domenica 5 agosto 2012

I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della finanza


La crisi dei debiti sovrani unita a un sistema finanziario internazionale ampiamente deregolamentato è una miscela esplosiva per la serenità dei mercati finanziari, mai come in questo momento simili a delle giostre, con violenti e quotidiani saliscendi. Resta il fatto che questi incresciosi movimenti di capitali da un asset all'altro stanno facendo allo stesso tempo fiorire dei paradossi. Ecco, in questa selezione, una raccolta dei 10 più eclatanti.

1) L'euro crollerà? E allora perché il Bund sprizza salute?
In molti hanno profetizzato seri rischi per la moneta unica europea negli ultimi tempi. A luglio, per citarne uno, il presidente del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde ha indicato che l'euro ha tre mesi di vita, in assenza di riforme sostenziali (così si è espresso anche il finanziere ungherese George Soros). Allora, se l'euro è davvero così messo male pare un controsenso rifugiarsi sul Bund tedesco (che infatti è intorno ai minimi storici) considerando che la Germania sarebbe pienamente invischiata in un'eventuale debacle dell'euro: alcuni studi indicano che con la rivalutazione del marco che ne conseguirebbe l'economia tedesca andrebbe immediatamente in profonda recessione con Pil in caduta di oltre cinque punti percentuali.

2) Spread su, Borse giù ma l'euro tiene
Se l'Eurozona è in crisi come mai la valuta che ne rappresenta l'area, pur avendo perso da inizio anno circa il 7% nei confronti del dollaro, tiene tutto sommato in questa fase di turbolenza finanziaria? Va certamente meglio di Borse (Piazza Affari è a -17% da marzo) e spread (che dai minimi di aprile sotto quota 300 viaggia ormai stabilmente sopra 450 punti).

3) Davvero In 15 mesi è cambiata la storia dell'Italia?
Ad aprile 2011 lo spread tra BTp e Bund era era di poco superiore a quota 100. Oggi, come visto è sopra 450 con frequenti escursioni oltre quota 500. Eppure nel frattempo, tra manovre lacrime e sangue, il governo Monti ha sinora applicato un mix di austerity da 65 miliardi di euro. È possibile che in appena poco più di un anno, e nonostante l'approvazione di riforme strutturali, il quadro dell'Italia sia così peggiorato rispetto a 15 mesi fa

4) L'Irlanda (salvata) sottrae imprese alla concorrenza

Come spiegare anche la gestione del salvataggio dell'Irlanda? Al pari di Portogallo e Grecia l'Irlanda ha ricevuto gli aiuti da parte della cosiddetta troika (Ue-Bce-Fmi): ovvero prestiti a tassi agevolati per oltre 70 miliardi di euro. Ma l'Irlanda ha ricevuto un altro straordinario aiuto: quello di poter applicare un'aliquota fiscale del 12,5% alle imprese. Un vantaggio non da poco che spinge naturalmente molte aziende dell'Eurozona a spostare la sede a Dublino penalizzando in questo modo gli altri Stati dell'area euro che non possono permettersi queste aliquote da semi-paradiso fiscale. Che Unione è quella che consente a uno dei Paesi di sfavorire gli alleati attraverso l'applicazione di una fiscalità di favore a uno dei suoi membri?

5) La Bce è l'unica tra le big che non può stampare moneta
Le Banche centrali di Giappone, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti hanno in comune la facoltà di poter stampare moneta ponendosi difatti come prestatori di ultima istanza. La Banca centrale europea non può farlo. Questa mancanza di potere, che spesso agisce come formidabile deterrente contro attacchi speculativi, è considerata da molti economisti il primo problema da risolvere per risolvere una volta per tutte la crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona.

6) Euribor
Se è vero che l'Euribor è il tasso a cui una media di 43 banche, prevalentemente dell'area euro, si prestano denaro fra loro, non si capisce perché sia così basso in una fase, come quella attuale, caratterizzata da una crisi generalizzata del mercato interbancario e dalla scarsa fiducia tra i vari istituti che preferiscono rivolgersi direttamente presso lo sportello della Bce per chiedere soldi. Certo, sull'Euribor così come per il britannico Libor, incombono pesanti accuse di manipolazione. Resta il fatto che, al di là di quelli che saranno gli accertamenti della giustizia, un Euribor così basso (3 mesi allo 0,38% e un 1 mese allo 0,15%) non si è mai visto nella storia dell'euro.

7) Stati Uniti e Inghilterra hanno un deficit/Pil simile alla Grecia
Il rendimento dei Tresaury statunitensi e dei Gilt britannici è in linea con quello del Bund tedesco: ovvero i mercati attribuiscono a Inghilterra e Stati Uniti un alto livello di affidabilità. È paradossale però se si guarda al fortissimo indebitamento dei Paesi anglosassoni (comprendendo debito pubblico, di imprese e famiglie) e al deficit/Pil che viaggia intorno al 10%, lo stello livello della Grecia.

8) Le banche italiane valgono meno di McDonald's
Un altro paradosso di questa crisi finanziaria è che le banche italiane valgono in Borsa poco più di 50 miliardi di euro, un valore inferiore alla quotazione della sola McDonald's (74 miliardi) e di altre 84 aziende al mondo. La Apple, ad esempio, vale circa otto volte il sistema bancario italiano.

9) Indici di Borsa oscillano ormai come titoli derivati
Nelle ultime settimane gli indici di Borsa, in particolare quelli di Milano e Madrid, hanno subito violentissime oscillazioni al ribasso e al rialzo, con scostamenti anche superiori al 6%. Se in passato questi movimenti erano più rarefatti, adesso stanno diventando all'ordine del giorno. Avvicinando paradossalmente la volatilità di questi indici - e dei titoli a larga capitalizzazione che li compongono, molti dei quali nei portafogli di piccoli risparmiatori - a quella che si vede abitualmente nel mercato dei derivati (warrant, opzioni, ecc.).

10) Derivati ben oltre i livelli della crisi subprime
C'è chi ama ricordare che l'attuale crisi dei debiti sovrani è un'onda lunga della crisi dei derivati sui mutui subprime propagata nel mondo dagli Stati Uniti dall'estate del 2007. Da allora, secondo le indicazioni della Banca dei regolamenti internazionali, il mercato dei titoli derivati anziché diminuire, si è rafforzato. Tanto che oggi questi contratti valgono nove volte il Pil del pianeta. E questo, per dirla tutta, è il paradosso dei paradossi.

Nessun commento:

Posta un commento