Il distacco non è incolmabile. La gauche ha cantato presto vittoria immaginando che Hollande avrebbe stracciato Sarkozy al primo turno. Ma neppure il presidente uscente contento. Il fantasma della sconfitta lo accompagnerà fino al 6 maggio. Non è un buon segno, ed è umiliante per un presidente, arrivare secondo dietro lo sfidante: è la prima volta che accade nella storia della Quinta Repubblica. Sarkozy, comunque, l'ha scampata bella. Se Hollande avesse ottenuto un più largo suffragio, non dovrebbe da oggi preoccuparsi di come recuperare voti, eventualità che Aurelie Filippetti, sua portavoce, aveva escluso dopo che dalle terre d'oltremare erano venute fuori proiezioni francamente esagerate in favore del candidato socialista.
Adesso si porrà il problema degli apparentamenti, tutt'altro che facili, per tentare di contrastare la rimonta di Sarkozy. Il presidente potrebbe non aver fatto il pieno al primo turno, ma nessuno può dire se riuscirà a recuperare dal bacino degli astensionisti i suffragi necessari per restare all'Eliseo. Chiederà nuovamente, come accadde nel 2007, a Francois Bayrou di dargli una mano, ma questa volta il leader del MoDem, farà pesare il suo appoggio chiedendo la poltrona di primo ministro. Un'eventualità, del resto, affiorata durante la campagna elettorale che tuttavia farà dormire sonni tranquilli a Sarkozy.
Ad agitare le sue notti sarà quell'angelo biondo di Marine Le Pen, vera trionfatrice, che sfiorando il 20% ha ipotecato il terzo posto ed ha lanciato il Front National come nessuno si attendeva verso nuove frontiere. Ha solo 43 anni, è la prima volta che corre per la presidenza, ha rinnovato il suo partito e punta decisamente sulla sconfitta di Sarkozy nella certezza che la sua uscita di scena farà implodere l'Ump buona parte del quale intende ereditare per costruire un nuovo movimento «sovranista-patriottico»: lo ha detto a chiare lettere venerdì scorso chiudendo la campagna elettorale, lo ha fatto intendere nei mesi scorsi quando l'inquilino dell'Eliseo la snobbava per poi rincorrerla sul tema della «preferenza nazionale». La Le Pen si attendeva il risultato ottenuto, ben superiore a quello che i sondaggi pronosticavano, come scriveva il «Journal du dimanche». Certamente non mancherà di far sentire il suo peso alle legislative di giugno anche se il sistema elettorale penalizza il Front National impossibilitato ad apparentarsi al secondo turno.
È guardando anche al rinnovo dell'Assemblea nazionale che i prossimi quindici giorni verranno vissuti dai due contendenti. Entrambi agiteranno lo spauracchio della coabitazione - che in passato penalizzò il secondo mandato di Mitterrand ed il primo di Chirac - possibilissima in un quadro politico poco chiaro e, dunque, pretenderanno dagli elettori un'investitura piena tanto per la presidenza quanto per il Parlamento.
Da questo punto di vista la sinistra estrema potrebbe dimostrare il suo interesse ad appoggiare Hollande anche se Mélenchon - che ha ferocemente attaccato il candidato socialista nelle ultime manifestazioni rispolverando il suo armamentario anticapitalista e populista più retrivo - ha deluso rispetto alle aspettative. Il suffragio raccolto, comunque, autorizza il capo del Front de la gauche a chiedere al «presidenziabile» l'esplicito appoggio mettendolo in grave imbarazzo. Infatti, Hollande non potendo contare sulla forza che sperava di avere, e dunque di tenersi le mani libere, dovrebbe intessere con chi da sinistra lo ha duramente contestato patti che certamente gli farebbero perdere quella parte di elettorato moderato che lo ha votato più in odio a Sarkozy che per convinzione.
Da stasera a Tours, nel grande meeting dell'Ump, il presidente dice che metterà la Francia davanti al proprio destino. Dirà che la forza del Paese è nella sua unione e che soltanto lui potrà garantire la coesione necessaria per superare la crisi economica e sociale che il classismo di Hollande finirebbe per acuire. Deve sperare, Sarkozy, che coloro che lo hanno abbandonato al primo turno ritorneranno all'ovile nel momento delle decisioni che non ammettono ripensamenti. Combatterà l'avventurismo, mostrerà maggiore passione per quella Francia profonda che aveva dimenticato, si mostrerà incline a comprendere le ragioni del patriottismo tradito e contrarrà un nuovo patto con i ceti avviliti dalla sua politica fiscale. Ma davanti a lui più che la sagoma sbiadita di Hollande, si staglierà l'immagine di Marine Le Pen. E non sarà un'immagine quietante. Se potesse Sarkozy le darebbe metà dell'Eliseo in cambio dei voti del Front National, ma sa che impossibile. La fiamma ormai scalda milioni di cuori in Francia e potrebbe bruciare molte ambizioni.
(di Gennaro Malgieri)
Adesso si porrà il problema degli apparentamenti, tutt'altro che facili, per tentare di contrastare la rimonta di Sarkozy. Il presidente potrebbe non aver fatto il pieno al primo turno, ma nessuno può dire se riuscirà a recuperare dal bacino degli astensionisti i suffragi necessari per restare all'Eliseo. Chiederà nuovamente, come accadde nel 2007, a Francois Bayrou di dargli una mano, ma questa volta il leader del MoDem, farà pesare il suo appoggio chiedendo la poltrona di primo ministro. Un'eventualità, del resto, affiorata durante la campagna elettorale che tuttavia farà dormire sonni tranquilli a Sarkozy.
Ad agitare le sue notti sarà quell'angelo biondo di Marine Le Pen, vera trionfatrice, che sfiorando il 20% ha ipotecato il terzo posto ed ha lanciato il Front National come nessuno si attendeva verso nuove frontiere. Ha solo 43 anni, è la prima volta che corre per la presidenza, ha rinnovato il suo partito e punta decisamente sulla sconfitta di Sarkozy nella certezza che la sua uscita di scena farà implodere l'Ump buona parte del quale intende ereditare per costruire un nuovo movimento «sovranista-patriottico»: lo ha detto a chiare lettere venerdì scorso chiudendo la campagna elettorale, lo ha fatto intendere nei mesi scorsi quando l'inquilino dell'Eliseo la snobbava per poi rincorrerla sul tema della «preferenza nazionale». La Le Pen si attendeva il risultato ottenuto, ben superiore a quello che i sondaggi pronosticavano, come scriveva il «Journal du dimanche». Certamente non mancherà di far sentire il suo peso alle legislative di giugno anche se il sistema elettorale penalizza il Front National impossibilitato ad apparentarsi al secondo turno.
È guardando anche al rinnovo dell'Assemblea nazionale che i prossimi quindici giorni verranno vissuti dai due contendenti. Entrambi agiteranno lo spauracchio della coabitazione - che in passato penalizzò il secondo mandato di Mitterrand ed il primo di Chirac - possibilissima in un quadro politico poco chiaro e, dunque, pretenderanno dagli elettori un'investitura piena tanto per la presidenza quanto per il Parlamento.
Da questo punto di vista la sinistra estrema potrebbe dimostrare il suo interesse ad appoggiare Hollande anche se Mélenchon - che ha ferocemente attaccato il candidato socialista nelle ultime manifestazioni rispolverando il suo armamentario anticapitalista e populista più retrivo - ha deluso rispetto alle aspettative. Il suffragio raccolto, comunque, autorizza il capo del Front de la gauche a chiedere al «presidenziabile» l'esplicito appoggio mettendolo in grave imbarazzo. Infatti, Hollande non potendo contare sulla forza che sperava di avere, e dunque di tenersi le mani libere, dovrebbe intessere con chi da sinistra lo ha duramente contestato patti che certamente gli farebbero perdere quella parte di elettorato moderato che lo ha votato più in odio a Sarkozy che per convinzione.
Da stasera a Tours, nel grande meeting dell'Ump, il presidente dice che metterà la Francia davanti al proprio destino. Dirà che la forza del Paese è nella sua unione e che soltanto lui potrà garantire la coesione necessaria per superare la crisi economica e sociale che il classismo di Hollande finirebbe per acuire. Deve sperare, Sarkozy, che coloro che lo hanno abbandonato al primo turno ritorneranno all'ovile nel momento delle decisioni che non ammettono ripensamenti. Combatterà l'avventurismo, mostrerà maggiore passione per quella Francia profonda che aveva dimenticato, si mostrerà incline a comprendere le ragioni del patriottismo tradito e contrarrà un nuovo patto con i ceti avviliti dalla sua politica fiscale. Ma davanti a lui più che la sagoma sbiadita di Hollande, si staglierà l'immagine di Marine Le Pen. E non sarà un'immagine quietante. Se potesse Sarkozy le darebbe metà dell'Eliseo in cambio dei voti del Front National, ma sa che impossibile. La fiamma ormai scalda milioni di cuori in Francia e potrebbe bruciare molte ambizioni.
(di Gennaro Malgieri)
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