giovedì 18 novembre 2010

C’è una destra colta che vuole fare guerra di idee ai futuristi


Nessuno sarà più come Silvio Berlusconi, il Cavaliere taumaturgo, il fondatore del centralismo carismatico. E dunque, sublimare il centrodestra, garantire la sopravvivenza del Pdl, costituzionalizzare il berlusconismo, non è un’impresa per un uomo solo. “Da tempo penso che, quando sarà, dovrà essere una troika a prendere le redini del partito berlusconiano”. Troika composta da chi? “Gianni Alemanno, Giulio Tremonti e Roberto Formigoni”, risponde al Foglio Marcello Veneziani. L’intellettuale della destra ex missina, mai davvero tenero con la fu Alleanza nazionale, con il suo gruppo dirigente e in particolare con il suo fondatore, Gianfranco Fini, sostiene che il presidente della Camera “ha sbagliato i tempi. Si è mosso troppo presto, e male, pensando che il ciclo berlusconiano fosse concluso.

Adesso è impossibile pensare che possa diventare lui il leader del centrodestra che sarà. L’esito più probabile della parabola finiana è una alleanza con l’Udc. Ha sbagliato troppo Fini in questi mesi, poteva essere il vice di Berlusconi, adesso può fare il vice di Casini”. Eppure, aggiunge Veneziani, “sarebbe un errore sottovalutarne la capacità di offerta politica. Fini ha fatto proprie alcune idee che funzionano ed è pur sempre un capiente collettore del disagio, del malcontento, che serpeggia nel Pdl. Deridere è facile, affrontare una sfida è cosa più impegnativa ma alla fine anche più appagante. A Fini bisogna sapere rispondere, da destra, e sul piano delle idee”.

Veneziani non ama il presidente della Camera “ma averlo espulso dal Pdl è stato un errore sciocco”, spiega. “Fini andava assecondato. Il conflitto con Berlusconi doveva rimanere all’interno del Pdl, della fisiologia dialettica tipica di ogni partito. Invece il dissidio è tracimato in maniera inspiegabile fino a colpire la maggioranza in Parlamento e il governo. Ora è tardi per recuperare, ma lo sbaglio non va ripetuto. Fini va preso sul serio. Alcuni temi fatti propri da Fli sono argomenti fondativi della destra italiana. La legalità, il senso dello stato, la cittadinanza. Altri sono mutuati, scimmiottati, dalla cultura della sinistra. Ma non va sottovalutata la forza concorrenziale di Fini e del suo partito nei confronti del Pdl e del berlusconismo. E’ necessaria una risposta di destra, articolata, credibile”.

Alemanno ci sta pensando. Può essere lui l’antidoto del Cavaliere contro Fini? “Ne ha tutte le caratteristiche, anche se dopo Berlusconi non ci sarà un altro Berlusconi e le formule si faranno necessariamente meno personalistiche. In uno scenario in cui al carisma si sostituisca la forza dei programmi, Alemanno può essere il comprimario di un ticket con Tremonti e Formigoni. Insieme, questi tre bismarckiani, riunirebbero anche l’Italia. La visione nordista e la visione centromeridionalista”. Negli ambienti alemanniani si pensa a un manifesto dei valori della destra, da dove si dovrebbe cominciare? “Alemanno deve iniziare dallo psicodramma del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Si dovrebbe ricordare che il patriottismo della destra non è ‘costituzionale’ ma ‘nazionale’, che ‘l’elezione diretta del premier’ è di destra mentre la ‘centralità del Parlamento’, di cui parla Fini, appartiene al vocabolario della sinistra.

Alemanno, che ha già costruito un rapporto solido con Tremonti, è anche l’unico che può declinare il valore della comunità applicata all’economia sociale e di mercato. Il sindaco sa incarnare anche la sensibilità antica dei democratico cristiani, la difesa della vita, la bioetica”. E sono i punti di un manifesto. Alla fondazione Nuova Italia circola già la data di un convegno sui valori della destra nel Pdl, l’11 dicembre. Lo sta scrivendo Veneziani? “Nessuno mi ha chiesto nulla”. Non ancora.

(di Salvatore Merlo)

Nessun commento:

Posta un commento