martedì 17 maggio 2011

Il Cav. e DSK, ovvero la differenza tra un seduttore e uno stupratore

E qui si racconta la differenza tra il seduttore e lo stupratore. E’ cosa ben diversa dalla triste e malinconica epopea di Silvio Berlusconi che, nel suo cercare le donne, ci mette sempre un suo fondo di allegria. Uno, Berlusconi, è un vecchio bambi con la barba bianca (se solo la facesse crescere). L’altro, Dominique Strauss-Kahn, è un toro spavaldo, incurante di essere toro. Quello cerca i sorrisi, l’altro, al contrario, si erge a bracconiere.
Uno, infatti, non esce dal bagno se non con le cautele della cosmesi e dell’accappatoio. L’altro, invece, se ne scappa e si mostra duro e nudo. E qui, se si rivelasse fondata la ricostruzione della vicenda di DSK fatta dall’accusa, c’è lo stupratore. Ed è cosa ben diversa dalla triste e malinconica epopea di Berlusconi che, nel suo cercare le donne, ci mette sempre un suo fondo di allegria.

Tanto Strauss-Kahn, infatti, insegue e placca la propria preda, quanto l’altro fa baciamani e dispensa fiori. E se quest’ultimo è un signore degli anni Cinquanta, l’altro, sempre sovratono, si racconta – e già il suo corpo è un racconto – con il tanfo del verro.
Lo Spirito del Tempo, si sa, ha imposto al mondo un sordo rancore contro gli uomini che amano le donne ma tanto Berlusconi colleziona bambole con l’illusione di non pagarle – amandole per amare se stesso – tanto il francese, così glamour, nel prendersi le femmine e strapazzarle, è quello che le ama per non amarle.

Forse il Berlusconi nell’amare le donne ama se stesso, ma nella metafora cucita addosso a Strauss-Kahn, con i polsi ammanettati dietro la schiena, c’è quel retaggio infame dell’odiarle, quello con cui si cerca nella donna solo un posto dove svuotare lo scroto. Insomma, ci aiuta la letteratura: tanto c’è di Boccaccio in Berlusconi, quanto di De Sade in Strauss-Kahn. Da un lato si squaderna il “Decameron”, dall’altro– a giudicare dalle notizie, e dalle foto che sono già sceneggiature – precipitano “Le 120 giornate di Sodoma” e le “Justine” perché, insomma, una cosa sono i poveri diavoli, un’altra i diavoli assatanati. E se gli italiani altro non sono che francesi allegri mentre, al contrario, i francesi sono solo italiani tristi, quando Strauss-Kahn invita una giornalista, quando se la porta in una stanza disadorna fatta solo di letto e di un videoregistratore, sta celebrando lo scannatoio ad uso d’incattiviti. Fosse pure per l’epifania privata del “danno”, come nella dedizione al più sensuale dei sadismi. Anche a dare per buona la teoria del complotto, poi, con Strauss-Kahn, il complotto è perfetto. Gli viene cucito addosso perché è il suo punto, e anche il grugno, poi è proprio debole. Non solo non lo assolve, dunque, ma lo condanna.

E chissà se dopo tutto questo condannare Boccaccio, l’arrivo di De Sade non sia proprio caduto a modo di nemesi. Tutto questo rincorrere uomini che amano le donne, l’esplorare il confine tra corteggiamento e proposta indecente, forse s’è rivelato esagerato accanimento visto che perfino a commettere reati, con una minorenne, gli si cambia la vita? La Ruby, invece di languire nella volgarità di una vita disadattata a Letojanni, è andata a farsi il ballo delle debuttanti a Vienna e se il destino del Boccaccio è certamente un viaggio per poveri diavoli sfiancati dal narcisismo, tra l’una e l’altra strada per arrivare al sesso, resta potente una discriminante: un conto, per una donna avvenente, è trovarsi in ascensore con Berlusconi, un altro, fare il sali e scendi con Strauss-Kahn. Come è facile immaginare, Boccaccio, secondo canovaccio, si profonderà in galanterie. Magari, pur di averla tra le favorite, le darà pezzi di stato ma la stessa donna, al contrario, con De Sade passerà il suo brutto quarto d’ora. Giusto perché quello, i suoi dossier, quelli del Fmi, li sfoglia solo durante una sazia sodomia.

Nella modernità, la vita, per gli uomini che amano le donne, è diventata proprio dura. Anche per quelli, tra loro, che dopo aver cantato canzoni, spesso canzoni composte di proposito per allietare le signore, da seduttori passano per stupratori. Ma nel seduttore c’è sempre un fondo di pietas. Alla trionfante Patrizia D’Addario assisa tra le lenzuola, infatti, il seduttore, cosa dice? Dice: “Mi consenta, cara, dovrebbe toccarsi di più”. E se Strauss-Kahn si lancia in una fuga nel vuoto portandosi dentro il proprio demone, Berlusconi che alla fine sta con Lele Mora ed Emilio Fede, non con spettri scespiriani, ha la narrazione boccaccesca a margine a fargli da sfondo, compreso tutto quel suo affollarsi il letto. Per non mostrarsi rapace, ma capace. Di farne festa e seduzione. E se quello, il Silvio, si compra i brividi, l’altro, il DSK, lascia i lividi.

(di Pietrangelo Buttafuoco)

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