martedì 2 novembre 2010

Le mie perplessità sul premier


Ma si può far cadere un governo sul bunga bunga e gettare il Paese nel baratro di una brutta crisi al buio? Della vicenda Ruby voglio dire due cose. Anzi, non avrei proprio voglia di dir nulla, ma non pochi lettori mi hanno esortato a non sfuggire alla vicenda. Allora, la prima cosa che sento di dire è che non basta ricacciarla nella sfera privata e nel libero stile di vita. E' brutto che un presidente del Consiglio frequenti una ragazza di 17 anni e che la frequenti magari negli stessi luoghi in cui incontra leader politici e uomini di Stato. E' brutto che una ragazza, forse ladruncola e prostituta, entri nella sua corte e riceva da lui regali. E' brutto che un premier intervenga o faccia intervenire qualcuno per togliere la ragazza dall'impiccio in questura. Ed è brutto che si giustifichi di averlo fatto perché ha cuore e aiuta chi ha bisogno: che sia generoso non ne dubito affatto, ma non si può chiamare aiuto umanitario il sostegno a un'escort alle prese con la polizia. Questo è anche un abuso di potere.

Non mi piace un premier che diventa facile preda di giudizi, inchieste e sarcasmi; so che lui rende vistosi - e la stampa accanita contro di lui glieli amplifica - vizi e abusi che si sono sempre compiuti nelle camere oscure del potere. Ma lui a volte li esibisce senza cautele, e i suoi nemici riescono a far apparire pacchiano il suo stile di vita, oltre che deplorevole.

Qui vengo ai suoi nemici. Criticarlo per le pubbliche ricadute di questi vizi privati mi pare giusto e sacrosanto; ma solo astiosi cretini possono invocare la caduta del governo per il bunga bunga. Quello sì, ci renderebbe zimbelli agli occhi del mondo, e getterebbe l'Italia in preda a una crisi nera, senza vie d'uscita, incattivendo ancora di più il Paese, il clima politico e le difficoltà enormi che già sovrastano l'opera del governo, nel complesso non negativa. Certo, avremmo voluto grandi cose da questo governo, aspettiamo ancora riforme strutturali, rilanci veri e riprese sostanziali, e avremmo voluto un profilo più rigoroso, uno stile di vita più sobrio, un senso dello Stato, della Nazione e una sensibilità storica e culturale che non vediamo. Ma qualcosa di buono si è realizzato, la tenuta davanti alla crisi economica mondiale non è stata disprezzabile, il calo di fiducia dei governi riguarda un po' tutti, in testa Obama, e il paragone con i governi precedenti e con i governi (im)possibili e illegittimi che si prospettano, induce ad augurarci che il governo continui. Ma è da sciacalli irresponsabili sfruttare la squallida storiella per liberarsi di Berlusconi e far cadere un governo legittimo che non ha colpe gravi o particolari. Questo sarebbe il vero scandalo: far cadere il governo per la vita privata di Berlusconi. Infine su Berlusconi.

Non riesco a liquidare un leader per un episodio o una fila di brutti episodi che riguardano la sua vita privata; il giudizio su di lui deve sommare tutto quel che ha fatto in questi anni, con netta prevalenza di attenzione al piano politico legislativo e attuativo. Ha sbagliato cento volte, ma gliel'hanno fatte pagare per centomila; ha fatto tante cose notevoli e positive, ma gliene riconoscono poche. Non sono affatto dell'idea di segretare l'aspetto mandrillo ormai arcinoto, e sono d'accordo a giudicare male le ricadute negative che hanno quelle vicende e quello stile di vita sul suo ruolo pubblico e sull'esempio che dà al Paese. Però resto convinto di una cosa: fa più male al Paese un premier dallo stile di vita sobrio ma che fa perdere alla società e alle leggi i confini tra la nascita e l'aborto, tra la maggior età e la minor età, tra la famiglia e le coppia gay, tra la vita umana e la vita animale, tra i genitori e i consultori. Parlo di Zapatero in Spagna. Detto questo, rinnovo il mio disagio di scrivere e vivere tra un premier mandrillo, che non argina gli eccessi della sua sfera privata, e una mandria di sciacalli che vogliono sfruttare le sue debolezze private per occupare un potere a cui né gli italiani né le loro capacità li hanno chiamati. E mi sconforta non vedere all'orizzonte nulla di diverso e di migliore. Ora mi è permesso tornare alla solitudine dei libri e dei pensieri?

(di Marcello Veneziani)

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