In questi ultimi giorni si è spesso fatto il parallelo tra i contatti avvenuti all’inizio degli anni Ottanta fra esponenti della Destra e della Sinistra culturale e il coacervo di firme, appunto di ex fascisti ed ex comunisti (questi i termini usati), posto in calce a quello che è stato autodefinito il ”Manifesto di Ottobre” (uscito il 26: potevano aspettare altri due giorni!) che appare chiaramente, nonostante le smentite, “collaterale” al nuovo partito politico creato dai transfughi del PdL e nominato “Futuro e libertà per l’Italia”, proprio come il saggio uscito a firma dell’on. Fini.
Che si tratti di una “collateralità” lo ha in fondo confermato sul Foglio del 29 Angelo Mellone quando afferma che il Manifesto “guarda con favore al varco aperto dal gesto di rottura politica” del nuovo partito. Chiaro che se non ci fosse stato lo strappo finiano il Manifesto non sarebbe mai nato. Anche perché esplicitamente si vanta di esserne uno dei promotori/ispiratori nel suo sito internettico l’on. Granata, uno dei più agitati colonnelli finiani. Quindi non ci piove: i manifestanti sono dei supporter del presidente della Camera e capo dei Fli.
Credo quindi che un parallelo del genere non sia proponibile per un motivo molto semplice. Trent’anni fa o giù di lì si trattava di iniziative private, privatissime fra singoli intellettuali che ufficialmente si dovevano trovare su sponde contrapposte e che invece avevano molto da dirsi e che si stimavano reciprocante: ci si incontrava in convegni e tavole rotonde, a casa di qualcuno (a esempio a casa mia) e i risultati di quelle conversazioni magari si pubblicavano. Ma chi erano gli interlocutori della Sinistra? Meno delle dita di una mano: ad esempio Cacciari, Mughini, Marramao. Note firme progressiste che erano abbastanza intelligenti e colte da essere autonome rispetto ad eventuali partiti di riferimento, spesso studiosi di quello che allora si chiamava “pensiero negativo”, cioè quello della Destra, per lo più schifato, e che non avevano paura di anatemi o polemiche.
Tutto questo si faceva contro i partiti, a dispetto delle barriere erette dalla nomeklatura ufficiale, in polemica con giornali e riviste che volevano dettare l’ortodossia, in genere di sinistra ma anche di destra. I “ponti” che si volevano costruire, i “segnali” che si volevano lanciare erano per superare la contrapposizione violenta e sanguinaria della contestazione e degli anni di piombo, della contrapposizione manichea fasciamo/antifascismo, della condanna di scrittori, poeti, artisti, filosofi, storici che non si potevano etichettare come “progressisti” o “di sinistra”. E in questo ci si è riusciti.
Oggi la situazione è diversa. Le firme apposte sotto il “Manifesto di ottobre” in pratica sono la foglia di fico intellettuale ad un’ambigua operazione politica, e – purtroppo per i diversi amici ex fascisti ed ex comunisti che stimo e che hanno aderito – politicamente saranno usate. Trent’anni fa si andava contro i vecchi partiti, oggi si fa da sponda ad un nuovo partito. E’ questo che non mi piace affatto, è questo che non accetto, dato che in questo partito non esiste una linea culturale esplicita e precisa, c’è tutto e il contrario di tutto, soprattutto la condanna a priori di un certo passato comune, e la strumentalizzazione del “Manifesto” è dietro l’angolo. Tanto più perché scritto in una neolingua enfatica e oracolare zeppa di sociologismi che mi insospettisce oltremodo. “L’arteriosclerosi ideologica della ripetizioni infeconda” mi ricorda tanto quel “mito incapacitante” di parecchi anni fa. Grazie, non credo proprio di averne bisogno.
A me pare che il Fli (o Fly?) sia un partito di mosche cocchiere – appunto – che pensa di proporsi come Destra nuova e normale per distinguersi dalla destra becera e anormale pre-esistente (Msi, An. PdL). Il fatto che sia coccolato, protetto e tenuto in palmo di mano dai giornali di sinistra, dai partiti della opposizione e dai giudici la dice lunga e dovrebbe dare da pensare a molti in buona fede. Mi chiedo in cosa consista la Destra che i filliani propongono, gettato a mare il bambino con l’acqua sporca, forse lo scombicchierato assemblaggio di nomi, più o meno noti, riuniti delle pagine del libro firmato dall’on. Fini? E mi chiedo per quale motivo, all’interno del Popolo della Libertà, gli ex missini ed ex aennini non abbiamo combattuto una battaglia culturale invece che preoccuparsi di occupare, a livello nazionale e locale, poltrone senza proteggere la loro identità. Ma quale? Se c’era una caratteristica che identificava il MSI prima, e poi in parte anche AN, da Forza Italia ma pure dalla Lega, era che aveva una sua specifica cultura pur se dalle molteplici anime. Essa è stata – col tacito assenso di quasi tutti - man mano abbandonata e poi condannata dal Gran Segretario e poi Sommo Presidente che aiutato dai suoi apprendisti stregoni, ne ha costruita dal Nulla e sul Nulla un’altra, poi transitata nel Fli. Ad essa pensa di fare da supporto il “Manifesto di Ottobre”. Credo che sia una pia illusione, e me ne dispiace molto per la sicura buona fede di quei firmatari che conosco.
(di Gianfranco de Turris)
Che si tratti di una “collateralità” lo ha in fondo confermato sul Foglio del 29 Angelo Mellone quando afferma che il Manifesto “guarda con favore al varco aperto dal gesto di rottura politica” del nuovo partito. Chiaro che se non ci fosse stato lo strappo finiano il Manifesto non sarebbe mai nato. Anche perché esplicitamente si vanta di esserne uno dei promotori/ispiratori nel suo sito internettico l’on. Granata, uno dei più agitati colonnelli finiani. Quindi non ci piove: i manifestanti sono dei supporter del presidente della Camera e capo dei Fli.
Credo quindi che un parallelo del genere non sia proponibile per un motivo molto semplice. Trent’anni fa o giù di lì si trattava di iniziative private, privatissime fra singoli intellettuali che ufficialmente si dovevano trovare su sponde contrapposte e che invece avevano molto da dirsi e che si stimavano reciprocante: ci si incontrava in convegni e tavole rotonde, a casa di qualcuno (a esempio a casa mia) e i risultati di quelle conversazioni magari si pubblicavano. Ma chi erano gli interlocutori della Sinistra? Meno delle dita di una mano: ad esempio Cacciari, Mughini, Marramao. Note firme progressiste che erano abbastanza intelligenti e colte da essere autonome rispetto ad eventuali partiti di riferimento, spesso studiosi di quello che allora si chiamava “pensiero negativo”, cioè quello della Destra, per lo più schifato, e che non avevano paura di anatemi o polemiche.
Tutto questo si faceva contro i partiti, a dispetto delle barriere erette dalla nomeklatura ufficiale, in polemica con giornali e riviste che volevano dettare l’ortodossia, in genere di sinistra ma anche di destra. I “ponti” che si volevano costruire, i “segnali” che si volevano lanciare erano per superare la contrapposizione violenta e sanguinaria della contestazione e degli anni di piombo, della contrapposizione manichea fasciamo/antifascismo, della condanna di scrittori, poeti, artisti, filosofi, storici che non si potevano etichettare come “progressisti” o “di sinistra”. E in questo ci si è riusciti.
Oggi la situazione è diversa. Le firme apposte sotto il “Manifesto di ottobre” in pratica sono la foglia di fico intellettuale ad un’ambigua operazione politica, e – purtroppo per i diversi amici ex fascisti ed ex comunisti che stimo e che hanno aderito – politicamente saranno usate. Trent’anni fa si andava contro i vecchi partiti, oggi si fa da sponda ad un nuovo partito. E’ questo che non mi piace affatto, è questo che non accetto, dato che in questo partito non esiste una linea culturale esplicita e precisa, c’è tutto e il contrario di tutto, soprattutto la condanna a priori di un certo passato comune, e la strumentalizzazione del “Manifesto” è dietro l’angolo. Tanto più perché scritto in una neolingua enfatica e oracolare zeppa di sociologismi che mi insospettisce oltremodo. “L’arteriosclerosi ideologica della ripetizioni infeconda” mi ricorda tanto quel “mito incapacitante” di parecchi anni fa. Grazie, non credo proprio di averne bisogno.
A me pare che il Fli (o Fly?) sia un partito di mosche cocchiere – appunto – che pensa di proporsi come Destra nuova e normale per distinguersi dalla destra becera e anormale pre-esistente (Msi, An. PdL). Il fatto che sia coccolato, protetto e tenuto in palmo di mano dai giornali di sinistra, dai partiti della opposizione e dai giudici la dice lunga e dovrebbe dare da pensare a molti in buona fede. Mi chiedo in cosa consista la Destra che i filliani propongono, gettato a mare il bambino con l’acqua sporca, forse lo scombicchierato assemblaggio di nomi, più o meno noti, riuniti delle pagine del libro firmato dall’on. Fini? E mi chiedo per quale motivo, all’interno del Popolo della Libertà, gli ex missini ed ex aennini non abbiamo combattuto una battaglia culturale invece che preoccuparsi di occupare, a livello nazionale e locale, poltrone senza proteggere la loro identità. Ma quale? Se c’era una caratteristica che identificava il MSI prima, e poi in parte anche AN, da Forza Italia ma pure dalla Lega, era che aveva una sua specifica cultura pur se dalle molteplici anime. Essa è stata – col tacito assenso di quasi tutti - man mano abbandonata e poi condannata dal Gran Segretario e poi Sommo Presidente che aiutato dai suoi apprendisti stregoni, ne ha costruita dal Nulla e sul Nulla un’altra, poi transitata nel Fli. Ad essa pensa di fare da supporto il “Manifesto di Ottobre”. Credo che sia una pia illusione, e me ne dispiace molto per la sicura buona fede di quei firmatari che conosco.
(di Gianfranco de Turris)
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