domenica 25 ottobre 2009

L’Italia pornocratica con famiglia componibile a piacere


È permesso dire che preferisco essere governato da un donnaiolo incontinente piuttosto che da un abituale frequentatore di trans, in festini di coca e sesso? E che preferisco chi denuncia i ricattatori e li attacca in pubblico a chi li asseconda, li paga di nascosto e poi nega tutto in pubblico? So distinguere tra sfera pubblica e sfera privata, giudico chi governa da quel che fa da governatore e non da erotomane. Però lasciate che io consideri più squallido, più ricattabile e meno affidabile il politico del secondo tipo. Se poi a questo aggiungiamo il moralismo di cui si è finora ammantato insieme alla sua parte politica, allora il disgusto cresce perché lo squallore si veste pure di ipocrisia e pretende di impartire agli altri lezioni e punizioni da cui ci si sente esonerati.
Ma non ho nessuna intenzione di scrivere un trattato ideologico sulla preferenza delle escort rispetto ai trans. No, non la butto in politica.
Mi chiedo: ma che razza di Paese stiamo disegnando? Mi riferisco in particolare a due fatti. Un fatto piccolo e brutto ma che giganteggia nei media e nelle conversazioni della gente, come appunto il caso Marrazzo; e un fatto gigantesco e radicale che è passato quasi inosservato, vale a dire una sconvolgente sentenza della Cassazione che ha ridefinito il concetto di famiglia: non pensate più, hanno detto gli emeriti ermellini della II sezione penale, alla famiglia secondo natura e tradizione, padre-madre e figli, ma è famiglia «ogni consorzio di persone fra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo». Per dirsi famiglia è sufficiente una certa «stabilità del rapporto».
Insomma la famiglia come noi la intendevamo da millenni non c’è più per legge e noi stiamo ancora a parlare di mogli, madri e figli... Sulla base di quella definizione di famiglia, sono famiglie le coppie omosessuali o i conviventi di ogni tipo; se due o più studenti o lavoratori condividono per un apprezzabile periodo di tempo lo stesso tetto e hanno consuetudini di vita insieme, sono una famiglia; se un signore anziano vive con una badante ed è assistito, quella è una famiglia. E si potrebbe estendere la famiglia a interi condomini, squadre di calcio o clan di prostitute che vivono sotto lo stesso tetto e lo stesso pappone. Se Marrazzo andava davvero con frequenza nella casa del trans brasiliana, come ha dichiarato lei stessa, Natalì, e aveva un rapporto ormai consolidato e solidale da sette anni, quella di Marrazzo e il trans è una famiglia, non meno famiglia, in termini di legge, di quella che Marrazzo aveva con sua moglie e i suoi figli. Ubicata in via Gradoli, dove un tempo si nascondevano i terroristi che rapirono Moro e oggi si imboscano governatori eccitati... Ci toccherà rimpiangere il tempo delle Brigate rosse?
È una sentenza, qualcuno minimizzerà, si riferisce a una storia particolare, è una constatazione tecnica e giuridica non civile e culturale e così non ci pensiamo... Ma qui con un breve dispositivo e tre frasette si demolisce la struttura naturale e culturale su cui si è fondata da millenni ogni civiltà, non solo quella cristiana: la famiglia composta da padre, madre, figli.
Allora io mi metto nei panni in cui già sono, di cittadino comune, di contemporaneo, connazionale e concittadino di quel governatore, quei trans, quei quattro carabinieri e quei magistrati, e mi chiedo: ma che sta succedendo?
Sono tanti gli episodi di cronaca che ci raccontano di un degrado diffuso. Ma i due fatti citati hanno qualcosa di speciale perché non riguardano il Paese reale ma il Paese legale, non provengono da gente comune, poveri sfigati o emarginati ma dalle classi dirigenti, ovvero da coloro che dovrebbero guidare il Paese. Tutti dicono: non mi interessa sapere quel che fa Marrazzo nella vita privata, non giudichiamo, ognuno ha i suoi vizietti e marrazza come vuole... Ma che state dicendo? Un conto è separare, come è giusto, il giudizio politico e amministrativo dalla sfera privata e dai gusti sessuali. Un’altra cosa è far passare per normale amministrazione, vita quotidiana, il solito tran-trans, festini con trans, sesso e coca.
Non valuterò mai politicamente Marrazzo e nessun altro governante da quel che fa in camera da letto; sto parlando di una società imbarbarita, che reputa lecito ogni egoismo, ogni piacere, ogni sfizio purché consensuale. Questa è stata giorni fa la definizione di libertà sessuale posta dal massimo ideologo del nostro tempo, Luxuria, in un programma televisivo: nessun limite al sesso se fatto tra adulti consenzienti. E quando il povero Storace ha sommessamente obbiettato: dunque anche l’incesto, se è fatto tra due adulti consenzienti sarebbe lecito... lì sono insorti tutti. Ma nessuno ci ha spiegato qual è la differenza di libertà e liceità tra un incesto tra due adulti consenzienti rispetto ad altri tipi di unione, omo o trans. Eppure ci stiamo abituando a tutto, non ci sorprende più niente. Per restare ai governatori di Regioni, ormai può far scalpore solo scoprire che il governatore della Puglia Nichi Vendola frequenta di nascosto una donna, per giunta nubile e illibata...
Tornando serio, torno a chiedervi: con questi esempi e con la loro accettazione universale nel nome della libertà, che società stiamo disegnando, cosa viene fuori da questo rovesciamento e spappolamento di valori condivisi, esperienze millenarie, realtà di vita consolidate? Non è una predica da preti, non vi sto parlando di peccati e nemmeno sto deplorando la deriva pornocratica del nostro Paese pur evidente; proprio ieri scrivevo anzi un pezzo sulla necessità di conciliare sesso e religione. No, mi preoccupa la decadenza, l’allucinazione collettiva, la totale perdita dei confini non tanto fra la norma e la violazione, ma tra la realtà e l’immaginazione, tra la vita e il sogno.
Anni fa scrissi che stavano nascendo i postitaliani e Berselli su quella definizione ci fece un libro; e più recentemente ho scritto di sfamiglia, e Crepet con quel titolo ci ha fatto ora un libro. Oggi parlerei di transitaliani con sfamiglia componibile a piacere, come i mobili Ikea.

(di Marcello Veneziani)

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