martedì 30 ottobre 2012

Questa è una terra senza futuro. Neanche Grillo può riscattarla


"Sì, a Grillo consegniamo i galloni del fenomeno. Il suo movimento è il primo partito in Sicilia. Ma non basta. Hanno vinto i soliti. I peggiori. Adesso Crocetta potrà solo andare da Monti e chiedergli un commissario che lo affianchi per ge­stire i 20 miliardi di deficit della Regio­ne". 

Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e artista, si è appena dimesso dalla presi­denza del Teatro Stabile di Catania per impedire che il governo uscente facesse una nuova nomina clientelare.

Avevi previsto l’exploit di Grillo.

"Fin dall’inizio quando sentivo i miei amici che facevano alchimie dicevo: e Grillo? Lo prendevano sottogamba. In Si­cilia vige la mentalità della politica come ufficio di collocamento".

Eri incuriosito dal fenomeno? 

La cosa che mi faceva pensare era l’at­tesa di questo suo arrivo. Mi ricordava Scipione Cicala,l’altro genovese cantato da De André (in Sinan Capudan Pascià, ndr ) e narrato nel mio libro (Il lupo e la lu­na, Bompiani, ndr ), che toccava la Sici­lia. Ma attorno a me prevalevano cini­smo e scetticismo».

La nuotata aveva sedotto i siciliani?

"Grillo ha fatto la cosa più lontana dal­la politica. Il fatto è che lui assomiglia a questi siciliani".

In che senso?

"La Sicilia gli è servita per continuare a fare Grillo. Ma l’evento è lui stesso. È sta­to salutato e festeggiato come Berlusco­ni quando andava a Lampedusa. La Sici­lia è il luogo perfetto per tutte le bizzarie. Però la differenza tra lui e Berlusconi è che Berlusconi vinceva. Invece, alla fine Grillo ha fatto flop".

Flop?

"Purtroppo sì. M5S è il primo partito, ma il suo candidato è solo terzo. Se aves­se vinto Cancelleri, avremmo assistito a un inedito. Avrei voluto vederlo, quasi per una forma di nichilismo siciliano. In un posto senza futuro l’alieno avrebbe ri­mescolato il gioco. Qui i deputati prendo­no 17mila euro netti al mese, i grillini se ne tengono 2500. Sarebbe stato un bello spettacolo".

Essere il primo par­tito non conterà?

"La scommessa ve­ra era sulla presiden­za della Regione. Dob­biamo essere crudi: Crocetta è uno scelto dall’Udc e ha dalla sua parte tutti quelli che hanno sostenuto il presidente uscente (Raffaele Lombardo, ndr ). Che è sostanzial­mente restante".

Dunque, non cam­bierà nulla.

"Ho fatto un giro nei seggi: le schede elettorali che ho visto sono il poster del trasformismo. Micciché ha preso 40mila voti meno della sua lista. Nelle ultime notti di campagna elettorale sono arriva­ti i diktat sull’elezione del presidente".

Il fatto di essere fuori dai giochi è sta­ta la forza e la debolezza di Grillo?

"C’è un proverbio che spiega tutto: fe­cero pace i cani e i lupi. Povere pecore, sventurate capre! Una volta che hanno fatto l’accordo di ferro il Pd, gli uomini che appoggiavano l’ex presidente e ifur­bastri Fini e Casini, cosa vuoi che possa­no fare le povere pecore e le sventurate capre del M5S?".

L’antipolitica non attecchisce in Sici­lia, terra bizantina?

"Il grillismo è paragonabile alle stagio­ni del separatismo, del milazzismo e del­l’almirantismo: foruncoli nel faccione del potere. Che vengono presto riassorbi­ti ".

Che cosa doveva succedere per avvia­re un cambiamento?

"Qualcosa come a Parma. Qui i deputa­ti li comprano. Dalle ultime elezioni era uscita una maggioranza di centrodestra fortissima. Poi c’è stato il ribaltone".

La Sicilia è terra irredimibile come disse Sciascia di Palermo?

"La Sicilia è la fogna del potere. Rispet­to ai tempi di Sciascia è addirittura peg­giorata. Ci siamo messi alle spalle le stra­gi di via d’Amelio e la strage di Capaci. Ma la Sicilia non sta meglio. È aumentata l’emigrazione, i centri sono deserti, non ci sono più le imprese".

I festeggiamenti grillini sono fuor­vianti?

"I grillini sono ebbri, hanno trincato. L’alcol c’è,ma evapora presto. Voglio ve­dermelo l’ingresso a Sala d’Ercole".

Il cinismo ti ha contagiato.

"Questo risultato è una buona cosa. Ma il vero guaio è che ha vinto la Sicilia peggiore. Non fatevi illusioni solo per­ché M5S è il primo partito. Mi viene in mente l’episodio che nel ’47 ebbe per protagonista Pajetta. Quando chiamò Togliatti per dirgli che aveva conquista­to la prefettura di Milano quello gli rispo­se: “Bene, e adesso che ve ne fate?”".

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