesse detto: Avanti un altro. Perciò vorrei fare mio il grido delle processioni della passione invocando misericordia».
Ci vuole tempo affinché il disegno della Provvidenza si renda intellegibile.
«Purtroppo la Chiesa più che la navigazione dell'eterno spesso pratica l'ossequio ai totem del nuovo ordine mondiale. Che è anticristiano per definizione».
Scenario cupissimo.
«Grazie a Dio lo Spirito soffia dove vuole e il centro rimane sempre Cristo».
E questa centralità abbraccia anche la scelta di Benedetto XVI.
«Mi auguro che tu abbia ragione. Ciò non toglie che questa cosa mi abbia lasciato sgomento. L'altro giorno, mentre tracciava il segno della croce mi chiedevo chi fosse lui, oggi».
(fonte: www.ilgiornale.it)
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